Accusato di omicidio stradale e fuga. L’avvocato Olindo Dionisi patteggia per lui un anno e dieci mesi. Ieri mattina al tribunale di Fermo si è tenuta l’udienza preliminare che vedeva alla sbarra un uomo di circa 60 anni accusato di omicidio stradale e fuga. Era lui infatti a guidare l’auto che la mattina del 23 novembre del 2020 ha investito, a Lido di Fermo, lungo la statale Adriatica, la 63enne Feruze Kercuku provocandone la morte. Dopo l’investimento, avvenuto intorno alle 6,30 del mattino, l’automobilista si è allontanato ma poi si è costituito un’ora dopo dai carabinieri. Ieri l’udienza preliminare con l’avvocato Dionisi a patteggiare per lui un anno e dieci mesi con la condizionale.
L’uomo era accusato di omicidio stradale e fuga, si diceva, perché alla guida della sua Opel, percorrendo la ss16 direzione sud, ha investito la 63enne poi deceduta.
Sul posto erano subito arrivati i carabinieri del Radiomobile che avevano raccolto tutte le informazioni utili alle indagini, tra cui anche una testimonianza oculare. Ovviamente erano arrivati anche i sanitari del 118 che avevano provato in ogni modo a salvare la vita alla donna, purtroppo invano. Sul luogo della tragedia erano stati rinvenuti anche alcuni frammenti in plastica, presumibilmente appartenenti alla vettura che aveva investito la donna e che si sono staccati a causa dell’urto, e che sono stati sequestrati.
L’uomo che si trovava al volante dell’auto dopo poco più di un’ora si era presentato dai carabinieri spontaneamente. Da quel momento ulteriori approfondimenti da parte dei militari dell’Arma anche sulla vettura e i rilievi con i pezzi di plastica ritrovati in strada. L’uomo è stato anche accompagnato al pronto soccorso per essere sottoposto agli esami alcolemico e tossicologico, tutti con esito negativo. I carabinieri hanno anche effettuato un’analisi sul cellulare dell’uomo che ha dato esito negativo, insomma nel momento dell’incidente l’automobilista non era al telefono.
«Il mio assistito – rimarca l’avvocato Dionisi – ha raccontato ai carabinieri di aver impattato con una sagoma. Non era riuscito a capire di cosa si trattasse. Si è spaventato e si è allontanato. Poi convintosi, si è recato alla stazione dell’Arma. L’omicidio stradale è punito con una pena da due a sette anni. La fuga ne prevede, come pena minima, cinque. Il mio assistito si è costituito dopo circa un’ora. L’aggravante della fuga poteva non esserci. Ho cercato di invocare, e fortunatamente l’abbiamo ottenuta, è l’attenuante del concorso della vittima nella causazione dell’evento, che fa abbassare la pena fino alla metà. E ieri mattina il Gup ha ratificato l’accordo ottenuto con il pm per una pena di un anno e dieci mesi con la sospensione condizionale della pena. Ho ottenuto anche che al mio assistito la patente fosse sospesa per due anni anziché revocata o sospesa fino a quattro anni».
Maria Nerina Galiè
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