Angela Serafini: «Esultano per l’inaugurazione dell’ex Gigli, ma volevano raderlo al suolo»

PORTO SANT'ELPIDIO - Il gruppo critico per il polo culturale: «Ospiterà un'accozzaglia di attività, doveva rimanere teatro, quella era la sua destinazione naturale»

«Gli amministratori comunali inaugurano con enfasi  l’inaugurazione del Polo culturale Beniamino Gigli. Sono tutti orgogliosi di restituire “il bene vincolato alla città” e di aver “ridato vita al Gigli”. Purtroppo dimenticano tutti che volevano raderlo al suolo, perchè era mostruoso e ingombrante».

Lo fa notare Angela Serafini insieme al suo gruppo, ricordando le battaglie di cui è stata protagonista negli anni passati per evitare che l’ex cineteatro venisse abbattuto. «Il vincolo che hanno dovuto subire, non venne visto, dal sindaco di allora (erano i tempi dell’amministrazione Andrenacci), come una grossa opportunità da sfruttare, ma come un ostacolo da eliminare. Il teatro è stato svilito, snaturato, cambiato. Era fruibile da tutti, in ogni occasione: ampio, versatile, di bella presenza, collocato in una vera piazza ricca di verde, di una vera fontana e di tanta gente».

La Serafini avrebbe preferito una diversa destinazione per l’immobile, che «doveva tornare teatro polifunzionale, restaurato in modo conservativo, diffondere cultura e dare lustro alla città, non solo per la bellezza architettonica,
ma anche per gli spettacoli che avrebbe ospitato. Invece non è tornato teatro e non è l’ombra di ciò che era e poteva tornare ad essere. Al suo interno ci sono diverse attività, un’accozzaglia di cose senza definizione né personalità. Ora il Gigli viene chiamato “Polo culturale” per la presenza di una biblioteca per giovani, di una saletta per incontri e di un’ampia zona commerciale nella parte restante del piano terra. Probabilmente il vero polo culturale sarà il commerciale».

Secondo il gruppo, «il teatro era già patrimonio di tutti noi, per questo chiedevamo di riaverlo come tale. Una amministrazione sensibile e lungimirante questo avrebbe fatto, in tal modo avrebbe rispettato i concittadini, i progenitori, la storia della città e il suo futuro. I nostri amministratori in realtà non hanno salvato loro il Gigli; non lo hanno restaurato e tanto meno in modo conservativo; non lo hanno riportato agli usi per cui era nato come dettato dallo stesso Ministero; non hanno agito secondo le richieste e le aspettative dei cittadini. Ancora più grave è che una cosa pubblica sia stata pagata con un grosso mutuo a carico della cittadinanza».


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