«Io purtroppo di esperienza non ne ho e dubito che mai potrò averla visto quello mi succede». A raccontare la sua storia è Ferdinando Chiodi, 28enne di Porto Sant’Elpidio che nel modo della ristorazione e del lavoro prova ad entrarci da tempo, ma trovando sempre le porte chiuse in faccia. Ebbene sì, perché se da una parte ci sono balneari e ristoranti che lamentano la carenza di personale, come vi abbiamo raccontato proprio qui su Cronache Fermane nei giorni scorsi, dall’altra ci sono ragazzi e ragazze che pur provando con tutte le forze, non riescono proprio a trovare il loro posto nel mondo del lavoro e della ristorazione stessa.
«Io sto chiedendo in giro a vari chalet e ristoranti di poter fare il cameriere per l’estate. A parte la non esperienza, ho quello che dicono di cercare: essere in età d’apprendistato e avere la volontà di lavorare anche nei weekend. A dirla tutta, se pagano, farei pure quegli orari “monstre”. Eppure mi viene risposto che hanno appena messo qualcuno in prova o che sono al completo».
C’è delusione e anche un pelo di rabbia nelle parole di Ferdinando che nonostante i continui rifiuti, non molla e prova a perseverare. Una serie di no e porte chiuse a cui il 28enne ha dato una sua visione. «Il perché mi rifiutato costantemente? Non lo dicono quasi mai, rimangono sempre nel vago. Fanno lasciare i contatti e poi spariscono senza richiamare – spiega Ferdinando – La verità è che a volte, spudoratamente sono stato “respinto” per essere del genere sbagliato. Nonostante ci sia una legge contro le discriminazioni di razza e genere nelle offerte di lavoro, per la seconda si chiudono tutti e due gli occhi alla vista di “cercasi cameriera”. A questo aggiungiamoci il fatto che poi, anche se fossi una donna, persiste a mio avviso una discriminazione secondaria sull’età e l’apparenza. E a questo punto mi viene naturale dire che se si è in condizione di rifiutare, basandosi principalmente su questi aspetti, allora la grande moria di personale che viene, in generale, anche a livello nazionale, sbandierata non c’è. Spesso dicono che bisogna rimboccarsi le maniche quando si vuole ottenere qualcosa – conclude il 28enne – ma se hai voglia e non ti danno neanche la possibilità di metterti in gioco, come è possibile ottenerlo?». Un racconto che è anche un grido d’aiuto a questa società, quello raccontato da Ferdinando, perché per una parte che racconta di giovani e della loro mancanza di voglia di lavorare, c’è un’altra faccia della medaglia, fatta dagli stessi ragazzi che pur provando a mettersi in gioco non trovano mai la strada per riuscirci.
Maikol Di Stefano
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