di Giorgio Fedeli
Mancano quasi tre anni alle nuove elezioni amministrative di Fermo. Un’enormità per chi mastica o si occupa di politica. Ma già nella città capoluogo di provincia iniziano a circolare i primi nomi di papabili candidati alla poltrona di primo cittadino per il post-Calcinaro. L’attuale sindaco di Fermo, infatti, dopo il suo primo mandato, nel settembre del 2020 ha stravinto le elezioni con un plebiscitario 70%. E certamente non sarà facile emularlo. Ma c’è chi pensa già a cavalcare l’onda lunga del suo successo.
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LA CORSA A TRE…ASSESSORI
E i primi rumors si sollevano proprio dalla sua giunta dove spiccano (nel toto-candidati, si intenda) i nomi di tre assessori che non disdegnerebbero di provarci dopo aver rivestito a lungo il ruolo di delegati: stiamo parlando di Alessandro Ciarrocchi, Alberto Maria Scarfini e Mauro Torresi.
Tre ‘luogotenenti’ di Calcinaro che però sarebbero pronti a fare il salto di livello vestendo la fascia tricolore. Il primo ha in mano l’ambiente, un assessorato su cui da sempre si spende molto. Ciarrocchi, nutrendo anche le simpatie, e c’è chi dice ricambiate, di una parte del centrodestra, potrebbe provare la corsa alla poltrona di primo cittadino, a maggior ragione se dovesse ricevere l’imprimatur (magari anche non ufficiale, e in questo caso sarebbe più un beneplacito) dello stesso centrodestra fermano.
In giunta siede anche Alberto Maria Scarfini, mister 610 preferenze all’ultima tornata elettorale (un record soffiatogli di 17 preferenze dal collega Mirco Giampieri che, però, al momento non compare tra gli eventuali competitor), e anche lui non disdegnerebbe la candidatura. Forte di assessorati di peso, in termini di bacino elettorale (Scarfini ha la delega allo sport, oltre a quelle alle politiche giovanili e al bilancio) è da sempre considerato uno tra i fermani più vicini all’attuale sindaco, e sarebbe pronto a giocarsi la carta della matrice squisitamente civica. Un’arma in più qualora si dovesse puntare su una campagna elettorale senza soluzione di continuità sul solco del ‘calcinarismo’ che in città ha funzionato, eccome.
E poi c’è Mauro Torresi. Vicesindaco con deleghe alla polizia locale, alla sicurezza, al territorio e soprattutto al commercio. Periodo non facile per quest’ultimo settore ma certo non per dinamiche cittadine. Lui potrebbe far valere l’appoggio di FdI. Non è certo un mistero che da anni Torresi è un uomo che il partito della Meloni considera suo punto di riferimento in amministrazione. Lo considerava tale quando i meloniani erano a una sola cifra percentuale. Oggi, invece, Fratelli d’Italia è il primo partito a livello nazionale, conta sul premier Meloni e sul governatore Acquaroli. Elementi di cui Torresi, almeno politicamente, potrebbe approfittare. Centrodestra, si diceva. Formalmente oggi l’unico partito rappresentato in Consiglio è la Lega. Il Carroccio troverà la quadra con gli altri alleati su una candidatura unitaria o deciderà di correre in solitaria come alle ultime elezioni? Nel partito di Salvini si profila un Lorenzo Giacobbi bis o è giunto il momento di provare la carta Gianluca Tulli? E allora Luciano Romanella? Non ce ne voglia ma nonostante la sua lunghissima militanza amministrativa (è il decano dell’assise fermana) non ha mai mostrato troppo interesse a provare la strada della candidatura a sindaco.
