Cna: ”Moda, un settore in
ginocchio su cui accendere i riflettori”

FERMANO - L'analisi dell'associazione di categoria è riassunta da Migliore, direttore dello sportello di Fermo e responsabile FederModa per le Cna di Macerata e di Fermo. "A livello nazionale stiamo conducendo tale iniziativa per attirare l’attenzione della politica su un segmento in difficoltà", il suo commento

 

“La pandemia di Covid 19 ha colpito l’economia marchigiana quando era già in corso un rallentamento dell’attività”.

A scriverlo, nel luglio 2020, era la Banca d’Italia nel suo focus annuale sull’economia regionale, ma guardando attentamente i dati, verrebbe da dire che il bersaglio grosso sia stato il distretto calzaturiero fermano e maceratese.

“A livello nazionale la Cna Federmoda sta conducendo la sua iniziativa per attirare l’attenzione della politica su un settore in ginocchio e per sostenere al meglio le imprese del settore – sottolinea Alessandro Migliore (foto), direttore della Cna territoriale di Fermo e responsabile Cna FederModa per Macerata e Fermo -. Le statistiche sono impietose per il nostro territorio. I numeri rappresentano aziende, capitali, risorse umane, capacità, esperienze, mercati che non ci sono più. Occorre intervenire subito per arginare conseguenze ancora più devastanti sul settore e sull’intero territorio fermano-maceratese. Una su tre altrimenti chiuderà definitivamente”.

Prosegue Migliore: “Occorre che ci siano ristori sulle perdite effettive di fatturato, che si estenda la cassa integrazione guadagni straordinaria Covid 19 a tutto il 2021, che si allunghino i tempi delle moratorie sui mutui, che si abbassi l’aliquota Iva al 10% sui prodotti del Made in Italy. Non possiamo più perdere tempo – è il grido preoccupato -. Le imprese del settore anticipano le stagioni con le loro collezioni e produzioni e pertanto hanno bisogno di sapere se e che strada avranno davanti. Ecco che si rendono necessari interventi anche di rilancio, oltre al sostegno. Per aiutare le imprese nell’accesso e la competizione sui mercati internazionali è necessario che lo strumento Finanziamenti per l’internazionalizzazione, gestito da Simest, sia dotato di nuove ed adeguate risorse sostenendo in particolare la possibilità di ottenere un contributo a fondo perduto del 50% sulle iniziative commerciali all’estero o comunque internazionali”.

“C’è inoltre necessità di un rilancio strutturale del Piano straordinario per la promozione del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti per favorire l’accesso a strumenti per la digitalizzazione di prodotti e collezioni o per l’introduzione di nuove figure digitali in azienda – ha illustrato ancora Migliore -. Il quadro di sostegno deve prevedere l’innalzamento dell’aliquota di agevolazione prevista dal credito d’imposta per gli investimenti in innovazione tecnologica, design e ideazione estetica ed occorre innalzare il massimale de minimis per l’anno 2021”.

L’appello di Migliore è rivolto anche alla Regione: “Dobbiamo riuscire a far attraversare alle imprese dieci mesi terribili: i prossimi. Tra speranze e mercati, ripresa e nuove stagioni, che ciascuno faccia la sua parte, i numeri non ammettono che qualcuno si tiri indietro, ma sollecitano a fare chiarezza e presto. Percorsi condivisi, altrimenti non chiuderà solo una serie di aziende ma un intero territorio”.

 

I dati riassunti nelle tabelle della Cna

I numeri di un costante impoverimento del settore moda. Concentrandosi sui codici Ateco del Manifatturiero, quindi nella classificazione delle attività economiche, sezione “C”, la Cna evidenzia in provincia di Fermo il quadro al 31 ottobre, con le ditte attive pari a 3.549, erano 3.600 al 1 gennaio 2020 (-1,41%); erano 4.137 al 31 ottobre 2010: in 10 anni il settore ha perso il -14,21% (in valore assoluto 588 imprese).

In provincia di Fermo, al 31 ottobre il manifatturiero “pesava” sull’intero dei comparti produttivi per il 19,5% (era il 20,1% dieci anni prima), l’agricoltura per il 18,1% (21,7% nel 2010), il commercio per il 22,5% (era il 22,8% nel 2010). Il totale degli addetti alla fine del terzo trimestre 2020 viene confrontato nella tabella che segue con identico valore nel periodo corrispondente di cinque anni fa (2015).

Dati rielaborati da Cna Fermo e tratti dalla banca dati “Open data” della Camera di Commercio delle Marche, che riverberano il rapporto sull’economia regionale predisposto dalla Banca d’Italia, nel suo focus sull’economie regionali. Dallo studio della Banca d’Italia si legge che nelle Marche il peso economico (in termini di addetti e valore aggiunto) dei comparti la cui attività è stata sospesa dal Governo, con il Dpcm del 22 marzo 2020, e i successivi provvedimenti normativi, per fronteggiare la pandemia di Covid 19 è assai più elevato della media nazionale. In base a elaborazioni dell’Istat, riferite alle imprese attive che operano nei settori dell’industria e dei servizi non finanziari, l’insieme dei settori sospesi occupava (dati relativi al 2017) il 53,3 per cento degli addetti alle unità locali della regione, contro il 43,8 in Italia.

L’incidenza dei settori la cui attività è stata sospesa è differenziata all’interno del territorio regionale e particolarmente elevata nei distretti industriali delle tradizionali specializzazioni marchigiane. Da un’analisi condotta sui sistemi locali del lavoro italiani, risulta che il Sll con la maggiore quota di addetti nei comparti sospesi (quasi l’80 per cento) è quello marchigiano di Montegranaro, uno dei distretti industriali con specializzazione calzaturiera. Dei dieci Sll con la maggiore incidenza, la metà è localizzata nelle Marche e ha caratterizzazione distrettuale: oltre a Montegranaro, vi sono quelli di Porto Sant’Elpidio e Montegiorgio, anch’essi dell’industria calzaturiera, di Recanati (strumenti musicali) e di Pergola (meccanica).

 


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