«Dopo l’alluvione quei due ragazzi che si abbracciano sono inno alla speranza»

LETTERA di Giuseppe Fedeli: «E' il ritratto a colori della condizione effimera dell'uomo, che basta un soffio a spegnere. Ma se la vita può venir meno anche improvvisamente, l'amore si erge più forte della morte»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *
«L’amor che move il sole e l’altre stelle. La foto dei due ragazzi innamorati stretti in un abbraccio senza tempo, che si “ergono” sulla fanghiglia e sulla disperazione di una zona devastata dalla forza degli elementi, è un inno alla speranza, ma soprattutto una carezza allo schiaffo della natura matrigna, alla “doglia mondiale” di leopardiana memoria. Anche se in questo caso – sia detto per inciso, dati i limiti di questa riflessione -, imputati sono la cupidigia e la stupidità dell’uomo».
«L’istantanea coglie nella sua essenza l’amore, il sentimento alla base dell’unità triadica buono – bello – vero, su cui poggia ogni civiltà. Ma, sopra ogni altra cosa, l’amore catapulta noi, incamminati sui viali d’autunno, a quelli che erano gli anni giovanili, “quando beltà ridea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi“, cantava in un idillio eterno Giacomo alla sua Silvia. Quella che vediamo è il ritratto a colori della condizione effimera dell’uomo, che basta un soffio a spegnere. Ma se la vita può venir meno anche improvvisamente, l’amore si erge più forte della morte, come diceva in versi indimenticabili John Donne: Death, thou shalt die(Tu, Morte, morirai)».
* giudice di pace

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