di Maria Vittoria Mori
Claudia Cappelletti ha 35 anni, è nata a Fermo e vissuta a Civitanova Marche. Dopo aver conseguito la laurea a Milano in Design della moda per lavorare nell’impresa di famiglia, lascia l’Italia e vive la sua vita, da circa un decennio, in giro per il mondo. Una sola costante a tenerle compagnia: la musica. Oggi scrive i suoi brani ed è acclamata in Colombia, dove si trova attualmente, bloccata dalla pandemia. Il suo ultimo brano, nato proprio durante la pandemia, sta spopolando e si intitola Closer, when we are distant (Più vicini quando siamo lontani). È la speranza del ritorno alle origini, alla marchigianità e alla sua famiglia, espressione di quella imprenditorialità calzaturiera fiore all’occhiello del nostro territorio. Un settore che Claudia avrebbe “dovuto” seguire, se si fosse fermata a quella concretezza tutta marchigiana ma lei ha seguito il cuore, la passione, il suo grande amore: la musica. E ora, da oltre Oceano, rilascia questa intervista a Cronache Fermane e Radio Fermo Uno che da giorni sta trasmettendo la sua ultima canzone.
Claudia, come hai scoperto la tua vera passione?
La passione per la musica ce l’ho da sempre. Me l’hanno trasmessa i miei genitori, sia mia madre che mio padre. Sin da piccola ho sempre portato avanti dei piccoli progetti musicali, studiando e anche suonando con diverse band.
È bellissimo che tu sia riuscita ad accomunare la passione ed il lavoro nel mondo della musica. Come ci sei riuscita?
È stata durissima. Dopo le scuole superiori ho intrapreso un percorso ben distante da questo mondo. Ma la mia testa era sempre proiettata nel campo musicale. Sappiamo bene, purtroppo, che in Italia è difficile pensare alla musica come professione, quindi ho comunque terminato il percorso universitario che avevo iniziato e mi sono laureata in design della moda. Quando si è trattato di entrare nel mondo del lavoro ho avuto una forte crisi. Mi sono resa conto che non era il mio settore, non vedevo il mio futuro in quel campo. Quella crisi mi ha aiutata a capire cosa volessi davvero! Per uscirne ho pensato a cosa nella mia vita non mi avesse mai lasciata: la musica.
Quando hai capito cosa volessi davvero, come hai affrontato la nuova prospettiva?
Una volta raccolte le idee, ho preso coraggio e sono tornata, da Milano, verso quella che ancora oggi è casa mia: le Marche. Ancora giovanissima, ero spaventata da quello che avrebbero potuto dire i miei genitori. Ma soprattutto ero spaventata dall’incertezza del mio futuro. Ciò che mi ha dato la giusta forza è stata la convinzione di aver finalmente trovato la mia strada. I miei genitori mi hanno supportata sempre! Mi sono iscritta al CPM Music Institute, la scuola di musica fondata a Milano da Franco Mussida, entrando direttamente al secondo anno date le mie esperienze musicali precedenti. Mi sono diplomata in un paio di anni e da lì ho iniziato i primi lavori.
Grazie alla musica hai viaggiato molto, di cosa ti sei occupata inizialmente?
Appena diplomata al Centro Professione Musica, ho iniziato a lavorare come cantante negli alberghi di lusso. Era un bellissimo lavoro: cercavano intrattenimento musicale per le serate e io potevo visitare posti bellissimi. Era un tipo di lavoro che mi consentiva di viaggiare tantissimo! E così sono arrivata a Zanzibar. Quella è stata l’ultima esperienza negli alberghi. Ero entusiasta perché, insieme alla musica, il viaggio è sempre stato un altro di quei sogni che hanno segnato la mia storia. Ma non nego che la vita negli alberghi di lusso fosse tanto bella quanto solitaria.
E poi l’America?
