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Rocca Montevarmine e Casale della Cervelletta, strade parallele ma con destini diversi: da una parte l’abbandono dall’altra la riqualificazione

ITALIA NOSTRA - Per Rocca Monte Varmine la 'fortuna', se così si vuole chiamarla, ha un diverso aspetto: manca completamente dell’interesse necessario da parte delle istituzioni, nonostante i continui appelli, gli incontri, i convegni e i comunicati stampa prodotti negli anni dai cittadini di Carassai e di Fermo e da numerose Associazioni

 

“C’è della sconcertante analogia tra il Casale della Cervelletta, Riserva naturale Valle dell’Aniene a Tor Cervara, nell’Agro Romano e Rocca Monte Varmine, proprietà del comune di Fermo ma nel territorio di Carassai. Analogia in tutti i sensi, se si fa eccezione per l’epoca a cui risalgono: XVI secolo il Casale, IX secolo la Rocca”. Così Italia Nostra Fermo torna a denunciare la situazione di abbandono della splendida rocca fermana evidenziando come nel Lazio, la politica e le istituzioni siano invece riuscite a trovare una soluzione per un’annosa vicenda del tutto simile a quella che riguarda il nostro territorio.

“Tra il XIX ed il XX secolo, il Casale veniva considerato un importante centro di produzione agraria fino agli anni settanta del ’900 quando subisce un lento declino, insieme alla relativa tenuta – spiega Italia Nostra  Fermo –  Nel 1980 iniziarono le lotte sia per la sua salvaguardia, sia per scongiurare la commercializzazione delle aree e dei casali storici. Ai primi anni del 2000 il Casale e la tenuta sono acquistati dal comune di Roma. Nel 2014 viene affidato in custodia temporanea ad un’associazione di promozione sociale. L’affidamento viene revocato alla fine dell’anno 2015 determinandone la sua rovina. Chi conosce la storia e le vicissitudini di Rocca Monte Varmine vede certamente in tutto questo due cammini paralleli e del tutto simili. La “fortuna”, però, arride al Casale della Cervelletta, sotto forma di progetto di tutela fortemente voluto da quanti sono venuti a conoscenza del suo vissuto. Questo ad avvalorare ancora una volta di più la tesi che essere a contatto con i “centri di potere” gioca sicuramente a favore. E’ notizia di queste ultime ore che la Regione Lazio è pronta a prendere in gestione il Casale, mentre ovviamente esultano la Sovrintendenza ed il Ministro Franceschini. La consigliera pentastellata Eleonora Guadagno, alla presidenza della Commissione Cultura, assicura che il progetto che sta andando avanti è però un altro: la sua gestione verrà affidata tramite un bando europeo. Comunque sia, la salvaguardia del Casale è assicurata”.

Italia Nostra aggiunge: “A porre in risalto la situazione del Casale hanno provveduto due figure storiche per la sua difesa che hanno lanciato un appello ripreso, per loro fortuna, da Propaganda Live, su La7. L’appello è stato ascoltato dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che si è detto subito disponibile a fare la sua parte prendendo in gestione il casale, restaurandolo per ridargli nuova vita per il bene della comunità, ottenendo l’approvazione del Ministro Franceschini che asseriva, inoltre, come il dipartimento Patrimonio di Roma Capitale già dal 2019 era intervenuto per sanare il grave stato di abbandono e pericolo, mentre la Soprintendenza apprezza l’importante notizia della collaborazione tra Ministero, Regione, enti locali ed associazioni e si dice disponibile a fare la sua parte. In tutto questo giocano a favore non solo l’interesse di politici e di una emittente televisiva di rilievo, ma anche del Ministro della Cultura Dario Franceschini sollecitato dall’azione di comuni, cittadini e associazioni. Per Rocca Monte Varmine la ‘fortuna’, se così si vuole chiamarla, ha un diverso aspetto: manca completamente dell’interesse necessario da parte delle istituzioni, nonostante i continui appelli, gli incontri, i convegni e i comunicati stampa prodotti negli anni dai cittadini di Carassai e di Fermo e da numerose Associazioni. Forse un bene di tale valore non suscita emozioni, è perfettamente superfluo e trascurabile, può tranquillamente collassare. E chissà, sulle rovine che ancora saranno visibili, in futuro qualcuno si chiederà perché oggi siamo stati così insensibili, rimanendo fermi ed impassibili davanti al disfacimento di un bene storico, architettonico e ambientale di incommensurabile valore”.


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