Il turismo alberghiero incrocia le dita, Vecchi (Ataf): “Poche prenotazioni per paura dei blocchi”

TURISMO - Poche prenotazioni e tante richieste di informazioni. Il turismo alberghiero della provincia incrocia le dita e spera di eguagliare almeno la stagione passata. "Ma per vedere il settore tornare a muoversi dobbiamo aspettare ancora due settimane" dice Vecchi dell'Ataf.

di Sandro Renzi

Prudenza. E allora fioccano le richieste di informazioni ma non anche le prenotazioni. Il turismo alberghiero nella provincia è ancora fermo al palo. Squillano i telefoni degli operatori, si sonda la disponibilità della struttura, si chiede un preventivo, ci si confronta sui protocolli anticontagio ma alla fine tutto tace. E così sarà, secondo Gianluca Vecchi, presidente dell’Ataf, ancora per un paio di settimane. “Poi -dice- speriamo che i turisti facciano anche il passo successivo, ovvero prenotare. Per ora andiamo molto a rilento su questo fronte, c’è chi ha paura del virus, chi dei blocchi che potrebbero essere decretati nel caso il contagio torni a risalire, chi attende semplicemente che la situazione in fase di miglioramento si stabilizzi”. Insomma è ancora l’incertezza a condizionare le scelte dei turisti.

Vero è che località storicamente blasonate del Paese se non sono ancora sold out poco ci manca. “Le nostre -prosegue ancora Vecchi- fanno i conti con problemi che esulano dal Covid ed aggravati dalla pandemia. Mi riferisco ad esempio alle politiche turistiche  ed alle parole spese in questi anni a cui non hanno fatto seguito atti concreti per promuovere e sostenere il settore. Il primo scoglio penso sia la divisione del territorio e la difficoltà di portare avanti progetti in comune”.

L’analisi di Vecchi prende anche in esame la necessità di “investire e qualificare il concetto di differenziazione del turismo e predisporre politiche finalizzate a destagionalizzarlo. Noi ci siamo ed abbiamo voglia di lavorare”. Intanto si fanno i conti con l’attuale situazione. “Notiamo che c’è voglia di andare in vacanza ma per ora non abbiamo neanche ricevuto prenotazioni da parte dei gruppi, compresi quelli composti dagli anziani”. La speranza è allora appesa ad un filo e ovviamente all’andamento dei contagi. “Non resta che incrociare le dita e se tutto andrà bene riusciremo a fare una stagione come lo scorso anno concentrata in un mese e mezzo di lavoro”. Che non basterà per compensare i cali di fatturato dell’ultimo anno.

 

 


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