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Gestione fiumi, la ricetta di Mercuri: «Manutenzione, interventi strutturali, informazione e meno burocrazia» (Ascolta la notizia)

FIUMI - Sull'attuale stato dei fiumi del Fermano e su come effettuare un'idonea manutenzione degli alvei abbiamo sentito Daniele Mercuri, membro del Consiglio Nazionale Geologi ed ex presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche: «Oltre ai Piani di Bacino è fondamentale formare ed informare la popolazione»

L’Ete all’altezza del ponte della ss16

 

di Alessandro Luzi

La tragica alluvione del 15 settembre che ha colpito il territorio senigalliese ha inevitabilmente acceso i riflettori sullo stato dei corsi d’acqua del Fermano. Nei giorni successivi, infatti, sono fioccate segnalazioni e scatti fotografici di letti dei fiumi colmi di vegetazione spontanea. Ciò preoccupa la popolazione, in primis quanti vi abitano o esercitano la propria professione in prossimità dei torrenti. Effettivamente il colpo d’occhio degli alvei non è rassicurante e secondo Daniele Mercuri, membro del Consiglio Nazionale Geologi ed ex presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, è il momento di agire: «Dopo un prolungato periodo di siccità, come quello che ha contraddistinto l’anno in corso, la vegetazione presente negli alvei o sulle sponde dei corsi d’acqua potrebbe risultare eccessiva e, in determinati casi, costituire un ostacolo al normale deflusso delle acque. In concomitanza di eventi di piena infatti, la vegetazione viva o morta potrebbe essere trascinata dalla corrente per accumularsi successivamente in corrispondenza di ponti o sezioni ristrette, andando a costituire dei veri e propri “tappi”, quasi sempre responsabili dell’esondazione del corso d’acqua. Fino a qualche decennio fa quest’ultimi venivano mantenuti “puliti” dagli agricoltori, mentre oggi la manutenzione non viene più attuata con regolarità e metodicità. È pertanto fondamentale attuare un efficace piano di prevenzione e manutenzione sia dei fiumi, sia del reticolo idrografico minore».

Ascolta la notizia:

Ma come ci si sta muovendo dal punto di vista legislativo in merito a questi ambiti? «Già da parecchi anni abbiamo gli strumenti normativi per un corretto uso del suolo, strumenti non ancora completamente messi in atto: la legge sulla difesa del suolo che risale al 1989 (Legge 183/89 ” Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”) prevedeva infatti la predisposizione di Piani di Bacino: piani territoriali di settore che devono costituire gli strumenti conoscitivi, normativi e tecnico-operativi con i quali pianificare e programmare le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo. Ad oggi sono stati predisposti i soli Piani stralcio di distretto per l’Assetto Idrogeologico (Pai) che provvedono ad individuare le aree a rischio idrogeologico, per le quali assumere le misure di salvaguardia, definendo la perimetrazione delle aree da sottoporre a tali misure. I Piani Stralcio (peraltro in perenne aggiornamento) costituiscono una scelta interinale, in attesa dell’approvazione del vero e proprio Piano di Bacino. Manca anche la copertura completa su tutto il territorio nazionale della carta geologica e di quella geomorfologica. Si comprende pertanto che mancano gli strumenti di base sui quali impostare una corretta ed efficace predisposizione di piani di prevenzione e manutenzione».

Sicuramente un altro fattore determinante riguarda i cambiamenti climatici. Quest’ultimi generano sempre più frequentemente, eventi metereologici intensi e distruttivi, pertanto è necessario adottare strumenti idonei a contenere i rischi: «E’ fondamentale – continua Mercuri – promuovere dei piani di recupero, di adeguamento ai cambiamenti climatici e di manutenzione del sistema fluviale. Questi devono considerare l’intero bacino idrografico perché i fiumi sono in un sistema interconnesso. Sarebbe inutile ed errato intervenire puntualmente. Intanto i Comuni più grandi stanno già predisponendo piani di adattamento ai fenomeni metereologici di elevata intensità e sempre meno occasionali».

Daniele Mercuri

L’intricato apparato burocratico certamente non agevola le opere di manutenzione e molto critico a riguardo è anche il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro. La burocrazia è preziosa per la tutela del bene pubblico, però spesso sembra un labirinto di Cnosso in cui si manifestano situazioni kafkiane: «Un suo snellimento è necessario in quanto, in alcuni casi, determina un allungamento dei tempi per l’avvio delle opere strategiche volte alla mitigazione della pericolosità – spiega Mercuri – Siamo chiamati ad affrontare nuove dinamiche sulle quali vanno calibrati e adeguati i piani di manutenzione e gli interventi da attuare per la mitigazione. Dopodiché è necessario un coordinamento fra gli enti pubblici e va potenziata tutta la Pubblica Amministrazione dal punto di vista tecnico per favorire una politica di manutenzione più adeguata».

Inoltre, secondo Mercuri, va attuata una efficace e diffusa politica di formazione ed informazione: la popolazione deve essere informata ed educata sui comportamenti da tenere in caso di esondazione: «Agli interventi strutturali per la mitigazione (e non “annullamento” precisa) del rischio vanno affiancate le opere non strutturali, come per esempio le campagne di formazione e informazione dei cittadini. In analogia a quanto già avviene per gli eventi sismici, tali campagne di formazione devono riguardare anche i fenomeni atmosferici. È indispensabile incrementare l’efficacia delle politiche di comunicazione concernenti i casi di emergenza ed attuare miglioramenti ed aggiornamenti al sistema di allertamento con la previsione e l’adozione di dispositivi specifici e tecnologici che possano, in caso di eventi intensi, allertare la popolazione; ad esempio si potrebbe prevedere, in corrispondenza dei ponti, l’applicazione di sensori legati ad un impianto semaforico che si attivano qualora il livello dell’acqua superi la soglia di sicurezza».

Insomma, serve lavorare ancora molto per avere una solida progettualità complessiva di gestione del territorio. Intanto, come sollecitato da Mercuri, è quanto mai necessario attivare le opere di manutenzione della flora degli alvei per mitigare il rischio di esondazione nei prossimi mesi. Allo stesso tempo urge implementare la prevenzione del rischio e la gestione dei fiumi attraverso la predisposizione di un Piano di Bacino idoneo alle caratteristiche del territorio, perché “nel 2022 non si può morire di pubblica negligenza”.


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