Epatite acuta nei bambini, dopo i casi nel Regno Unito, la patologia che interessa principalmente i bambini sotto i cinque anni, sta diventato argomento dibattuto anche nella nostra regione. L’Oms sta monitorando i dati mentre il Consiglio superiore di sanità del Ministero della salute tranquillizza tutti riferendo che non vi è alcun allarme in Italia. Ma andiamo a scoprire di cosa si tratta con il direttore dell’Uoc Pediatria del Murri, la dottoressa Luisa Pieragostini.
Direttore, cos’è l’epatite acuta grave in età pediatrica?
«Il 5 aprile scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata informata di alcuni casi di epatite acuta di origine sconosciuta in pazienti al di sotto dei 16 anni e prevalentemente tra i 2 e i 5 anni. Al 21 aprile scorso i casi riportati sono risultati essere 169 (114 nel Regno Unito, 13 in Spagna, 12 in Israele, 9 negli Usa, 6 in Danimarca, 5 in Irlanda, 5 in Olanda, 4 in Italia, 2 in Norvegia, 2 in Francia, 1 in Romania e 1 in Belgio). I casi segnalati hanno un’età compresa tra 1 mese e 16 anni. Diciassette bambini (circa il 10%) hanno richiesto un trapianto di fegato ed è stato segnalato almeno un decesso. La sindrome clinica tra i casi identificati è risultata essere un’epatite acuta con enzimi epatici notevolmente elevati. Molti casi hanno riportato sintomi gastrointestinali inclusi dolore addominale, diarrea e vomito che hanno preceduto il quadro clinico di epatite acuta grave e livelli aumentati di enzimi epatici e ittero. La maggior parte dei casi non aveva la febbre. I virus comuni che causano l’epatite virale acuta (virus dell’epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno di questi casi. I viaggi internazionali o i collegamenti ad altri paesi sulla base delle informazioni attualmente disponibili non sono stati identificati come fattori di rischio epidemiologico. L’adenovirus è stato rilevato in almeno 74 casi e tra i casi con informazioni sui test molecolari, 18 sono stati identificati come tipo 41. Sebbene l’adenovirus sia attualmente un’ipotesi come causa scatenante, tale ipotesi eziologica non spiega completamente la gravità del quadro clinico. L’infezione da adenovirus di tipo 41, il tipo di adenovirus implicato, non è stata precedentemente collegata a tale presentazione clinica. Gli adenovirus sono agenti patogeni comuni che di solito causano infezioni autolimitanti. Si diffondono da persona a persona e più comunemente causano malattie respiratorie, ma a seconda del tipo possono anche causare altre malattie come gastroenterite, congiuntivite e cistite. Esistono più di 50 tipi di adenovirus immunologicamente distinti che possono causare infezioni nell’uomo».
Quali sono i sintomi e come si cura?
«L’adenovirus di tipo 41 si presenta tipicamente con diarrea, vomito e febbre, spesso accompagnati da sintomi respiratori. Benché siano stati segnalati casi di epatite in bambini immunocompromessi con infezione da adenovirus, non è noto che l’adenovirus di tipo 41 sia una causa di epatite in bambini altrimenti sani. Dunque soprattutto sintomi gastrointestinali, diarrea e vomito. Ci può essere o meno la febbre, così come l’ittero, ovvero una colorazione gialla della cute, anche a livello oculare. La parte bianca dell’occhio diventa giallina. Ci possono, poi, essere ancora due sintomi importanti: le urine più scure del solito e le feci pallide-biancastre. La terapia da prevedere è esclusivamente sintomatica. Non sono attualmente raccomandati antivirali. Vanno evitati i farmaci potenzialmente epatotossici. Si tratta di un’epatite di tipo virale. Va curata con terapia adiuvante, di supporto. Per i virus non ci sono farmaci specifici. Fondamentale è l’idratazione. Si tratta, comunque, di una patologia che va inquadrata dal pediatra e per cui spesso si va in ospedale. Si precisa che il paracetamolo usato a dosaggio terapeutico non è controindicato».
Come distinguerla da una normale febbre?
«Nell’epatite di cui stiamo parlando, non sempre c’è febbre. C’è, invece, una maggiore compromissione dello stato generale del bambino, più abbattuto del solito. I sintomi sono persistenti. In un episodio febbrile acuto con un semplice antipiretico si ritorna alla normalità. In questo caso, invece, non è così. Soprattutto c’è astenia, senso di stanchezza».
Meglio andare al Pronto soccorso?
«Nella maggior parte dei casi i bambini vanno in ospedale perché l’evoluzione del quadro clinico non è prevedibile. È una patologia la cui segnalazione è stata fatta per la prima volta solo il 5 aprile, come dicevamo. E’ stato riscontrato un quadro clinico sovrapponibile e soprattutto un qualcosa di cui non si conosce l’origine. Gli esami per i normali virus sono risultati negativi. Del resto è in atto un programma di sorveglianza e valutazione perché sono in corso approfondimenti per capire quali sono appunto gli agenti che possono causare tali tipologie di epatiti. Possono essere malattie autoimmuni, metaboliche».
Correlazioni con il Covid?
«La causa non è certamente il Sars Cov-2. Né c’entrano nulla i sieri anti Covid, trattandosi perlopiù di bambini di età inferiore ai 5 anni e quindi non vaccinati. Non vi è alcuna associazione con i vaccini anti-Covid in quanto la gran parte casi non aveva mai ricevuto alcuna dose di vaccino contro Sars-CoV2. Dobbiamo solo essere attenti e vigilare. Nei prossimi giorni comprenderemo meglio il fenomeno e stabiliremo quindi se dare l’allarme oppure no. Per ora suggerisco solo cautela nella valutazione dei dati».
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