S apere
P rofessionalità,
A vanguardia,
C ollaborazione,
C onsapevolezza
A pprendimento.
Ecco perché la Leonardo SPACCA! Dal rapporto della Fondazione Agnelli ai risultati dell’INVALSI
Già dall’anno scorso alla scuola Leonardo Da Vinci Ungaretti, guidata dalla dirigente Maria Teresa Barisio, sono partiti due corsi digitali, in cui si applica la Flipped Classroom. Tale modello consiste nell’invertire i tradizionali momenti didattici, consentendo allo studente di seguire le spiegazioni a casa e di svolgere le esercitazioni a scuola, per favorire l’apprendimento attivo dello studente, sfruttando numerosi strumenti multimediali a supporto dell’insegnamento. È importante effettuare questa inversione dei momenti fondamentali dell’apprendimento per due motivi: uno di carattere sociale, l’altro di natura pedagogica-didattica. Bisogna infatti notare che la società attuale è profondamente cambiata rispetto alla società in cui si è sviluppato inizialmente il tradizionale modello di insegnamento, e deve risultare pertanto comprensibile la necessità di rivisitare tale modello. In particolar modo, la diffusione di Internet ha modificato radicalmente la distribuzione e l’acquisizione del sapere; perciò, in ambito scolastico, non è più caratteristica unica del docente quella di essere la fonte dell’informazione. C’è, tuttavia, una competenza non immediatamente evidente dall’esterno, specifica e unica dell’insegnante, che non può essere sostituita da nessuna tecnologia moderna: l’insegnante è soprattutto una guida. Ed è proprio di una guida che gli studenti hanno maggiormente bisogno al giorno d’oggi: un facilitatore nel difficile processo di apprendimento. La seconda motivazione dell’importanza di questa inversione deriva proprio dal fatto che gli studenti necessitano di un facilitatore nel momento in cui si trovano a dover consolidare le conoscenze producendo contenuto, ad esempio svolgendo esercitazioni o preparando elaborati, e non più durante la spiegazione frontale, quando avviene la loro acquisizione. Grazie al metodo Flipped Classroom, infatti, è possibile riorganizzare completamente i tempi didattici ed accrescere l’efficacia, garantendo la libertà di espressione delle potenzialità individuali e collettive personalizzando la didattica. Nei due momenti previsti dal metodo Flipped Classroom sia l’insegnante che lo studente interpretano nuovi e differenti ruoli rispetto a quelli attuali. Nel primo momento, l’insegnante deve predisporre il materiale multimediale, sia auto prodotto che non, che tratti esaustivamente il contenuto delle lezioni; mentre lo studente è tenuto a studiare tali materiali a casa, individualmente. Perciò l’insegnante non ha più necessariamente il ruolo di dispensatore delle conoscenze, piuttosto deve saper dirigere gli allievi sulla corretta strada che li porta alla conquista di tali conoscenze. Lo studente, d’altro canto, non è più l’uditore passivo di una lezione frontale, ma diventa il responsabile del proprio apprendimento. Durante il secondo momento, che comprende le ore svolte a scuola, l’insegnante propone e segue attività di discussione, esercitazione, approfondimento e consolidamento degli argomenti trattati. Per lo studente, le ore in classe diventano così opportunità di chiarimenti più consapevoli, elaborazione dei concetti ed esercitazioni mirate ed assistite che vanno a potenziare, consolidare e recuperare.
È bene però precisare che il modello Flipped Classroom non è standard: non c’è un unico modo di capovolgere la propria classe, tant’è che i numerosi insegnanti in Italia e nel mondo, che adottano tale pratica, lo fanno in modi differenti. Le basi teoriche del modello Flipped Classroom si possono ritrovare nelle dottrine dell’attivismo pedagogico di John Dewey e del principio di libertà dell’allievo di Maria Montessori, oltre che nella moderna pedagogia che predilige l’aspetto costruttivista e laboratoriale dell’apprendimento. Questi due grandi nomi della pedagogia e dello studio dell’apprendimento mettono in risalto un dato, ossia che la flipped, almeno concettualmente, tanto innovativa non è, ma è certamente grazie al recente progresso tecnologico che è stato possibile renderla concreta, e le basi teoriche da cui questo modello erano già ben definite almeno un secolo fa. Una domanda ricorrente è come ottenere la disciplina dato che lo studente, in un nuovo setting d’aula, è libero di muoversi liberamente? Certamente nelle nostre classi abbiamo un concetto diverso della disciplina; la disciplina, anch’essa, deve essere attiva. Non è detto che sia disciplinato solo un individuo allorché si è reso silenzioso e immobile.