INCOGNITA CALCINARO
E dell’attuale sindaco che ne sarà? Sul futuro di Paolo Calcinaro, che ovviamente non potrà per legge, candidarsi per la terza volta alla guida della sua città, potrebbe profilarsi una candidatura alla Regione. Con chi? A sinistra lo ‘tacciano’ di essere un uomo di destra. A destra, vedasi Lega, rimarcano che il suo appoggio, come nel caso delle recenti elezioni politiche, sia stato solo di facciata. Un uomo corteggiato per le elezioni provinciali dal Pd ma con cui il rapporto si è incrinato. E la ferita non sembra ancora minimamente rimarginata. Perché tirare in ballo i partiti, dunque? Legittimo chiederselo. Ma il motivo è semplice: tentare la strada elettorale ultracomunale da civico è praticamente una mission impossible. Certo a quale partito non farebbe gola un sindaco di capoluogo di provincia che sistematicamente appare in cima alla classifica dei sindaci più amati d’Italia? Vero. Ma è anche vero che un Calcinaro difficilmente entrerebbe in una qualsiasi compagine da gregario, da seconda scelta. E con le caselle elettorali che si riempiono con una facilità disarmante, tra coloro che rivendicano militanze di lungo corso e i ‘cavalli di razza’, il suo nome rischierebbe di creare qualche malcontento, almeno dalla compagine degli esclusi. Trovare uno spazio adeguato, una candidatura blindata non dovrebbe essere comunque troppo complicato per il primo cittadino. Ben altra cosa sarà pronunciarsi su chi a suo avviso potrebbe rappresentare il suo degno erede. E conoscendo Calcinaro, sarà molto probabile che manterrà un profilo super-partes, senza endorsement. Insomma ecumenico.
IL CENTROSINISTRA
E poi, ovviamente, c’è l’universo di sinistra, che spazia dal Pd a Articolo Uno, dalle anime di sinistra sparpagliate nelle varie liste civiche, a partire da quella più rossa che siede in Consiglio come è ‘La città che vogliamo’ dell’ex Pd Manolo Bagalini e Nicola Pascucci. In casa dem sono già in corso da mesi incontri e riunioni. Che non si voglia arrivare alle urne col fiato corto come successo a Porto San Giorgio? Legittimo. E qui spunta un primo nome, quello dell’attuale presidente del Consiglio Francesco Trasatti, ex vice del primo Calcinaro, assessore, un amministratore che da anni raccoglie consensi e apprezzamenti in città, anche per l’eredità lasciata da assessore, appunto, nel rilancio di Fermo. E, sì, contatti tra lui e il Pd ci sono già stati.
Ma in casa Pd iniziano a girare anche altri due nomi, più ‘vicini’ alla matrice originale dem: quello dell’attuale consigliere regionale Fabrizio Cesetti e quello dell’ex direttore di Area vasta 4, Licio Livini. Cesetti è l’esempio di homus administrator. Ha ricoperto praticamente tutti i ruoli di amministratore: consigliere comunale, assessore (anche regionale al Bilancio), sindaco, presidente della Provincia, parlamentare, oggi consigliere regionale. E da mesi sta battendo il ferro sulla comunicazione con obiettivo proprio la città di Fermo. Che stia preparando il terreno in vista di una candidatura?
Si diceva anche di Licio Livini. Simpatizzante (mai lo ha nascosto) del Pd, ex direttore di Area vasta 4. Difeso a spada tratta proprio dai dem (senza successo, ovviamente) quando è andato in rotta di collisione con l’attuale assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini. E da lì la defenestrazione dalla direzione dell’Av4 è storia nota a tutti. Un uomo su cui il Pd potrebbe scommettere proprio per la maturata esperienza amministrativa in ambito sanitario, in un’epoca in cui la sanità fagocita oltre l’80 per cento del bilancio regionale, una sanità che sarà cruciale nei prossimi mesi e anni proprio a Fermo, a partire dall’avviamento del nuovo ospedale di Campiglione.
Nessuna donna, vero, al momento è finita nei radar del toto-candidati. E certamente, ce lo si augura, potrebbe essere solo una questione di prematurità dei tempi anche se in passato c’è stato chi, sempre nell’alveo del centrosinistra a guida Pd, non avrebbe disdegnato puntare sull’ex dirigente scolastica Margherita Bonanni. Stimata per la sua carriera scolastica, eletta consigliera comunale nel 2015 con la lista ‘Io Scelgo Fermo’ in appoggio al candidato sindaco Pasquale Zacheo, e attuale past-presidente del Rotary proprio di Fermo. Insomma, al netto di fisiologiche scremature che arriveranno nel corso dei mesi, anzi degli anni che dividono i fermani dalle urne, qualche nome di peso inizia già a circolare. E le manovre silenti già in atto lasciano presagire una campagna elettorale frizzante in cui l’assenza di Calcinaro (almeno come candidato) potrebbe facilmente livellare i competitor.
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