L’acquedotto del Tenna: una storia di alta ingegneria idraulica

FERMO - L'acquedotto del Tenna, dopo quello del Polesio, permise di approvvigionare la città di Fermo attraverso la captazione di acqua dal fiume Tenna. Con quattro pozzi previsti nel progetto di massima del 1923, il Comune di Fermo aveva dato vita ad un'opera di alta ingegneria idraulica.

(foto diffusa dall’Arcidiocesi di Fermo)

«E’ già trascorso quasi un anno dacché fu iniziato il servizio del nuovo acquedotto del Tenna, nel giorno augurale della Madonna dell’Assunta, la patrona di Fermo. Le campane del Tempio maggiore scioglievano il loro inno di gloria all’elevazione del Pontificale, quando il podestà, comm. Giovanni Longo, dinanzi al Tempio stesso, sulla cui torre è situato il serbatoio d’arrivo, apriva la saracinesca per dare la nuova acqua alla Città. Egli, in quel momento, doveva sentirsi ben soddisfatto dell’opera realizzata, invero fascisticamente, con tenace proposito e con piena coscienza delle vitali necessità cittadine, sorretto sempre dalla fiducia dei colleghi dell’Amm.ne, tra i quali primo l’ill.mo signor avv. G. Properzi, V. Podestà, e coadiuvato efficacemente dal Segretario generale, cav. uff. G. Gazzoni, e dai dipendenti Uffici, nello espletamento sagace e sollecito delle difficoltose pratiche di approvazione e finanziamento dell’opera.

Nei primi mesi però il beneficio grande del nuovo acquedotto non risultò, perché la maggior parte dell’acqua andava perduta attraverso tutte le erogazioni pubbliche e private, che da tempo non funzionavano e per ciò lasciate aperte. Perdeva inoltre la rete interna di distribuzione, ormai logora e vecchia, oltreché insufficiente. Ma oggi, regolato già abbastanza questo servizio di distribuzione merce l’opera attiva dell’Ufficio tecnico comunale, l’esercizio dell’acquedotto procede regolarmente e si può bene affermare che l’opera ha superato vittoriosamente la prova del fuoco. Ebbesì un periodo di forte magra, al principio, dovuto alla secca estivo – autunnale e poi un periodo di piene eccezionali nel dicembre. Però l’acqua si mantenne sempre abbondante in magra, e durante le forti piene del Tenna, per quanto salita di livello, mai presentò alcun segno d’intorbidimento per diretta mescolanza». Con queste parole, tratte dal volume “Nel Piceno Pittoresco percorso dalla nuova ferrovia elettrica F.A.A. da Porto San Giorgio, per Fermo, Servigliano fino ad Amandola- Raccolta di articoli illustrativi a cura del prof. A. Paolini” – Fermo 1928, si dava conto del nuovo acquedotto del Tenna che, dopo quello del Polesio del 1896, permise una maggiore disponibilità della risorsa idrica per tutti i cittadini fermani.

L’opera di captazione del fiume Tenna è infatti un opera dei primi del ‘900 che merita particolare trattazione in quanto frutto di un’opera di alta ingegneria, oggi catalogata come archeologia industriale. Durante la prima guerra mondiale il territorio fermano iniziò a soffrire di siccità idrica. La progettazione e la realizzazione dell’impianto idrico del Tenna risolse tali difficoltà. Il primo progetto di massima fu presentato nel 1923. Ma quali sono le sue caratteristiche tecniche? Il nuovo impianto era collocato nella località denominata “Cartiera”, oggi in località Molini di Tenna, in prossimità della scuola primaria.
L’impianto era costituito da quattro pozzi di tubazione in acciaio Dn 250 mm ed uno di Dn 3000 mm; i pozzi si distanziavano circa 50 metri l’uno dall’altro e la loro profondità era di circa 11-13 metri. L’acqua veniva pertanto sollevata con due pompe idrauliche fino al torrione del Duomo di Fermo. All’interno di quest’ultimo era presente un serbatoio idrico che fungeva da deposito, dal quale partivano le condotte di distribuzione che alimentavano la città di Fermo.

di Virginia Recanati, Ingegnere e manager dei beni culturali, curatrice del sito blogidraulicaantica.org.

foto di copertina tratta dal volume “Nel Piceno Pittoresco percorso dalla nuova ferrovia elettrica F.A.A. da Porto San Giorgio, per Fermo, Servigliano fino ad Amandola- Raccolta di articoli illustrativi a cura del prof. A. Paolini” – Fermo 1928.


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