«Non è chiaro ancora a tutti, ma molto presto ogni cittadino se ne renderà conto. Con i prezzi dei materiali fuori controllo, per le imprese edili è diventato più vantaggioso fermare i cantieri avviati piuttosto che proseguirli» così esordisce il presidente di Ance Fermo, Massimiliano Celi. «Noi costruttori ci troviamo a fare i conti da un lato con un aumento incontrollato dei prezzi e dall’altra parte con contratti blindati da prezzari di riferimento di per sé già bassi. Solo che non tutto è giustificabile. Se penso alla questione Superbonus 110%, è chiaro che il motivo è legato all’enorme domanda. Questo ha comportato l’aumento dei prezzi da parte dei produttori». Per capire l’impatto, il presidente degli edili illustra alcuni esempi: «Il legno, arrivando dal nord Europa, subisce il rincaro dei trasporti. Normalmente il tavolame per i ponteggi costa 280 euro al metro cubo, ora è passato a 500 euro. Il costo del ferro è passato da circa 1.05 al chilo dal fornitore a 1,60. Sembra poco, ma il ferro non si compra a chili, quindi l’aumento è grande». E poi c’è il cemento, su cui impattano il costo del gas dovuto al conflitto in Ucraina e la speculazione finanziaria, e il calcestruzzo che dal primo maggio, già ci è stato comunicato, aumenterà di 15 euro al metro cubo.
Altro tema è quello legato alla ricostruzione post-sisma, attualmente a rischio per l’aumento dei costi delle materie prime: «Come Ance abbiamo chiesto un incontro al commissario straordinario Giovanni Legnini. Bisogna delineare il nuovo prezzario per arrivare a una rivalutazione dei computi metrici. Lo stesso Commissario, alle associazioni delle regioni colpite dal sisma, ha parlato di un aumento massimo del 15% rispetto al prezzario cratere 2018. Ma noi avevamo chiesto il 25%, altrimenti è impossibile coprire i costi. Tra l’altro, c’è un ulteriore problema: Non ha senso un prezzario unico per quattro regioni. Se in Abruzzo la manodopera ha un costo minore, chiaro che gli aumenti impattano meno. Aggiungiamoci pure gli sgravi fiscali ed ecco che le Marche sono doppiamente penalizzate». Si passa poi alla viabilità: «Conti in tasca, oggi i cantieri delle infrastrutture sono un problema. Il Governo sta lavorando alla compensazione dei prezzi di alcune materie prime, che deve riguardare il secondo semestre 2021 e che comunque non coprirà l’intera somma necessaria, ma al massimo il 25%. Quindi, i conti non tornano. Per questo motivo, ci sono opere stradali ferme, come le asfaltature. Le imprese ormai preferiscono iniziare il contenzioso piuttosto che finire i lavori. Nel Fermano, a causa di costi che superano i ricavi da parte delle ditte appaltatrici, ci sono 20 km di asfaltature sospese sulla Faleriense, 25 chilometri sulla Valdaso, 30 km sulla Val di Chienti e altri 10 sulla SS78 picena. Lo ribadisco, si preferisce non lavorare e attendere a tempo indeterminato che i prezzi delle materie prime diminuiscano tornando ai livelli di fine 2020. Poi ci sono i problemi che riguardano l’avvio del cantiere per la rotatoria di Marina Palmense, con opere progettate che in questo momento non sono sostenibili economicamente. E le stesse bretelle di Amandola e di Fermo che vedono allungarsi i loro tempi di realizzazione» ribadisce Celi che poi aggiunge: «Chi lavora, rischia di portare avanti i cantieri con enormi perdite economiche con il conseguente rischio di far fallire le proprie Imprese». Ecco allora le richieste alle classi dirigenti: «È indispensabile la revisione prezzi per riattivare le opere pubbliche e private. Chiediamo alla politica locale, partendo dalla Provincia per arrivare in Regione, di adoperarsi all’aggiornamento del prezzario regionale di riferimento e alla riattivazione della cassa integrazione straordinaria, portando se necessario la questione anche a Roma. I lavori a bando di gara devono essere remunerativi. Questo in proiezione dell’enorme quantità di lavoro che ci sarà con il Pnrr. Perché se le progettazioni sono fatte di corsa, usando un prezzario non adeguato, si rischia la mancata partecipazione delle ditte agli appalti indetti. Già ora ci sono gare di enti pubblici che stanno andando deserte: nessun imprenditore pur di lavorare metterebbe a rischio il futuro della propria azienda».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati