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L’eroina spacciata in Riviera arrivava dal Fermano: in carcere un 30enne

SAN BENEDETTO - Il giovane si recava nella vicina provincia con frequenza quasi quotidiana per approvvigionarsi di droga. Una seconda ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere al 26enne tunisino accusato di aver ucciso ad agosto un connazionale a Civitanova. Nella stessa operazione sono state denunciate altre cinque persone. Indagini condotte dal locale Commissariato di Polizia e coordinate dalla Procura della Repubblica di Ascoli

 

I poliziotti del Commissariato di San Benedetto, a conclusione di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Ascoli, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare.

Hanno arrestato un 30enne di Porto d’Ascoli e notificato lo stesso provvedimento, ma in carcere, al 26enne di origine tunisina Saidi Haitem, arrestato lo scorso agosto a Porto Sant’Elpidio, dove si era nascosto dopo aver ucciso a Civitanova Marche, il connazionale Rached Amri di 30 anni. Un delitto maturato negli ambienti legati al traffico di sostanze stupefacenti.

Sia il 30enne di Porto d’Ascoli che il tunisino sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in detenzione ai fini di spaccio e spaccio di droga. Nello specifico, eroina purissima.

Nel corso delle indagini della Polizia, durate tre mesi, è emersa l’esistenza di una redditizia attività di spaccio di eroina. I clienti erano la quasi totalità dei tossicodipendenti che gravitano in Riviera. Il 30enne di Porto d’Ascoli con frequenza quasi quotidiana si recava nel Fermano per gli approvvigionamenti, acquistando dallo spacciatore tunisino la droga da rivendere dopo essere stata “tagliata”.

Dalle indagini è anche emerso che era lo stesso tunisino, ovviamente prima di finire in carcere, a trasportare ingenti quantitativi di eroina. A volte, invece, venivano utilizzate altre persone che sono state comunque identificate nel corso delle indagini. A più riprese è stato sequestrato un chilo e mezzo di eroina.

 

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ascoli, è stata condotta con l’ausilio anche di gps, video, intercettazioni telefoniche e ambientali. Alla fine i poliziotti hanno raccolto prove a carico di sette persone (i due in carcere e cinque denunciati) acquisendo numerosi riscontri sulle loro responsabilità. A quel punto la Procura ha richiesto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ascoli l’emissione delle due ordinanze di misure cautelari e delle cinque denunce.

 

Il 30enne è stato arrestato nella sua abitazione di Porto d’Ascoli dove si trovava in regime di domiciliari. Insieme ai poliziotti, nell’occasione, hanno operato anche le Unità cinofile della Guardia di Finanza di San Benedetto. E’ stato condotto nel carcere di Ascoli, dove si trova già il 26enne tunisino. In sede di interrogatorio di garanzia, entrambi potranno ovviamente fornire la loro versione dei fatti.


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