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L’augurio di Natale dell’arcivescovo Pennacchio: «Lasciatevi incontrare da Dio» (Videointervista)

FERMO - Il vescovo Rocco Pennacchio ai microfoni di Radio Fm1 ha fatto il punto sull'anno appena trascorso e sull'operato dell'Arcidiocesi di Fermo tracciando la rotta per le nuove sfide da affrontare. Gli auguri per un sereno Natale
Ai microfoni di Radio Fm1 il vescovo di Fermo Rocco Pennacchio

Il vescovo Rocco Pennacchio

di Francesco Silla

«La Diocesi è come una grande famiglia, quella dei figli di Dio che vivono, nel nostro caso, in una porzione di terra molto ampia, che comprende oltre all’intera provincia di Fermo anche una buona fascia di quella di Macerata e alcuni Comuni del Piceno. Dobbiamo pensare alla vita di una diocesi attraverso la nostra esperienza di chiesa, e quindi chi frequenta la parrocchia sa che sono piccoli mondi che abitano in comunità e fraternità» Inizia così il vescovo dell’Arcidiocesi di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, ai microfoni di Radio Fm1, intervistato ieri dal direttore Giorgio Fedeli, nel suo messaggio di Natale ai diocesani.

Quello passato è stato un anno di ripresa dopo il periodo Covid, in una comunità che da un lato ha sperimentato il desiderio di ricominciare, di ritrovarsi, di organizzare iniziative pubbliche, ma anche una comunità che ha dovuto confrontarsi con un impoverimento della popolazione dovuto ai rincari energetici. Non bisogna poi dimenticare i profughi provenienti dall’Ucraina. «Queste sfide sono quelle che, come Diocesi, abbiamo affrontato con grande forza di volontà, nel darsi da fare per l’annuncio del vangelo».

Il vescovo ha poi continuato parlando del Sinodo voluto da Papa Francesco: «I lavori procedono. I Papi convocano periodicamente dei Sinodi, riunioni di circa un mese in cui tutti i vescovi del mondo affrontano dei temi che si ritengono urgenti. Ogni volta, prima del Sinodo, il Papa chiede un parere alle diocesi di tutto il mondo. Quello attuale non è passato certo inosservato perché il Papa ha chiesto il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio. Il tema sarà sulla natura della Chiesa. Dobbiamo provare a pensare a una Chiesa più fraterna, comunitaria e responsabile, che riesca a coinvolgere maggiormente la gente intorno alla vita cristiana. Dobbiamo quindi raccogliere ed ascoltare testimonianze su come l’istituzione ecclesiastica viene percepita, dentro e fuori dalla diocesi e dalla comunità. Questo obiettivo è in linea con la visione di Papa Francesco, che viene da una chiesa di popolo come quella argentina».

«Da due anni tutti stiamo lavorando alacremente su questo progetto con molto impegno. Abbiamo scoperto che la Chiesa lavora molto bene al proprio interno – ha continuato il suo intervento l’arcivescovo – e bisogna far incontrare il vangelo con la vita delle persone. Se non fossimo certi che il vangelo ha qualcosa da dire alla vita delle persone normali, allora il nostro ruolo sarebbe superfluo».

L’arcivescovo ha rivolto poi lo sguardo al Natale: «Il ruolo della Chiesa in feste come il Natale e la Pasqua non può che essere di incoraggiamento alla speranza. Non una speranza fatua, ma un sentimento che nasce dalla certezza che la fede è inserita nella nostra vita e che il Signore ci accompagna, soprattutto in questi momenti di difficoltà. Se penso ai due Natali passati, penso alla forza che abbiamo avuto nel trascorrere quei momenti di difficolta e di malinconia. Quest’anno, nonostante la crisi, la celebrazione ci porta un senso di tranquillità. Ho fiducia nella naturale capacità di resilienza dei marchigiani, che sanno tenere insieme uno stile di sobrietà senza essere austeri. Il circuito deve essere virtuoso. Dobbiamo saper spendere senza esagerare, vivendo un Natale tranquillo in famiglia».

Monsignor Pennacchio si concentra poi sulla crisi economica ed energetica: «Il mio timore è per gli effetti a lungo termine. Questo periodo, dicono gli analisti, è frutto di speculazione. Gli speculatori che giocano sulla pelle della povera gente che deve pagare le bollette, se la vedranno con Dio. È una grossa responsabilità e un peccato grave, quello di approfittarsi dei poveri. E purtroppo chi specula sulla pelle dei poveri, dovrebbero sentirsi mordere nella coscienza. La Chiesa sta sperimentando come questa crisi stia penetrando nel nostro territorio. Lo sperimenta la Caritas, che quest’anno ha avuto un aumento importante degli ascolti delle persone in difficolta e dei contributi per sopravvivere. Sono aumentate le persone impoverite. Tante situazioni purtroppo non vengono a galla perché la vergogna talvolta non fa accostare la gente all’accoglienza. Ricordo che in diocesi abbiamo attive due mense e due dormitori a Fermo e a Civitanova. Credo che, allo stesso modo, anche che gli istituti bancari debbano essere propositivi. Questi interventi rientrano nel messaggio e nell’obiettivo del Sinodo indetto da Papa Francesco. Ascoltare la realtà, intervenire e operare in essa. Questo porta a scoprire l’anima caritatevole della Chiesa».

Il vescovo ha poi voluto introdurre la prossima Giornata della Gioventù: «Si terrà a Lisbona, dove sicuramente ci saranno tanti pellegrini italiani. Noi abbiamo trovato una formula per cui accompagneremo 150 ragazzi che vorranno aderire attraverso una forma di trasporto mista, in autobus fino a Roma, poi in aereo fino a Madrid e poi di nuovo in autobus fino a Lisbona».

Infine, ha lanciato degli appuntamenti importanti, che iniziano domani. Riparte, infatti, l’adorazione eucaristica perpetua nella Chiesa della Pietà e in agenda c’è anche il ricordo del beato Antonio Grassi: «La data liturgica del Beato Antonio Grassi è il 15 dicembre. Celebriamo però la festa la domenica successiva. Quella di Grassi è una figura importante della nostra comunità, un protagonista del suo tempo. È in programma anche una biografia. L’altra iniziativa è la ripresa dall’adorazione eucaristica perpetua. Con la collaborazione del rettore della Chiesa della Pietà, Don Michele Rogante, la riapriremo ed assumerà il ruolo di adorazione eucaristica perpetua. Domani, alle 17 ci sarà una messa in duomo, e poi scenderemo verso la Pietà. Ci sono già 250 persone che hanno aderito per adorare 24 ore su 24 l’ostia consacrata».

L’arcivescovo Pennacchio ha concluso l’intervento con un ultimo messaggio: «Il Cristianesimo è, delle religioni più importanti, l’unica fede che crede in un Dio che si fa uomo. Questo significa che il Signore non sceglie di rimanere nei cieli, ma si contamina della vita degli uomini. L’augurio che voglio presentare a tutti è quello di lasciarsi incontrare da Dio. È un incontro che dà senso alla nostra vita, che ci eleva a valori più alti che per noi sono ancora importanti. Dobbiamo cercare di favorire l’accoglienza, la fraternità e la pace, che in ogni modo che in ogni modo dobbiamo cercare di favorire»».


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