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«Chatgbt e orizzonti dell’Intelligenza Artificiale»

L'ANALISI di Giuseppe Fedeli: «Siamo ormai reclusi in una gabbia talmente intricata, che occorre senza indugio rifondare le basi del dialogo con l'altro-da-sé, pena l'irreversibile appiattimento dell'io sui desideri di chi vuole che il “mondo” giri da una sola parte»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

“Qualcosa di simile allo Specchio delle Brame di Harry Potter, lo strumento magico della celebre saga fantasy capace di mostrare quello che si desidera profondamente, senza mai fornire conoscenza o verità ma riflettendo solo ciò che crede che lo spettatore voglia vedere. I chatbot agiscono in modo simile, afferma Sejnowski, ossia sono disposti a piegare la verità senza preoccuparsi di differenziare i fatti dalla finzione, tutto per riflettere efficacemente l’utente”.

Le attività di raccolta, elaborazione ed analisi dei dati disponibili sulle persone che nevigano nel web (visitando specie i siti di e-commerce)  insistono sull’offerta di prodotti e servizi in linea con quanto si è dimostrato di apprezzare: il risultato è quello di “cristallizzare” le nostre scelte. Algoritmi dei social ci fanno mantenere relazioni solo con chi dimostra di essere in linea con il nostro pensiero, e dunque con i nostri orientamenti in qualità di “consumatori”, così ingabbiandoci in un mondo, che diventa un limes invalicabile. Un mondo teoricamente sempre più onnipervasivo e interconnesso che, a livello individuale, si trasforma, da comfort zone, in una prigione che orienta in maniera unidirezionale le nostre scelte. Il dato che inquieta, e interpella la coscienza di chi è “fuori” di questa dimensione, è che i muri di questa stanza non li abbiamo eretti noi umani, ma lo ha fatto un algoritmo per noi. Lo stesso algoritmo che, in un futuro che è già dietro l’angolo, potrebbe far entrare nella stanza elementi atti a manipolare il nostro pensiero. 

Vengono in mente due analogie.

La prima allude a una metafora di Kant: secondo il filosofo, una colomba avrebbe potuto ipotizzare che il suo volo avrebbe incontrato meno resistenza senza l’aria. Fatto sta, che senza aria non si vola. Queste tecnologie, inibendo ogni impatto/contatto col mondo “reale”, ci fanno volare nel “vuoto” virtuale. La seconda è quella di Diogene di Sinope: l’uomo del quale il filosofo andava in cerca (celebre la sua locuzione: “Cerco l’uomo”, la lanterna in mano) era chiunque, in nome della libertà, non fosse disposto ad accettare alcun compromesso, tanto meno se si trattava delle condizioni imposte dal vivere in società. 

La verità è che siamo ormai reclusi in una gabbia talmente intricata, che occorre senza indugio rifondare le basi del dialogo con l’altro-da-sé, pena l’irreversibile appiattimento dell’io sui desideri di chi vuole che il “mondo” giri da una sola parte.

P.S.

Mentre le discussioni sull’intelligenza artificiale creano una profonda frattura tra tra i pro e gli anti IA, la Johns Hopkins University sta tentando un’alternativa sorprendente: l’Organoid intelligence, Vale a dire un futuro in cui i computer sono alimentati da cellule cerebrali coltivate in laboratorio. Horror vacui?A l’alta fantasia qui mancò possa”.

* giudice


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