Noi chiamiamo disciplinato un individuo che è padrone di se stesso e quindi può disporre di sé ove occorra seguire una regola di vita. Il modello Flipped Classroom promuove l’idea di individualizzazione dell’apprendimento nel rispetto dei tempi di apprendimento di ciascuno studente. Mentre la lezione frontale obbliga tutti a mantenere un ritmo uniformato, nonostante ogni studente presenti caratteristiche molto diverse, al contrario, con il nuovo modello Flipped ognuno apprende autonomamente ed è libero di studiare con i tempi che più gli sono consoni, sempre con lo scopo di raggiungere un obiettivo comune, dunque non viene spersonalizzato il rapporto docente-alunno, anzi si fa più umano, in quanto i protagonisti indiscussi di questo meraviglioso rapporto si avvicinano di più.
La seconda inversione didattica del modello Flipped Classroom prevede lo spostamento dei compiti dalla casa degli studenti all’aula scolastica. In questo momento, si è di fronte ad uno scenario ben diverso da quello tradizionale: gli studenti arrivano a scuola già preparati sull’argomento su cui verterà la lezione pratica in aula. L’insegnante è così libero di attuare strategie didattiche ottimali per lo specifico tema che desidera affrontare e consolidare. Una lezione scolastica con il modello Flipped Classroom dedica una decina di minuti iniziali al chiarimento dei dubbi riscontrati nella spiegazione vista (o letta) a casa. Questa parte risulta fondamentale poiché è assolutamente consentito e lecito, per lo studente, non aver compreso appieno ogni dettaglio della video lezione studiata. Quindi l’insegnante, non essendo più a sua disposizione nel momento in cui il dubbio si manifesta, deve comunque chiarirlo il prima possibile, in modo tale da evitare che l’allievo porti con sé errori fuorvianti per il suo cammino. Subito dopo inizia in classe il lavoro di esercitazione, analisi, indagine delle fonti, lettura, sotto la guida attenta del docente che si muove nei vari gruppi di lavoro per chiarire, aiutare, supportate, correggere. E’ qui che inizia il laboratorio, è in questo momento che i ragazzi si confrontano, fanno domande, alzano le mani, esprimono pareri e condividono. Noi docenti della Leonardo da Vinci crediamo in questa Scuola: una scuola che non zittisce, ma genera domande, che indaga, che ricerca e crea una conoscenza consapevole che si fa vera competenza.
Nelle classi flipped vengono svolte attività di Robotica Educativa e di Coding che aiutano a sviluppare alcune prerogative tipiche delle attività laboratoriali: quella motivazionale che si genera quando lo studente costruisce o modella il proprio artefatto e instaura con esso un rapporto di appartenenza che lo incentiva ad affrontare i fallimenti, a cercare soluzioni migliorative, o a confrontarsi con soluzioni alternative; la contestualizzazione delle conoscenze attraverso la pratica che favorisce l’attivazione di processi di inferenza. Robotica e Coding, attraverso un’adeguata progettazione didattica, supportano l’apprendimento favorendo la trasversalità delle “discipline” e stimolando la rielaborazione della conoscenza acquisita ed il suo utilizzo in contesti diversi. A proposito di interdisciplinarietà, i docenti di tutti gli indirizzi stanno progettando per Unità di apprendimento multidisciplinari, che consentono di condividere valori e competenze da far acquisire ai ragazzi, individuando compiti di realtà attraverso cui raggiungere una meta comune.
Il “rapporto sulla scuola media 2021 della Fondazione Agnelli” evidenzia gravi lacune in questo ordine, in quanto sono davvero poche le scuole in grado di far acquisire apprendimenti di qualità, in cui si accresce nei ragazzi la capacità di lavorare in autonomia, orientando i ragazzi verso scelte di studio consapevoli. E questa è la nostra risposta, di professionisti che nella scuola e per la scuola lavorano; ma è anche una scommessa, affinché la scuola media riesca a dare ai nostri ragazzi le migliori risorse possibili. Già gli esiti delle prove invalsi ci confermano che la Leonardo Da Vinci è una scuola di qualità, in quanto ci restituiscono dati davvero molto positivi: la distribuzione degli studenti nei livelli di apprendimento, nelle tre discipline coinvolte, italiano, matematica e inglese evidenzia che la percentuale degli alunni che hanno raggiunto il livello più alto, è sempre maggiore rispetto non solo alla media nazionale, ma anche regionale e del Centro Italia.
La fascia degli alunni del livello più basso risulta al di sotto della media nazionale e regionale e anche questo è un dato significativo. In italiano la nostra scuola si attesta in una posizione significativamente superiore rispetto alla media regionale e nazionale; studiando l’andamento degli ultimi anni, nelle prove di italiano notiamo che sale in numero di alunni che si inseriscono nei livelli di apprendimento più alti e si assottiglia la fascia del livello più basso. Nelle prove Invalsi di matematica i nostri studenti hanno raggiunto risultati positivi, significativamente superiore rispetto alla media nazionale e in linea con la media regionale. in Inglese, sia nelle prove di listening sia in quelle di reading, il nostro Istituto ha raggiunto risultati significativamente superiori alla media nazionale, con l’85% degli alunni che si attesta sul livello A2.
Ecco dunque che la Leonardo è una Scuola che non ha paura del cambiamento, anzi crede indispensabile che la sua metamorfosi passi attraverso parole chiave come
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