L’inno ucraino avvolge Piazza del Popolo: «Aiutateci, il nostro cuore è spezzato» (FOTO E VIDEO)

FERMO - Grande partecipazione alla manifestazione che si è tenuta nel centro storico cittadino. Tra gli interventi anche quello del sindaco Calcinaro e di due giovani ucraine

di Andrea Braconi

Riecheggia l’inno nazionale ucraino in una Piazza del Popolo che si è riempita nonostante il freddo pungente. Ad intonarne le parole sono decine di persone provenienti dal Paese invaso dalle truppe russe, persone che da anni vivono a Fermo e nel territorio: donne, uomini, bambini con in mano i colori di una nazione ferita.

“Da 10 anni vivo in Italia ma il mio cuore è lì – le parole di una giovane ucraina, sferzate dall’emozione -. Non potevo pensare che nel 2022 potesse esserci una guerra nel mio Paese. Un aggressore è entrato nella nostra terra, ha iniziato a bombardare tutto e adesso c’è solo cenere. Il mio cuore si spezza e senza aiuto non possiamo andare avanti. Da 8 anni combattiamo ma nessuno ha sentito. E adesso che la paura è arrivata tutti si sono svegliati. L’Ucraina è il cuscino che protegge l’Europa, fermiamo la guerra altrimenti Putin andrà avanti”.

Un’altra donna di origini ucraine ha voluto prendere il microfono per raccontare come in Ucraina viva la sua famiglia. “Mio papà sta combattendo, io vivo da 5 giorni con la paura, siamo lontani dalla nostra terra dove siamo cresciuti. Siamo con tutto il cuore con loro e vi chiedo di aiutare tutti”.

“Grazie per la vostra partecipazione, siamo in tanti e questa è la risposta migliore che si può dare in un momento drammatico come questo – ha esordito Alessandro De Grazia, segretario provinciale della Cgil, che insieme agli altri sindacati ha organizzato la manifestazione -. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà e la vicinanza al popolo ucraino sotto attacco. Un applauso lo facciamo a chi sta resistendo in un momento così drammatico dentro una guerra ingiusta. E la politica deve impegnarsi per fermarla, serve un impegno per aiutare il popolo ucraino”.

Una guerra che è alle nostre porte e che ora dopo ora rischia di diventare un conflitto mondiale. “La macchina diplomatica si è messa in moto per fermare i bombardamenti e speriamo a breve si possa giungere ad una soluzione pacifica, perché non possiamo pensare al rischio di una terza guerra mondiale. C’è tanta ipocrisia, tutti invocano la pace ma la scelta migliore è che gli Stati inizino a parlare di disarmo, quelle risorse servono per fermare le disuguaglianze e la povertà. Questa sarebbe la sfida vera che la politica dovrebbe mettere in campo: fermare gli investimenti sugli armamenti”.

Presente anche la Uil, che ha evidenziato l’importanza di agire tempestivamente per aiutare “una massa di persone che arriveranno e che dobbiamo essere pronti ad accogliere al meglio”. E per farlo occorrerà il contributo di ogni cittadino.

Alfonso Cifani della Cisl ha ricordato come i sindacati abbiano organizzato in tutta Italia manifestazioni simboliche ma trasversali tra coloro che si oppongono a prevaricazione e violenza. “Fa venire la pelle d’oca vedere ragazzi organizzarsi per la resistenza e che non vogliono rinunciare alla loro libertà. Questo è un’occasione affinché l’Europa batta un colpo per ribadire la propria esistenza”.

Non è voluto mancare all’appuntamento il primo cittadino Paolo Calcinaro. “I sindacati sono stati i primi a dare la sveglia. Mai avremmo pensato che gli allarmi suonassero nel cuore della nostra Europa, che uno Stato potesse sopraffare un altro Stato. Questo ha provocato in tutti noi sgomento. Voglio abbracciare i tanti ucraini che sono parte della nostra comunità, con i quali fino a poche settimane fa parlavamo di altro. Come Comune abbiamo già manifestato al Ministero dell’Interno l’intenzione di accogliere i profughi. Fratelli europei, fratelli ucraini – ha aggiunto -, noi ci sentiamo vicini a voi. Non possiamo dire altro che forza forza forza. Noi ci siamo”.

“Noi siamo qui solo per paura – ha affermato Ombretta Morganti -, ma la pace viene da lontano, viene quando votiamo governi che inneggiano alle armi. La pace si prepara lungamente, ogni giorno, non soltanto quando sentiamo il fuoco sotto i piedi. Va costruita nelle scuole, con una cultura di pace e non solo insegnando i trattati di pace. C’è bisogno di una grande platea, di popoli che sappiano essere accoglienti verso chiunque e che non si chiudano nel proprio benessere”.

