di Leonardo Nevischi
Terminata la stagione estiva caratterizzata dalla florida ripartenza post pandemica, i gestori degli stabilimenti in riva all’Adriatico tornano a sonni poco tranquilli. Come ogni anno, infatti, è tanta la preoccupazione tra i balneari di Porto Sant’Elpidio che vedono il mare avanzare verso l’entroterra e portarsi via la poca spiaggia rimasta.
A tal proposito, nella cittadina rivierasca è partito l’iter per posizionare i sacchi di sabbia in polipropilene a difesa del litorale sud, quello storicamente più colpito dall’erosione invernale causata dal maltempo. Tuttavia non tutti i gestori degli chalet elpidiensi sono conformi sull’utilizzo di questo tipo di barriere protettive, memori di quanto accaduto negli anni precedenti quando nemmeno l’istallazione dei sacchi di ghiaia aveva arrestato l’avanzata delle forti mareggiate.
“Io non ho richiesto i sacchi al Comune – confessa Stefano Alessandrini, titolare della Trattoria Trentasette -. Per l’arrivo dell’invernata ci siamo organizzati con le solite barriere, affidandoci alle radenti e a Dio, perché non sappiamo se reggeranno ma non ci resta che sperare che il mare non sia troppo arrabbiato. Sulla carta questo dovrebbe essere l’ultimo inverno difficile per noi, ma fin tanto che non lo vedrò con i miei occhi non ci crederò – sottolinea Alessandrini facendo riferimento alle scogliere emerse che andranno posizionate nell’area che va dall’Orfeo Serafini alla foce del fiume Tenna per le quali la conferenza dei servizi del 5 ottobre scorso ha dato il via libera all’iter che condurrà all’appalto dei lavori -. Spero che sia come ci dicono, ma ormai siamo abituati e rassegnati nel dover puntualmente affrontare i danni causati dalle mareggiate senza effettive soluzioni”.
Nessuna istallazione di sacchi a difesa del litorale anche per Giampaolo Montevidoni, titolare insieme al padre Elpidio dello chalet Sudomagodo: “Abbiamo voluto lasciare la disponibilità dei sacchi di sabbia alle strutture un po’ più soggette all’erosione causata dalle mareggiate – spiega -. Noi provvederemo a piazzare il classico cordolo di breccia, che ci ha concesso il demanio, così da tentare di arrestare l’onda lunga. Devo ammettere che rispetto agli anni passati, quando era la più colpita, nella mia zona (davanti l’ex Fim, ndr) si è ricreato un bell’arenile, complici i lavori di ripristino e manutenzione che hanno fatto nel 2016/17. Speriamo quantomeno nel discorso relativo alle scogliere emerse, che rappresentano l’unica soluzione per risolvere il problema di tutto il lungomare sud” – chiosa Montevidoni.
Molto più duro Enrico Vallesi, proprietario dello chalet Zio Pesce con una società insieme ad investitori tedeschi: “Che cosa sta facendo il comune di Porto Sant’Elpidio? – si interroga – Se investi dei soldi qualcuno ti ascolta, altrimenti tutti gli anni si ripete la stessa storia. Qui si parla molto ma nei fatti non si fa nulla. Non ne faccio una questione di politica, ma, a prescindere dal partito, tutti promettono e nessuno agisce. È questa la realtà dei fatti. Lo scorso anno sono riuscito a tamponare l’erosione costiera perché il comune ha istallato le scogliere radenti, sebbene mi abbiano tolto una fila di ombrelloni – seguita Vallesi -. A questo vi ho aggiunto una spesa personale di 20 mila euro per posizionare dei massi, ma a nulla è servito. Infatti, lo scorso 8 dicembre sono arrivate onde dirette alte 4 metri che potenziate dalla spinta del vento di scirocco hanno attaccato violentemente lo stabilimento e il basamento è franato sotto i miei piedi, tanto che sono caduto mentre cercavo di sistemare l’impossibile. Io e il mio socio eravamo lì, soli contro il mare in tempesta e gli stivali pieni d’acqua. Abbiamo cercato di portare in salvo le tavole di legno che avevamo messo nuove l’estate prima, ma ho davvero rischiato di annegare”.
“Porto Sant’Elpidio è abbandonata a sé stessa – seguita nell’affondo Vallesi -. Porto San Giorgio si è chiusa in tempi non sospetti, così come Civitanova Marche mentre Porto Sant’Elpidio è rimasta a guardare. Ora il mare in qualche modo deve sfogarsi e noi rappresentiamo la terra di mezzo ideale. Porto Sant’Elpidio potrebbe essere un gioiello di città, ma non c’è l’intenzione di farla sviluppare. Senza le scogliere emerse noi balneari non possiamo mai permetterci dei veri investimenti per la paura che tutto venga vanificato da una mareggiata improvvisa, invece se vi fossero le scogliere si potrebbe pensare ad uno sviluppo commerciale che comprenda un ampliamento della costa ed una rinascita anche della movida serale sul lungomare. Tuttavia quelli che sono seduti in consiglio comunale questo non lo capiscono. Siamo già in estremo ritardo e ammesso che queste benedette scogliere arriveranno, ci vorranno comunque degli anni prima che venga completato il consolidamento del progetto – conclude il titolare di Zio Pesce -. L’unica speranza anche quest’anno è che il buon Dio vegli su di noi e ce la mandi buona”.
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