La lettera contestata inviata agli studenti da Marco Ugo Filisetti (clicca sull’immagine per leggerla integralmente)
«Esterrefatte e profondamente sconcertate per l’ennesimo messaggio che il direttore generale dell’Ufficio scolastico Regionale ha inviato alle studentesse e agli studenti marchigiani in occasione del 25 Aprile, Giornata della Liberazione».
Marco Ugo Filisetti
La Cgil mette nuovamente nel mirino Marco Ugo Filisetti, già finito nell’occhio del ciclone l’anno scorso per la lettera inviata a ragazzi e ragazze per commemorare il 4 Novembre, che a molti era parsa come una vera e propria chiamata alle armi. Questa volta a scatenare la polemica sono state le parole utilizzate per la Festa della liberazione. «Banale e stucchevole nella sua foga nostalgica e revisionista – continua Cgil – ormai a ogni anniversario sembra non voler perdere occasione per scrivere a studenti e studentesse vestendo i panni di un tribuno, ruolo che non gli compete affatto: il ministro intervenga subito. E nel propugnare la sua retorica antistorica, continua a mistificare la storia e tradendo proprio lo spirito della Costituzione. A tale proposito, vogliamo ricordare al direttore che quella repubblicana non è la “nuova” Costituzione ma “la” Costituzione, nata dalla Resistenza e dall’antifascismo. Quel 25 aprile del 1945, con la sollevazione delle ultime città del nord Italia, mise fine al periodo più buio del nostro Paese. Un’Italia in ginocchio usciva cosi dalla tragedia e dalle devastazioni della guerra in cui fu trascinata, al fianco del nazismo, dalla follia del fascismo. Un regime che calpestò le coscienze e le istituzioni e che lasciò una ferita profonda. Un ventennio in cui furono cancellati diritti e libertà, dalle libertà di espressione politica, sindacale, di stampa, di associazione; con la repressione violenta degli oppositori politici; con le vergognose leggi razziali, con le deportazioni; con la guerra». Il sindacato chiude con un consiglio «spassionato» a Filisetti: «Forse sarebbe il caso che nel suo ruolo educativo consigliasse agli studenti marchigiani di studiare uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Italo Calvino, che nel suo primo romanzo, “Il Sentiero dei nidi di ragno”, scrisse: “dietro il milite delle brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, chè di queste non ce ne sono”. Buon 25 Aprile a tutte e tutti. Buona Festa della Liberazione».
Maurizio Mangialardi
Le parole di Filisetti hanno suscitato la reazione anche di Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del Pd: «Lunghe righe grondanti di retorica e banalità volte esclusivamente ad avvalorare la tesi dell’equiparazione tra chi lottò per ridare agli italiani pace, libertà e democrazia, e chi, per impedirlo, si adoperò fino al punto di schierarsi al fianco dell’invasore nazista e rendersi complici di stragi di civili. Se Filisetti pensa di assuefare le Marche alle sue continue provocazioni nostalgiche e revisioniste, si sbaglia di grosso. Se il suo vocabolario è privo delle parole chiave che danno sostanza a concetti come libertà e democrazia, possiamo facilmente colmare le sue lacune. Quelle parole sono: Resistenza, partigiani, lotta di liberazione. Quante lettere potrà scrivere, per quante mistificazioni potrà apportare alla storia del nostro Paese, non riuscirà mai cancellare il fatto che quella Costituzione, a cui fa timidamente cenno nella sua lettera, è frutto del sacrificio di chi, dopo aver subito ogni sorta di violenza e sopruso per venti lunghi anni, decise per amor patrio e senso di giustizia, di riscattare l’onore dell’Italia dalla vergogna del fascismo». Mangialardi conclude dicendo che «finché resterà in vigore la nostra Costituzione, l’impegno a costruire l’Italia del futuro sarà sempre fondato sull’antifascismo e non sul “comunque la si pensi”».
Francesco Verducci
Il senatore dem Francesco Verducci chiede le dimissioni di Filisetti. «Il messaggio – dice – è una provocazione e uno sfregio inaccettabile. Un tentativo grottesco di equiparare torti e ragioni, di mettere asetticamente sullo stesso piano partigiani e nazi-fascisti. Chiediamo al ministro Patrizio Bianchi di intervenire per revocare l’incarico a Filisetti. Depositeremo su questo una interrogazione parlamentare urgente, come già nello scorso autunno quando in occasione del 4 novembre Filisetti si rese protagonista di una provocazione altrettanto grave. Chi ostentatamente omette di ricordare le atrocità del nazi- fascismo è incompatibile con il ruolo di guida e rappresentanza del sistema scolastico. È intollerabile questo sfregio ai valori della nostra democrazia e della nostra Costituzione nata dalla Resistenza. La scuola ha il dovere di contrastare luoghi comuni che sono l’anticamera della discriminazione e del bullismo e di educare alla pace e alla solidarietà, di costruire cittadini consapevoli di un passato che è stato e che non può essere cancellato con artifici di retorica nazionalista”.
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