Concetti ripresi anche da Giuseppe Buondonno di Sinistra Italiana. “Stare insieme significa non solo abbracciare il popolo ucraino e denunciare un’aggressione militare che deve essere respinta; significa anche fare i conti con la nostra paura di esseri umani. Abbiamo bisogno di smilitarizzare il mondo, abbiamo bisogno di inviati di pace. E sì, abbiamo sbagliato a non riempire le piazze in questi anni. Restiamo qui, consapevoli che la decisione vera è che quelle immense risorse per gli armamenti devono essere destinate alle persone per una società più giusta e più umana”.

Una meticolosa ricostruzione dei recenti accadimenti e degli stanziamenti bellici italiani è stata fatta da Diletta Parrino, che ha evidenziato come il premier Draghi si sia “allineato alle politiche aggressive della Nato senza condividere le aspirazioni di popoli che chiedono pace e giustizia”. In piazza anche una delegazione della Croce azzurra di Porto San Giorgio che è in campo per la raccolta di materiale da inviare in Ucraina.

Per il Partito Democratico ha preso la parola il segretario provinciale Luca Piermartiri. “Siamo qui per dire no alla guerra e per esprimere il nostro dissenso davanti a ciò che sta accadendo. Putin è un leader politico che non ha mai goduto della mia stima, perché temevo quello che sarebbe potuto accadere. Serviva un’Europa politica e non solo monetaria, che potesse essere terzo blocco e quindi ago della bilancia. Quell’Europa avrebbe avuto la forza per evitare tutto ciò. Invece non esiste una politica estera dell’Europa, noi siamo deboli di fronte a qualsiasi altro avvenimento del mondo”.

Una manifestazione che per Alessandro Fulimeni, responsabile dei progetti di accoglienza SAI, è stata la migliore riposta a quel senso di smarrimento di fronte alla follia della guerra. “Bisogna starci senza fare il ragionamento o con Putin o con gli Usa, non vi è alcun fronte imperialista per cui fare tifo. Le popolazioni oppresse pagheranno le conseguenze di tutto questo e occorre denunciare senza se e senza ma l’aggressione russa che ha per scopo l’oppressione del popolo ucraino. Non ci sono ragioni per giustificare tutto questo, un’aggressione è un’aggressione ed il ripudio alla guerra va sempre affermato senza compromessi. E dobbiamo anche dire che l’ospitalità per i migliaia di profughi in fuga è la stessa che dobbiamo mettere verso tutti coloro che dall’Africa alla Rotta balcanica scappano dai conflitti”.

Poi un passaggio deciso sul ruolo della Nato e sulle sue mire espansionistiche. “La Nato deve essere sciolta, l’Italia deve uscire dalla Nato quando invece purtroppo è in prima fila invece di favorire una politica di distensione e di dialogo. Dobbiamo opporci alla partecipazione dell’Italia in questa guerra, rivendicando la violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione. È ora di costruire un movimento contro la guerra e per il disarmo, dire basta alle missioni militari all’estero e riconvertire quelle risorse in investimenti nei settori più urgenti come casa, sanità, scuola e trasporto pubblico. Rivendichiamo le ragioni del dialogo e della democrazia. Inoltre, va ribadito con forza il principio all’autodeterminazione dei popoli, compresi quelli del Donbass. Dalla guerra nascono solo odio e distruzioni e l’unica guerra da combattere è quella contro il potere, il profitto e le disuguaglianze”.

Di aggressione inaccettabile ha parlato Alessandro Fortuna, segretario provinciale di Rifondazione Comunista. “Vogliamo una soluzione di pace rompendo quella cappa di ipocrisia che c’è nel dibattito pubblico in Italia e Europa. Non siamo disponibili a metterci l’elmetto in testa come vogliono fare i nostri governanti. L’Italia deve recuperare un ruolo di pace e favorire la strada della democrazia e del diritto internazionale. Nelle guerre a pagare è sempre la povera gente, sia tra i vincitori che tra i vinti”.

A chiudere la giovane Asia in rappresentanza dell’associazione Our Voice, che ha condannato apertamente sia l’offensiva russa in Ucraina, sia gli aumenti per le spese militari decise dal Governo Draghi.

 

Presente anche una delegazione della Croce azzurra Porto San Giorgio che si è adoperata nella raccolta di materiale per l’Ucraina


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