“Sulla Fim è evidente l’incapacità dimostrata dai sindaci succedutisi a Porto Sant’Elpidio”. E’ il giudizio tranchant di Angela Serafini, sulla storia infinita dell’ex fabbrica di concimi, oggi vicina alla demolizione della Cattedrale dopo il recente pronunciamento del Tar Marche. Secondo la Serafini, in prima linea negli anni per il recupero dell’ex cineteatro Gigli, ma impegnata all’epoca, da membro del direttivo di Legambiente, anche sulla vicenda Fim, sarebbero servite strategie completamente diverse.
“Gli amministratori che si sono succeduti non hanno saputo vedere e capire la potenzialità culturale ed economica di un bene come la fabbrica dei concimi chimici, unico nelle Marche. A Bagnoli (NA) e a Cerea (VR) ci sono due realtà esemplari di recupero architettonico industriale adeguato alle odierne necessità. A Bagnoli, è nata “La città della scienza” frequentata da studenti e studiosi del settore. A Cerea accolgono anche mostre di ogni genere. I loro amministratori si dissero soddisfatti: la città era rinata a livello storico-culturale-architettonico ed economico. I nostri amministratori hanno invece miraggi salvifici di privati imprenditori che vedono l’affare”.
Secondo la Serafini, la cattedrale vincolata non è un ostacolo per la bonifica. Ricorda le diatribe degli anni passati. E ha perplessità sui potenziali rischi: “Ci hanno detto che nella fabbrica ci sono stati crolli spontanei (neppure i terremoti l’hanno danneggiata); c’è un inquinamento molto pericoloso; la cattedrale non si può disinquinare, perciò deve essere demolita! Franchellucci e i suoi predecessori come vedono e hanno visto il vincolo? E’ considerato forse un ostacolo? Non un valore? A mio avviso hanno ingigantito una pericolosità che, se veritiera, avrebbe provocato grandissimi guai. Come mai ai locali ed ai turisti si permette la balneazione nel mare antistante? Come mai sono state autorizzate costruzioni abitative, chalet, ampi spazi per camper, e si stanno realizzando due palazzi a nord della fabbrica? Come tutelano la nostra salute? Hanno giocato a impaurirci per convincerci che è necessario demolire tutto. Sicuramente, dopo la demolizione, il grosso inquinamento non sarà più un serio problema, ci sarà solo un sommario risanamento! Chi controllerà?”
Il timore dell’insegnante è che tocchi “solo a noi cittadini tener d’occhio il procedere dei lavori. Si continua a cancellare la nostra storia, le nostre radici, il nostro passato… e non sappiamo più da dove veniamo né chi siamo. Un popolo che non ha radici, non può costruire il suo futuro”.
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