Guerra in Ucraina e Covid, il vescovo Pennacchio al “Di Sera” su Radio FM1: «Dialogo e preghiera, la Chiesa c’è»

OSPITE della puntata condotta da Riccardo Minnucci l'arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio: «Quello che accomuna la pandemia con l’aggressione militare è l’incertezza sul futuro e l’unico atteggiamento che possiamo avere è quello della fiducia. La pandemia ci sta insegnando a non essere così sicuri di noi stessi e questo conflitto ci spinge a capire quanto sia fondamentale il dialogo ed il confronto con l’altro»

L’arcivescovo Rocco Pennacchio ospite della trasmissione di Radio Fm1 “Di Sera”

di Riccardo Minnucci

Una serata profonda e ricca di spunti di riflessione quella di ieri a Radio FM1, con, ospite della trasmissione “Di Sera”, l’arcivescovo dell’Arcidiocesi di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio.
In una settimana che vede il mercoledì delle Ceneri ormai prossimo (proprio domani alle ore 15 nel Duomo di Fermo il vescovo reciterà il Santo Rosario per la Pace, con anche la diretta su Radio FM1), il tema chiave affrontato (con il conduttore della trasmissione Riccardo Minnucci) è stato quello del conflitto e del momento drammatico vissuto dalla popolazione ucraina a seguito delle aggressioni in corso.

«Potremmo pensare che questa guerra non ci riguardi, che non ci coinvolga. Ma ogni evento che accade intorno a noi ci parla e ci sollecita a chiederci che cosa ci sta insegnando. Cosa possiamo imparare da questa conflittualità così forte, così violenta? L’aggressività che è naturale in ciascuno di noi – l’invito dell’arcivescovo Pennacchio – va orientata in un’altra direzione e quello che ha valore è il rapporto, la relazione con gli altri. L’assenza di dialogo significa avere la presunzione che la propria sia l’unica posizione vincente”.

L’arcivescovo Rocco Pennacchio e il conduttore Riccardo Minnucci

C’è grande preoccupazione da parte di tutta la comunità cristiana e non solo per questo momento drammatico e da parte dell’Arcivescovo arriva l’invito alla preghiera e alla solidarietà:
«Quando la gente vede che nonostante siano passati più di 70 anni dalla conclusione della seconda guerra mondiale ancora si cerca di risolvere le conflittualità in questo modo, giustamente ha paura e si domanda che cosa possa fare se non pregare e fare qualche sacrificio personale. Il Papa nella sua spontaneità si è recato all’ambasciata russa presso la Santa Sede per poter, con la sua visita, provare a fare qualcosa. Grande apprensione, grande preoccupazione ma anche grande desiderio di voler aiutare queste popolazioni. La Chiesa italiana ancora non si è organizzata ufficialmente per dare suggerimenti di aiuti e solidarietà, ma ci stiamo preparando per delle iniziative che annunceremo nei prossimi giorni. Faremo anche noi la nostra parte».

Diversi gli interventi in collegamento, con i radioascoltatori che hanno posto le proprie domande e manifestato le proprie apprensioni in questo momento così complicato, tra pandemia e crisi internazionale. Proprio su questo tema, il vescovo Pennacchio ha rincuorato gli intervenuti.

«Dopo due anni di fatiche ed incertezze non avevamo certo bisogno di aggiungerne un’altra così drammatica come quella della guerra. Quello che accomuna la pandemia con l’aggressione militare che stiamo vedendo in questi giorni è l’incertezza sul futuro e l’unico atteggiamento che possiamo avere è quello della fiducia, della speranza, di confidare in un cammino dell’umanità che grazie alla sua capacità di resilienza saprà trovare una soluzione anche nei momenti difficili. Accanto a questa fiducia è importante anche ridimensionare le nostre pretese di autosufficenza e di onnipotenza. La pandemia ci sta insegnando a non essere così sicuri di noi stessi, ad aver bisogno degli altri, e questo conflitto in corso ci spinge a capire quanto sia fondamentale il dialogo ed il confronto con l’altro».

Una serata volta alla speranza per il futuro, con un pensiero anche ai giovani, ai più fragili ed al periodo di Quaresima che porta alla Pasqua.
«Il mistero pasquale è il mistero della morte e resurrezione di Gesù. La pandemia da una parte e questo momento di sofferenza dall’altro, specialmente per i popoli che stanno sopportando queste aggressioni, anticipano l’esperienza della Pasqua. Abbiamo sofferto in questi due anni nel non poterci incontrare durante la pandemia, ed oggi soffriamo ancora e di più per queste popolazioni. Ma la Pasqua non è solo sofferenza ma anche Resurrezione, il passaggio ad una Vita nuova. Noi crediamo, come cristiani, che Dio ha in serbo un bene maggiore anche quando ci troviamo di fronte a queste prove e io auguro a tutti di avere uno sguardo di speranza perché il cuore dell’uomo possa essere mosso a sentimenti di mitezza e di pace».

 

 


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