Calo dei ricavi e caro energia: le imprese del Benessere sono stremate e chiedono lo stanziamento di ristori

FERMANO - Il presidente regionale Confartigianato Benessere, Daniele Zucchini: «Abbiamo già denunciato il problema degli squilibri nella struttura della bolletta energetica che colpisce i piccoli imprenditori e chiesto al Governo un intervento per garantire una distribuzione più equa degli oneri tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo. Per il nostro settore, tuttavia, questa è un’ulteriore batosta che va ad aggiungersi ad una situazione già critica»

Oltre il calo del fatturato in una situazione sanitaria ancora critica, ora arriva anche il rincaro energia. Torniamo a ribadire la necessità di ristori, altrimenti molte imprese del settore chiuderanno. Siamo stremati”. A parlare è Daniele Zucchini, presidente regionale Confartigianato Benessere, che ribadisce: “Stiamo raccogliendo ormai da tempo il malcontento di un numero sempre più elevato di imprenditori del settore, sfiancati dal prolungarsi di una situazione ogni giorno più pesante, con perdite che non vengono tamponate. Le attività dell’estetica e dell’acconciatura seguono già dal maggio 2020 pedissequamente ogni punto riportato nei protocolli di sicurezza, rispettando con rigore regole stringenti e dettagliate. Tali norme igienico-sanitarie, tutt’ora efficaci, sono basate su una gestione dei clienti su appuntamento, in rapporto uno a uno, con la riduzione massima di rischi di diffusione del virus. Evitiamo in tale modo ogni forma di assembramento. Inoltre, la completa sterilizzazione dei luoghi e degli strumenti utilizzati è un ulteriore richiamo alla sicurezza. Ma queste misure comportano costi aggiuntivi e mancati introiti, a fronte di cui stiamo ancora aspettando un intervento di sostegno che ci dia un po’ di respiro”.

«Come già detto anche in passato, l’introduzione di nuovi presidi igienico-sanitari si è tradotta infatti in costi onerosi per le aziende, che tra gel igienizzanti o contenitori isolanti si sono trovate spese aggiuntive fra 500 e 1.000 euro al mese. Tali costi non sono stati assorbiti da aiuti. Inoltre, la situazione sanitaria ancora critica ha di fatto provocato un calo oggettivo delle presenze e quindi degli introiti – puntualizza Eleonora D’Angelantonio, responsabile interprovinciale di Confartigianato Benessere – Per questi oneri non è stato previsto alcun indennizzo, tanto che gli imprenditori hanno cercato di investire di tasca propria piuttosto che alzare i prezzi dei listini. Le attività di servizio alla persona hanno registrato nel 2020 perdite medie intorno al 25% del fatturato, ma al momento non sono ancora stati assegnati ristori che possano aiutare le imprese a coprire i costi fissi e i mancati incassi dovuti al non poter lavorare. Ed ora si aggiunge il caro energia. L’iniqua distribuzione del carico contributivo gonfia del 35% il costo finale dell’energia per le piccole imprese che finiscono per pagare l’elettricità 4 volte di più rispetto a una grande industria. Confartigianato ha già denunciato questo problema che colpisce i piccoli imprenditori e chiesto al Governo un intervento per garantire una distribuzione più equa degli oneri tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia. Per il settore Benessere, tuttavia, questa è un’ulteriore batosta che va ad aggiungersi ad una situazione già critica».


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