Allora si può fare! Si può fare una scuola che restituisca la fiducia in se stessi agli studenti, che sviluppi i talenti di ciascun alunno, che stimoli il desiderio di apprendere, una scuola che dia la possibilità di imparare insieme, che diventi “significativa”, in quanto capace di attenzione e di cura, trascurate, a volte, per lo spazio esclusivo assegnato ai saperi e alle conoscenze. Si può fare e, grazie all’incontro sinergico di risorse umane ed intellettuali che credono fortemente in una scuola in cui la centralità debba essere riservata allo studente, il sogno si è realizzato.
In questa scuola la Leonardo Da Vinci di Fermo, che fa proprio l’epiteto riservato ad Ulisse, il prossimo anno partiranno corsi flipped, un indirizzo matematico perchè “ la matematica si diverte”, si darà ampio spazio alla creatività dei ragazzi, si potenzieranno percorsi ad alta densità cognitiva, utili per la comprensione, lo sviluppo, il ripasso, il rinforzo e il recupero, ci si confronterà con nuove metodologie come il debate grazie anche alla collaborazione con prestigiose scuole come IIS Savoia Benincasa di Ancona e l’IC Solari di Loreto tutte appartenenti al movimento promosso da Indire: avanguardie educative.
Da più parti si afferma che la centralità della figura dell’insegnante debba essere sostituita da quella che deve avere la centralità nell’alunno. Una rivoluzione copernicana della scuola, che pochi però hanno il coraggio di compiere davvero, una sfida che la nuova dirigente, Maria Teresa Barisio e i suoi docenti, hanno invece accettato, semplicemente perché credono che il cambiamento della società imponga un nuovo modello educativo che dia spazio maggiore all’apprendimento condiviso. Delle innovazioni non si deve avere paura, e quando le circostanze lo richiedono vanno introdotte, ovviamente sapendo conoscere e praticare le regole di ciò che si vuole fare. Non si cambia per il semplice gusto di cambiare.
I modelli educativi, che sono cosa seria, variano in funzione della concezione che si ha dell’uomo, della società e delle loro relazioni e non per caso o per moda Nella scuola in cui l’alunno è artefice del proprio apprendimento, l’insegnante, da mediatore privilegiato del sapere, si trasforma in un facilitatore dell’apprendimento. Non è scritto da nessuna parte che l’apprendimento debba essere noioso; è scritto che ci si debba preoccupare di renderlo interessante e anche piacevole, se è possibile. E’ scritto soprattutto che debba essere solido e duraturo. Ma un processo costruttivo che voglia essere valido e fecondo implica che chi lo mette in pratica abbia a disposizione un progetto trasparente e puntuale nelle sue varie componenti e, alla Da Vinci si hanno chiari gli approcci didattici innovativi per fa sì che tutti gli alunni abbiano davvero pari opportunità, in base alle loro propensioni e caratteristiche di esseri umani. “Non uno di meno”, questa la visione di scuola che davvero accoglie ed interpreta, in maniera personalizzata, le esigenze di ciascun alunno. Ma per far crescere in autonomia e in libertà l’alunno, bisogna interpellarlo, aiutarlo a problematizzare, coinvolgerlo in attività di elaborazione di senso, dargli fiducia, non basta redigere un Piano su carta, bisogna guidarlo alla scoperta delle proprie potenzialità.
E’ in questo modello costruttivista di concepire il processo di insegnamento che si inserisce la Flipped classroom: Benvenuta, quindi, flipped! Ma che cos’è e come si svolge una flipped, e come spiegarla ai non addetti ai lavori? Essa è in sostanza un ribaltamento del tradizionale metodo scolastico: ciò che veniva fatto in classe e a casa viene capovolto. Questo sistema si basa sulle potenzialità dell’intelligenza collettiva-connettiva, pertanto si verifica uno scambio continuo: gli studenti possono attingere da un sapere globale ed il docente si pone nella posizione di accogliere ed elaborare nuove informazioni e collaborare alla costruzione di sapere. Nel modello flipped il primo momento consiste nell’apprendimento autonomo da parte di ogni studente, dove l’ausilio di strumenti multimediali risulta particolarmente efficace e produttivo, che avviene all’esterno delle aule scolastiche. Il secondo momento prevede che le ore di lezione in aula vengano utilizzate dall’insegnante per svolgere una didattica personalizzata, dove la collaborazione e la cooperazione degli studenti sono aspetti che assumono centralità. Conseguentemente, la flipped classroom produce un ribaltamento dei ruoli tra insegnanti e studenti, dove il controllo pedagogico del processo vira decisamente dall’insegnante agli studenti. In una flipped classroom la responsabilità del processo di insegnamento viene dunque trasferita agli studenti in modo significativamente maggiore rispetto alla tradizionale modalità. In particolare, gli allievi possono controllare l’accesso ai contenuti in modo diretto, avere a disposizione i tempi necessari per l’apprendimento e la valutazione.
Un’altra metodologia che i docenti della Leonardo Da Vinci intendono sviluppare in maniera sempre più sistematica è il «debate», metodologia che permette di acquisire competenze trasversali («life skill»), che favorisce il cooperative learning e la peer education non solo tra studenti, ma anche tra docenti e tra docenti e studenti. Il debate consiste in un confronto fra due squadre di studenti che sostengono e controbattono un’affermazione o un argomento dato dal docente, ponendosi in un campo (pro) o nell’altro (contro). Il tema individuato è tra quelli poco dibattuti nell’attività didattica tradizionale. Dal tema scelto prende il via il dibattito, una discussione formale, dettata da regole e tempi precisi, preparata con esercizi di documentazione ed elaborazione critica; il debate aiuta i giovani a cercare e selezionare le fonti con l’obiettivo di formarsi un’opinione, sviluppare competenze per parlare correttamente e fluidamente in pubblico, nonché di educare all’ascolto, ad autovalutarsi, a migliorare la propria consapevolezza culturale e l’autostima. Il debate allena la mente a non fossilizzarsi su personali opinioni, sviluppa il pensiero critico, arricchisce il bagaglio di competenze.
Dirigente e docenti ne sono convinti: “E’ d’obbligo pensare ad una scuola in cui l’entusiasmo di imparare, di conoscere, di saper fare, di capire che il futuro si costruisce insieme e noi, alla Da Vinci, stiamo realizzando questo sogno e con forza diciamo: si può fare!”
(Spazio Promoredazionale)
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