di Sandro Renzi
Tirano un sospiro di sollievo i balneari dopo aver appreso che la maggioranza di Governo è pronta a votare una miniproroga per far slittare di un altro anno l’attuazione della direttiva Bolkestein. Non è certo la soluzione ai loro problemi, ma confidano che in questo lasso di tempo si possa trovare uno strumento in grado di salvaguardare le 30mila aziende italiane che operano in questo settore. Stop alla scadenza delle concessioni per altri dodici mesi, dunque, e via libera ad una miniproroga di altri cinque per disciplinare le gare istituendo un tavolo per la mappatura.
E’ questa, in sostanza, la sintesi del provvedimento che, se votato, consentirebbe ai ministeri ed alla Regioni di avere più tempo a disposizione per dipanare la matassa. In fondo i termini per l’emanazione dei decreti attuativi (previsti in scadenza il 27 febbraio) sono di fatto ormai chiusi e la maggior parte dei Comuni costieri non ha neanche approntato le migliaia di gare previste. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe Confcommercio è cautamente ottimista. «Auspichiamo che questa miniproroga serva non per applicare norme “pasticciate e frettolose”, ma per adottare, finalmente, con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, quella soluzione strutturale e definitiva annunciata giorni fa dal presidente Giorgia Meloni». Balneari, e sono tanti quelli che lavorano tra Campofilone e Porto Sant’Elpidio, per i quali è altresì necessario superare la disciplina varata dal precedente Governo «che presenta molteplici criticità foriere di gravi conflitti istituzionali, (come la pianificazione di esclusiva competenza regionale), e di un esteso contenzioso in danno dei Comuni (come la nullità degli atti già rilasciati). Ci aspettiamo che tutti affrontino con senso di responsabilità e senza polemiche strumentali la questione che riguarda un modello di balneazione attrezzata che il mondo ci invidia, costituito da decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori che rischiano di perdere la propria azienda» ha aggiunto Capacchione all’Agenzia Ansa. Romano Montagnoli, presidente provinciale del Sib auspica a questo punto una riforma organica del settore. «Chiedevamo l’abrogazione degli articoli sulla concorrenza, le gare, come detto più volte, non ci piacciono. Comunque prendiamo atto di questo passo avanti anche se la direzione sembra ormai definita ed è quella di mettere le concessioni all’asta». Così in effetti si sa andando avanti da almeno una dozzina di anni con gli operatori sotto alla spada di Damocle della direttiva europea.
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