Omaggio alla carriera di Antonello Riva, campione nel basket che si racconta nel libro dal titolo «Il volo di Nembo Kid», presentato questo pomeriggio presso la sala consiliare del comune di Porto San Giorgio, gremita di ex giocatori, allenatori, arbitri, appassionati di basket, coach Cesare Pancotto e tanti appassionati. Ad accoglierlo, il sindaco Valerio Vesprini che ha riconosciuto a Riva «la saggezza della persona. Consiglio di leggere il suo libro per la curiosità della sua vita sportiva. Oggi, abbiamo qui un parterre molto qualificato che riguarda questo sport che resta il nostro riferimento degli anni passati. Viviamo di ricordi di Rivafiorita e pallacanestro, sarebbe opportuno fare un unione sportiva per riportare il grande basket in città». Con il sindaco anche l’assessore allo sport, Fabio Senzacqua e il consigliere comunale Andrea Susino.
Nella carriera di Riva ci sono titoli e vittorie cestistiche rilevanti che lo hanno reso un protagonista del basket, con ben 501 vittorie in serie A. Classe 1962, Riva è considerato uno dei più grandi campioni della pallacanestro italiana, a partire dall’oro nel campionato europeo dell’83. Soprannominato Nembo Kid per la determinazione e le straordinarie doti di tiratore, ha esordito a 16 anni, quando iniziò a giocare nel 1977/78 e fu promosso in prima squadra. Da lì si sono susseguiti risultati e traguardi importanti, fino alla convocazione nell’ 1984 per le olimpiadi di Los Angeles e poi i mondiali, per un totale di 206 entrate in campo totali e 3784 punti complessivi che è il suo massimo record, con il suo nome per 4 volte nelle prime 10 posizioni. Riva non si è fermato per anni, lui stesso ha ammesso che per 14 anni di fila non è mai andato in vacanza. Le squadre in cui ha giocato sono state Cantù, Milano, Pesaro, Rieti. Nel suo palmares un campionato italiano, uno in serie D, tre coppe delle coppe, due coppe dei campioni, una coppa intercontinentale.
L’idea del libro è nata dalla voglia di far emergere la figura del cestista oltre il campo, così Riva assieme al giornalista Edoardo Ceriani, de La Provincia di Como, ripercorre la sua carriera. «Insieme – ha raccontato Riva – siamo riusciti a far uscire il ritratto di Antonello Riva, come persona e come uomo, con qualche messaggio importante anche per i giovani. Di statistiche e video se ne trovano tanti. Abbiamo deciso di non seguire la cronologia e di dividere il libro in capitoli, rendendo viva e attraente la lettura».
Esordire a 16 anni significa «avere la carica che hanno i giovani. La mia fortuna è stata muovere i primi passi seguito da Pierluigi Marzolati che ha fatto esplodere il movimento cestistico in Italia e in Europa. Quando arrivai a Cantù, Marzolati era all’apice della carriera e mi ha preso sotto braccio. Era sufficiente seguirlo per come si preparava alla partita e come lavorava quotidianamente, per assorbire gli insegnamenti fondamentali per fare una grande carriera».
Riva ha vinto la coppa dei campioni a 20 anni. «Cantù – ha spiegato – ha sempre fatto questa esperienza, partecipare alle coppe internazionali per dare la possibilità ai giovani di fare esperienza. Aveva vinto tutte le coppe, mancava solo la coppa dei campioni. Quell’anno, tutte le nostre energie erano concentrate per portare a casa quel risultato. Ricordo l’emozione quando entravo in campo. Fu un risultato molto sentito». La sua più grande soddisfazione è stata giocare con il figlio. Nessun rimpianto ma una sola delusione, quando nel ’91 ha perso lo scudetto, dopo aver vinto tutte le partite in casa.
Pensando ai pronostici, in vista dei mondiali, Riva ha spiegato l’essenza del basket: «Ai mondiali ci sono 5/6 squadre di alto livello, la situazione migliore per poter esprimere il miglior risultato. Pozzecco è il miglior allenatore per mettere i ragazzi nelle migliori condizioni possibili. Nella partita per la medaglia d’oro del 1983, all’ultima partita con la Spagna, il pallone toccò il ferro ma entrò nel canestro e vincemmo di un punto. Questo per dire come, in questo sport, bastino pochi particolari per cambiare completamente l’esito della partita». Il basket è anche questo.
Serena Murri
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