Quella vita mi aveva stancata e allora ho preso un’altra decisione drastica! Nel 2013 ho deciso di provare qualcosa in più. Destinazione Stati Uniti. Ho girato tantissimo negli USA, costruendomi un bagaglio di esperienze che sono state fondamentali e che porterò con me sempre. Però lì la vita è cara, c’erano diversi problemi e allora ho guardato altrove…
Cosa ti ha portata fino a Medellin, in Colombia?
Volevo imparare altre lingue una volta potenziato l’inglese. Ho pensato di poter imparare lo spagnolo. Ho iniziato a vedere film in lingua e poi mi sono detta che sarebbe stato meglio fare un’esperienza in un posto in cui avrei imparato più velocemente. Ho fatto un’esperienza di un mese di volontariato qui a Medellin, in Colombia.
E poi sei rimasta lì?
Sì, ho affittato un appartamento e da lì è nato tutto. Ho iniziato a cantare nei bar, facevo musica dal vivo. Poi, pian piano, si è riaperto il mondo della musica. Ho conosciuto musicisti di alto livello che mi hanno apprezzata molto. Qui io ero la novità, una nuova scoperta. Mi hanno presentato a persone importanti. Questo meccanismo mi ha fatto capire quanto il mondo della musica sia ristretto e se arrivi in alto, se conosci persone che imparano a valorizzarti, puoi fare il tuo lavoro al meglio!
Hai iniziato a percepire un cambiamento nel tuo lavoro di cantante?
Decisamente. Ho iniziato a lavorare tantissimo in modo indipendente. Ho tenuto concerti anche in un bar di Medellin molto famoso, dove poi mi hanno invitato a cantare con la band ogni fine settimana.
Cosa è cambiato con la pandemia?
Fino alla pandemia è andato tutto bene, continuavo a cantare in bellissimi locali. Poi ci hanno messo in quarantena a marzo scorso. In realtà, dal disagio ne è scaturita un’opportunità: nonostante il periodo, sono stata chiamata da un produttore importante, vincitore di un grammy, e abbiamo scritto e registrato una canzone insieme ad altre tre ragazze di nazionalità diversa. Il brano è sotto un nome di un produttore famoso qui a Medellin. La quarantena mi ha donato il tempo per scrivere altri pezzi.
L’ultimo si intitola ‘Closer, when we are distant’, tradotto: ‘Più vicini, quando siamo lontani’. Come nasce?
L’ho scritto per i miei genitori proprio durante il periodo della pandemia. E’ il mio ultimissimo pezzo ed è stato un processo molto fluido, naturale: li ho sentiti vicini nonostante la distanza. È proprio questo il titolo del brano. È stato prodotto con musicisti davvero in gamba e qui in Colombia la canzone sta facendo il suo piccolo boom. Gira molto nelle televisioni e ho feedback positivi. Mi hanno chiamata per delle interviste e sta piacendo molto. È una bella soddisfazione per me.
Cosa ti porti dietro della tua marchigianità?
Sicuramente le radici! Ma non solo. E’ come avere un biglietto da visita. Essere un’europea, un’italiana, in una città come Medellin mi ha aperto diverse strade. Questa città, per quanto descritta come molto violenta, è in realtà un posto in cui si vive bene. Mi ha dato molte possibilità e continua a darmele.
Ti piacerebbe tornare nelle Marche?
Ho sempre sostenuto che sarei andata dove la musica mi avrebbe portata, ma non nascondo che mi piacerebbe tornare in Italia! Le mie radici sono nelle Marche. Accomunare le passioni della musica e del viaggio è stato un sogno, ma ora sto iniziando a sentire il bisogno di fermarmi e di ritornare alle origini, alla famiglia. Sento il bisogno molto più di prima. Spero che ci sia la possibilità di fare musica anche lì e che la mia terra, l’Italia, sappia valorizzare e far crescere i suoi figli che vivono di passioni.
ASCOLTA L’INTERVISTA DI CLAUDIA CAPPELLETTI A RADIO FM1:
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