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«La Casina delle Rose non va venduta, sia oggetto di un concorso di idee aperto ai giovani»

FERMO - Il professor Carlo Di Marco, coordinatore del Tavolo degli esperti, relazione sull'incontro con il professor Piccinato nell'ambito del Forum cittadino

Si è svolto il terzo incontro pubblico del Tavolo degli esperti lo scorso 4 maggio 2022, nell’ambito del Forum sulla Casina delle Rose, su un tema particolarmente attuale e significativo: “Vivere (meglio) a Fermo”.

«Ne abbiamo parlato con un ospite di riguardo: il professor Giorgio Piccinato, emerito di Urbanistica nella Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, che ringraziamo ancora per la sua presenza e la sua gentile disponibilità. Si tratta di un attento e scrupoloso studioso dell’architettura; fra le sue pubblicazioni compaiono contributi scientifici di prestigio.
La relazione dell’ospite, dopo una breve premessa in cui egli evidenzia l’importanza del tempo trascorso dalla sua ricerca sulla felicità urbana (quindi le possibili mutazioni successive), si è concentrata sugli importanti indicatori dell’epoca: Fermo – fa sapere il coordinatore del Tavolo degli esperti, il professor Carlo Di Marco – attrae gente che se ne era allontanata; chi vive a Fermo non vuole allontanarsene; i fermani trattano con affetto il proprio centro storico; il panorama è particolarmente apprezzato; esiste un’elevata socialità che si esprime nella diffusione delle forme associative (21 centri sociali), che sembra alternarsi all’impegno politico “lasciato” ai partiti. Ciò denota un alto spirito comunitario. In questo contesto, sottolinea l’ospite, la struttura oggetto del Forum non può essere considerata singolarmente in maniera avulsa dall’intera area di sommità del Girfalco con tutta la sua storia e la sua valenza urbana di carattere strategico».

«Il ricco dibattito, come sembra conseguenziale – aggiunge Di Marco – si è concentrato su quest’ultimo profilo, pur richiamando più volte la premessa di Piccinato. Si sottolineano, infatti, lo scadente interesse delle amministrazioni comunali per il centro storico; per la ricca presenza dei cittadini nelle forme associative, evidenziata nella relazione, che hanno molto da dire; per il potenziale ruolo turistico/culturale della città. Non si manca di segnalare i caratteri di infelicità sociale presenti per via di varie criticità come la mancanza di spazi per i giovani, la scarsa partecipazione politica, ma soprattutto la mancanza di visioni strategiche nella programmazione. Si richiamano anche episodi tristi di devianza verificatisi nel recente passato che denotano malessere sociale. Si aggiunge l’incapacità nell’accoglienza dei giovani; l’inopportuna delocalizzazione delle scuole, e per altri queste devono essere accoglienti, accessibili e funzionali anche se non in centro storico.
In questo contesto, come si evidenzia nel dibattito, sarebbe molto opportuno il recupero di una struttura che nacque in onore dei “bagliori di pace”, della socialità, e della cultura. Certo, tuttavia, non come singola struttura isolata dal contesto, ma facente parte di una visione strategica dell’area che ora manca. Si porta ad esempio la “Bottega del terzo settore” di Ascoli Piceno in cui una vecchia struttura è recuperata con finalità di indubbia valenza sociale. La vendita della Casina delle Rose, invece, impedirebbe tutto questo.
La ricchezza del dibattito porta al profilarsi di una prima ipotesi risolutiva, peraltro suggerita dal professor Piccinato a chiusura del dibattito, che potrebbe così riassumersi: la Casina delle Rose è parte di un contesto di “sommità urbana” per ora privo di una visione strategica, avente una sua storia (i “bagliori di pace”) incancellabile, avente una vocazione di cittadinanza e di cultura. Rappresenta “lo sguardo privilegiato” dall’alto per tutta la collettività e rende quel luogo in cui insiste la Casina delle Rose il teatro di un concorso ragionato di idee, sulla “sommità” di Fermo, in alternativa alla vendita che risponde semplicemente a mere esigenze di cassa. Un Concorso di Idee particolarmente aperto al contributo di giovani, che metta in movimento le intelligenze e le risorse culturali per una scelta non meramente economicistica, ma strategica e che rivesta i profili storici dell’intera area alta della Città».

 


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