«Famiglie e imprese hanno bisogno di certezze che solo un intervento legislativo del Parlamento può dare». A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti.
«La richiesta di una legge che garantisca un corretto equilibrio tra concorrenza e tutela degli investimenti per salvaguardare i diritti dei concessionari, avanzata dagli imprenditori balneari della nostra provincia, è la stessa contenuta nella risoluzione approvata all’unanimità nel marzo del 2022 dal consiglio regionale, a seguito di vari atti presentati dal gruppo assembleare del Partito Democratico. Tra l’altro, proprio su nostra proposta – ricorda il consigliere dem – quel documento impegnava la giunta regionale a escludere l’applicazione della direttiva Bolkestein almeno ai rapporti concessori instaurati prima del 2009. Ora, è sicuramente positivo che il presidente Acquaroli continui a esprimere vicinanza alla categoria, ma è tempo che anche la Regione Marche si adoperi più concretamente per la serenità e il futuro di tante famiglie. Purtroppo, sappiamo tutti molto bene come l’odierna incertezza sia figlia della strategia sbagliata di partiti come Lega e Fratelli d’Italia, che hanno illuso le imprese facendo credere loro che si sarebbe potuto andare avanti all’infinito con ogni tipo di proroga per scongiurare l’applicazione della Bolkestein. Non è un caso che l’ultima di queste proroghe sia stata approvata dal governo giallo-verde nel 2018, che invece di disporre un puntuale intervento legislativo, differiva al 2033 l’entrata in vigore della direttiva europea. Così come non è un caso che poi, alla prova del governo, la destra si sia rimangiata come al solito ogni promessa demagogica. Non dimentichiamo, infatti, che il decreto legge Concorrenza del 2022, che prevede la messa a gara delle concessioni balneari già dal primo gennaio 2024, porta la firma dei ministri della Lega e di Forza Italia Massimo Garavaglia e Maria Stella Gelmini».
«Ora più che mai – conclude Cesetti – è fondamentale evitare una crisi sociale, tenendo bene a mente che su questo settore strategico per la nostra economia incombe un grande rischio: quello che la ricchezza prodotta dalle nostre imprese, ricchezza che oggi resta nel territorio contribuendo alla sua crescita, venga captata da grandi gruppi economico-finanziari impoverendo così la nostra comunità».
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