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Impianti fotovoltaici, al via l’iter per la proposta di legge che ne disciplina la realizzazione

IL PROVVEDIMENTO, depositato da Fabrizio Cesetti, era molto atteso dopo le accese proteste contro la realizzazione di impianti agri-fotovoltaici nella zona di Colle d’Ete, ai confini tra Belmonte Piceno e Servigliano. Il consigliere dem: «Dobbiamo evitare che le Marche siano terra di conquista per gli speculatori stranieri»
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Fabrizio Cesetti

La III commissione consiliare permanente ha nominato questa mattina i relatori della proposta di legge depositata dal consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti riguardante le “Norme per la valorizzazione dei beni ambientali, paesaggistici e rurali della Regione Marche e per la disciplina della realizzazione di impianti fotovoltaici”. A presentare la legge in aula saranno lo stesso Cesetti e il consigliere Giacomo Rossi.

Parte così l’iter di un provvedimento molto atteso dalla comunità marchigiana, specie dopo le accese proteste contro l’ipotesi di realizzare impianti agri-fotovoltaici che di recente hanno interessato il comune di Sant’Angelo in Vado, nel pesarese, e la zona di Colle d’Ete, ai confini tra Belmonte Piceno e Servigliano, nel fermano. Proprio su quest’ultimo caso, Cesetti aveva già presentato il mese scorso una mozione, che sarà discussa dall’Assemblea martedì prossimo, volta a impegnare la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per scongiurare la realizzazione di un impianto agri-fotovoltaico e salvaguardare il valore di quella porzione di territorio, il suo ecosistema agro-ambientale e il suo valore turistico.

Ora, però, il consigliere del Partito Democratico ha deciso di alzare il tiro per permettere alla Regione Marche di dotarsi di una vera e propria legge che disciplini in maniera chiara il tema, ponendo fine alla logica dell’emergenza che, di volta in volta, costringe Comuni e popolazioni locali a mobilitarsi all’ultimo momento contro le speculazioni economiche sul patrimonio paesaggistico e le energie rinnovabili, messe in atto spesso da società estere.

«A causa di alcune lacune presenti nella legislazione nazionale – afferma Cesetti – le Marche sono diventate terra di conquista per molte società straniere che vengono qui a realizzare impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra, minando la qualità ambientale e la capacità produttiva dei nostri agricoltori, con conseguente devastazione di siti ed ecosistemi che invece costituiscono punti di eccellenza ambientale. Esercitando le prerogative attribuitegli dall’articolo 117 della Costituzione, la Regione ha il diritto, e soprattutto il dovere, di tutelare il proprio patrimonio naturale e culturale, i beni paesaggistici individuati dal Piano paesistico ambientale regionale, nonché dai Piani delle Province e dei Comuni, nell’ottica di difendere e migliorare la qualità della vita dei cittadini, pur riconoscendo ogni forma di divulgazione, promozione e incentivazione dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili».

«Per tale motivo – spiega il consigliere dem – la legge che ho presentato dà alla Regione la facoltà di individuare le aree idonee e non idonee meno alla realizzazione di impianti fotovoltaici. All’individuazione si procederà tenendo conto sia degli interessi coinvolti dalla realizzazione degli impianti stessi, in funzione soprattutto del conseguimento degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili previsti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, sia dei valori di tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico-artistico, delle tradizioni agroalimentari locali e della biodiversità, e anche in coerenza con l’obiettivo del consumo di suolo zero entro il 2050 e della lotta ai cambiamenti climatici».

Tra i siti con indicatori di idoneità all’installazione di impianti fotovoltaici, la legge individua: le aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, incluse quelle dismesse; i terreni agricoli abbandonati o incolti che non siano stati destinati a uso produttivo da almeno cinque annate agrarie; le superfici di tutte le strutture edificate, compresi capannoni industriali e parcheggi secondo soluzioni progettuali volte ad assicurarne la funzionalità; le aree interessate da discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati, da miniere, cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento, i siti dove sono già installati impianti della stessa tipologia e in cui vengono realizzati interventi di modifica che non aumentano l’area perimetrale dell’impianto.


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