A14, Valentini: «No implementazione dell’esistente, con l’arretramento soluzione ai problemi di costa ed entroterra»

IL PRESIDENTE della fondazione San Giacomo della Marca: «E' avviato il processo democratico pubblico in cui Comuni delle Marche Sud coinvolti nell’arretramento dovranno esprimersi su questa ipotesi. Ciascuno dovrà assumersi una responsabilità pubblica in quanto il non chiedere l’arretramento coincide con il richiedere che l’implementazione avvenga sull’attuale tracciato»

Il cavalcavia dell’A14 a Porto San Giorgio

«Il recente incontro di Autostrade per l’Italia spa con gli stakeholder della Regione ha portato grandi novità. In primo luogo si è vista all’opera la nuova impostazione derivante dal nuovo assetto societario che vede nel dialogo con le comunità locali un punto fondamentale per la realizzazione e gestione di questa infrastruttura. Si tratta di un grande passo in avanti rispetto ad una passata gestione privatistica che, senza particolare attenzione per le comunità, ha creato gravi disagi che potevano essere evitati. Anche per quanto riguarda la realizzazione dei nuovi investimenti il rapporto con le comunità locali è ritenuto centrale tanto che a proposito della implementazione del tratto autostradale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto del Tronto Autostrade spa ha ribadito la volontà di raccogliere le istanze delle comunità locali condividendo un processo che possa portare ad una realizzazione condivisa». A parlare è Massimo Valentini, presidente della fondazione San Giacomo della Marca, che torna sull’arretramento dell’A14.

«Al momento per questo tratto (da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto del Tronto) non è stata fatta alcuna scelta progettuale definitiva, non conoscevano la richiesta di arretramento che i territori hanno espresso, hanno fatto l’esame di una eventuale implementazione sul tratto esistente che ha confermato quello che già si conosceva 15 anni fa, ovvero la realizzazione è molto complessa per la caratteristiche geomorfologiche del territorio. Questa ipotesi prevede un allargamento sull’attuale sede solo nel tratto Porto Sant’Elpidio – Porto San Giorgio, mentre sarebbe necessario andare ad un arretramento nel tratto Pedaso- San Benedetto del Tronto realizzando non distante dall’attuale sito altre tre corsie + la corsia di emergenza con un senso di marcia e l’altra senso di marcia sulla vecchia sede».

«E’ di palese evidenza che questa implementazione non risolve una serie di gravi problemi legati alla sostenibilità di cui soffrono i territori di questa area. Innanzitutto ci sarebbe un’ulteriore consumo di suolo che non comporta benefici duraturi alla comunità. La pressione ambientale sulla costa permarrebbe inalterata non creando una nuova arteria di scorrimento che invece ci sarebbe con l’arretramento di tutto il tracciato declassando l’attuale autostrada a strada statale tangenziale per tutta la costa delle Marche sud. Inoltre non verrebbe creato alcune servizio per la aree interne che soffrono di un grave deficit di sostenibilità per quanto riguarda l’aspetto sociale ed economico. Tali aree dovrebbero continuare ad utilizzare un assetto viario insufficiente per collegarsi alle vie di comunicazione nazionali tutte previste sulla costa, mentre con l’arretramento avremmo i caselli autostradali in ogni vallata delle Marche sud attigui alle zone industriali presenti in ogni vallata. Da ultimo occorre considerare che i tecnici di Società Autostrade hanno stimato che per realizzare questo tipo di implementazione nelle Marche sud occorrono almeno 8 anni per consegnare l’opera. Penso che sia a tutti chiaro che, non avendo alcuna alternativa viaria, sulle strade comunali della costa ci sarebbe l’inferno per 8 anni. E’ accettabile questa prospettiva? Coloro che vogliono risolvere domani i problemi di traffico sull’autostrada hanno considerato questo aspetto? Considerati questi dati di fatto chi si assume la responsabilità di dire “non vogliamo l’arretramento” che invece gli enti sovraordinati potrebbero valutare? Solo con qualche anno in più l’arretramento risolverebbe definitivamente i problemi di sostenibilità sia della costa che delle aree interne. L’arretramento di circa 15 km si attuerebbe infatti con la realizzazione di una Mezzina intervalliva che collegherebbe dalla snodo di Casette d’Ete tutte le vallate dal Chienti al Tronto, ricollegandosi poi al casello della Val Vibrata che già è arretrato rispetto alla costa. Il tracciato dovrebbe passare nelle zone attigue alle zone industriali delle vallate prevedendo in ogni vallata il casello autostradale. I passaggi collinari necessariamente dovrebbero avvenire in galleria e i tecnici potrebbero valutare la possibilità di ridurre le corsie a 4 invece delle sei per ridurre l’impatto ambientale vista la presenza della ex autostrada che raccoglierebbe tutto il traffico costiero. Giustamente il presidente Acquaroli al recente convegno dello scorso 23 maggio a San Benedetto del Tronto ha fatto presente la necessità che la comunità si esprima in tempi brevi e pertanto è avviato questo processo democratico pubblico in cui Comuni delle Marche Sud coinvolti nell’arretramento dovranno esprimersi su questa ipotesi. Ciascuno dovrà assumersi una responsabilità pubblica in quanto il non chiedere l’arretramento coincide con il richiedere che l’implementazione avvenga sull’attuale tracciato alle condizioni sopra evidenziate e ben illustrate da Società Autostrade. Naturalmente il cuore della democrazia è accettare il criterio della maggioranza che tutela la visione di un bene comune rispetto all’imposizione di quanto proposto da una minoranza, tenendo comunque conto che un vero sviluppo territoriale può attuarsi solo accettando una visione di lungo periodo. A prescindere dall’esito di questo processo è importante sottolineare che è attraverso questo lavoro che una comunità cresce e diviene protagonista del proprio futuro».


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