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Esodo dei pazienti verso l’Emilia Romagna, fenomeno destinato a crescere. Si “emigra” anche per cure banali

L'INTERVENTO di Claudio Maria Maffei - La Regione non ha seguito la strada di altri enti che hanno scelto di fare accordi per limitare la mobilità, e ha messo un tetto alle strutture private per limitare il numero di chi si viene a curare da fuori

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

Una delle “fisse” della nuova Giunta regionale delle Marche è la riduzione della mobilità passiva, ovvero dei costi sostenuti dalla Regione per pagare l’assistenza data ai marchigiani dalle altre regioni. Infatti ogni cittadino marchigiano può rivolgersi in caso di bisogno e di sua scelta a qualunque struttura pubblica e privata convenzionata d’Italia. Il fenomeno della mobilità passiva ha un elevato valore economico per le Marche. Solo per i ricoveri il saldo tra il valore della mobilità passiva e quello della mobilità attiva (relativo cioè a chi dalle altre Regioni viene a ricoverarsi nelle Marche) è stato di 21,16 milioni (cifre arrotondate: 100,3 in uscita e 79,1 in entrata). Questo saldo è stato più del doppio di quello del 2020 in cui a causa della pandemia lo spostamento tra regioni anche per motivi sanitari si è ridotto. Nel 2021 il saldo è tornato ai valori del 2019, ma nel 2022 e negli anni prossimi il suo valore è destinato ad aumentare.

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Andamento del valore dei ricoveri in mobilità attiva e passiva delle Marche negli anni 2017-2021 (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

Infatti, oltre la metà della mobilità passiva delle Marche è verso le Regioni vicine e soprattutto verso l’Emilia-Romagna. Mentre le altre Regioni si stanno mettendo d’accordo tra loro in modo da limitare gli scambi di mobilità, le Marche questi accordi non li hanno fatti e quindi le strutture pubbliche, ma soprattutto private, dell’Emilia-Romagna stanno dando grande spazio al loro mercato marchigiano per il quale non hanno limiti di budget.

Per ironia della sorte, o meglio per le idee opinabili della nostra Giunta, le strutture private della nostra regione che ci garantiscono almeno la metà del valore della nostra mobilità attiva (nel 2021 più di 40 milioni sui quasi 80 totali) non potranno godere di analoga libertà verso le altre regioni perché la Giunta gli ha imposto finora un tetto per la produzione di ricoveri in mobilità attiva: i marchigiani possono uscire quanto vogliono e andare dove vogliono, ma nelle Marche gli “arrivi” di chi si vuole ricoverare nelle case di cura private sono contingentati. E i marchigiani vorranno uscire sempre più visto che le strutture pubbliche sono in crisi e quelle private hanno avuto una riduzione di budget.

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Valore della mobilità passiva per ricoveri delle Marche negli anni 2017-2021 distinta per tipo di ricovero. In rosso c’è la “mobilità di prossimità inaccettabile” ovvero quella verso regioni vicine per motivi “banali” (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

Solo pochi giorni fa l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, ha dichiarato che il suo sogno è attrarre mobilità dall’Emilia Romagna. Dopo il sogno scoprirà che si sta favorendo la mobilità verso l’Emilia-Romagna (e le altre regioni), non solo per malattie ed interventi importanti, ma anche per cure che le Marche dovrebbero tranquillamente garantire ai propri cittadini. Nel 2021 dei circa 100 milioni di mobilità passiva per ricoveri, 16,3 corrispondono ad una mobilità di prossimità inaccettabile e cioè a ricoveri nelle regioni vicine per patologie e soprattutto interventi ritenuti banali, ma di cui i cittadini hanno bisogno. Un dato simile a quello degli anni precedenti in cui pure la giunta Ceriscioli non si preoccupò di fare accordi con l’Emilia-Romagna.

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Regione di destinazione dei ricoveri in mobilità passiva delle ex Aree vaste delle Marche, nel 2019 (Fonte: Regione Marche. Il dato non è stato più aggiornato)

Purtroppo anziché occuparsi di questi problemi, la giunta preferisce giocare a Risiko con le nomine dei direttori generali, un gioco che nemmeno riesce a finire. Vuol dire che pensa che non ci sia niente di meglio da fare e quando fa, produce qualcosa come il taglio del budget ai privati proprio quando c’è più bisogno del loro supporto.

L’Emilia-Romagna non lo fa per con i marchigiani che lì trovano una risposta ai loro problemi di salute.

*Medico ed ex dirigente sanitario in pensione


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