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Disturbi alimentari, sos delle famiglie:
“Casi in crescita, legge regionale
inattuata ma Fermo è un’eccellenza”

FERMO - La Fada, associazione specializzata, denuncia la carenza di personale nei centri specializzati: "I nostri figli, malati senza pigiama"

Aumentano i disturbi alimentari in tutta Italia, nell’ordine del 30%, cala l’età media. Le Marche confermano la tendenza. Manca il personale, i tempi di attesa per la presa in carico sono ancora troppo lunghi, soprattutto in alcune zone delle Marche. Questo il grido d’allarme lanciato questa mattina dalla Fada, associazione specializzata nei disturbi alimentari che conta 60 membri e oltre 100 iscritti ai gruppi di mutuo aiuto.

La presidente, Carla Coccia, evidenzia come la prima difficoltà sia saper riconoscere la malattia, poi occorre trovare il corretto percorso terapeutico. “Abbiamo avuto un’impennata di casi in tempo di pandemia ed anche l’età preadolescenziale è fortemente interessata. Le famiglie si trovano spesso spiazzate di fronte a figli di 12 o 13 anni con questi disturbi. Solo nell’ultimo mese ci hanno contattato 6 famiglie, perse tra pediatri e medici di base e sempre più angosciate. Li abbiamo accompagnati, ma liste di attesa di 5-6 mesi per accedere ai centri non sono accettabili”.
Lunedì 15 marzo si celebra la decima Giornata nazionale del fiocchetto lilla, a cui partecipano, nel Fermano, anche i comuni di Fermo, Porto Sant’Elpidio e Porto San Giorgio. Diciotto i monumenti di altrettante città delle Marche che si illumineranno di lilla per l’occasione.

Il vicepresidente di Fada, Alessandro Luciani, chiede la corretta attuazione della legge regionale 40 dello scorso anno, che disciplina la presa in carico di casi di DCA. “Purtroppo quella legge non trova ancora attuazione. L’emergenza Covid è assorbente ma questa non è una giustificazione, Occorre dotare di personale le strutture esistenti per garantire un approccio multidisciplinare. Fermo è un’eccellenza, ma in altre zone delle Marche la situazione è drammatica”.

Tocca alle testimonianze di due madri. La signora Paola ripercorre i difficili mesi vissuti. “I DCA sono difficili da affrontare. Io e mio marito siamo rimasti coesi ma sono cose che distruggono gli equilibri familiari, i medici di base non sanno a chi indirizzarti, abbiamo fatto viaggi della speranza per trovare un centro qualificato”. Rita, un’altra madre, usa una metafora significativa: “I nostri figli sono malati senza pigiama, non c’è un vero reparto dedicato. Sono stanza di sentirmi dire ‘capisco, immagino’. Questi disturbi portano disagi profondi alle spalle che solo una equipe qualificata sa far emergere. La struttura di Fermo dovrebbe fare scuola”.


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