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Alvei trascurati, captazione idrica e Contratto di Fiume in stand-by: i nodi del Fermano secondo Spagnoli (Legambiente Fermo)

FERMANO – Il punto di Federico Spagnoli, presidente del Circolo Legambiente fermano Terramare e portavoce del coordinamento ambientalista provinciale, sui rischi idrogeologici del territorio. Intanto è in stallo anche l’iter per il parco di Monte Cacciù. Fondato il gruppo di volontari “Don Franco e i suoi amici” per realizzare i progetti ambientalisti del fondatore della Comunità di Capodarco, don Franco Monterubbianesi

Federico Spagnoli

di Alessandro Luzi

Su Cronache Fermane vi avevamo parlato di un Fermano malato dal punto di vista idrogeologico. Le criticità sono tante e la politica tarda a dare risposte. Dopo la primavera turbolenta, trascorsa tra forti piogge e grandinate, d’estate il meteo è stato clemente. Ciò però non sta a significare che i problemi sono stati risolti. Anzi, dato l’immobilismo generalizzato, potrebbero ripresentarsi con gli eventuali acquazzoni di settembre e ottobre. La cronaca parla chiaro: spesso basta una semplice perturbazione per mandare in tilt l’intero territorio. Figuriamoci se arrivasse un temporale più consistente rispetto alla norma. Dato che le Impressioni di settembre iniziano a farsi largo tra gli ultimi colpi dell’estate, abbiamo fatto il punto con Federico Spagnoli, presidente del Circolo Legambiente fermano Terramare e portavoce del coordinamento ambientalista provinciale.

Uno dei temi più caldi riguarda il progetto della captazione idrica del fiume Tenna promosso dal Ciip. Non è piaciuto alla politica locale e soprattutto alle sigle ambientaliste. «È un fatto gravissimo e mette a rischio il deflusso minimo vitale delle acque quindi l’intero ecosistema fluviale, già in forte sofferenza – ha spiegato Spagnoli -. Possiamo vedere proprio in questi giorni che il fiume è diventato un rigagnolo nonostante le piogge primaverili. Quest’ultime creano abbondanza durante le perturbazioni, però l’acqua scorre velocemente, le falde non hanno il tempo di assimilarla e il problema siccità rimane. Perciò questo intervento di captazione idrica causerebbe un danno gravissimo. Infatti, oltre che diminuire drasticamente la quantità di acqua, influirebbe negativamente anche sulle falde che alimentano il Tenna. Il nostro coordinamento sicuramente non starà con le mani in mano e si attiverà per impedire la prosecuzione dell’iter». Intanto l’alveo fluviale è interessato da alcuni lavori in prossimità dell’ex tragitto del metano. Sostanzialmente sono opere volte a modificare il corso d’acqua. «Purtroppo vengono ripetuti sistematicamente a distanza pochi anni. Sono superflui in quanto i torrenti tornano sempre nel loro corso naturale. Intervenire puntualmente non serve a nulla. Il fiume è un corpo unico e va considerato da monte a valle».

Lo strumento legislativo per gestire correttamente questi ecosistemi c’è e si chiama Contratto di fiume. Come già raccontato più volte su Cronache Fermane, l’iter per l’Ete Vivo è ancora in stallo. «Dispiace che ci sia questo silenzio – ha affermato il presidente -. Comunque in autunno torneremo a farci sentire perché non si può trascurare così il nostro patrimonio fluviale. A ottobre solleciteremo di nuovo gli amministratori locali per avviare l’iter. Il Contratto sarebbe ottimo anche per il Tenna. Infatti lavoreremo per attivarlo anche questo fiume così importante, da una storia longeva. Intanto abbiamo parlato con l’ex sindaco di Montefortino, Lando Siliquini, e si è detto interessato». Anche perché più volte quest’ultimo ha destato particolare preoccupazione e non sono così rare le esondazioni. Certo, il dialogo con le amministrazioni dei Comuni interessate dal corso d’acqua sarà articolato. Il Tenna si snoda per 70 chilometri e, oltre a Fermo, attraversa alcune tra le località più popolose della provincia come Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare. Però ad oggi il Contratto di Fiume è fondamentale per mitigare il rischio esondazioni e tutelare l’intero ecosistema fluviale. Considerate le fragilità idrogeologiche del territorio, non si può perdere questo treno.

Sempre con l’obiettivo di tenere alta la guarda sull’ambiente, dei volontari hanno fondato il gruppo “Don Franco e i suoi amici”. È stato presentato al 67esimo anniversario del sacerdozio di Don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco, con l’intenzione di appoggiare e attuare i suoi progetti. «Abbiamo in agenda delle iniziative per la tutela paesaggistica e ambientale delle nostre vallate – ha raccontato Spagnoli -. Una particolare attenzione verrà prestata al Tenna, all’Ete Vivo e vorremmo guardare anche al fiume Aso. C’è stato molto interesse ed i prossimi giorni cercheremo di incontrarci per stabilire un percorso da seguire».

parco Monte Cacciù

Un altro iter in stand-by riguarda il parco Monte Cacciù. Ad aprile la Steat, con la presenza del sindaco di Fermo Paolo Calcinaro e dell’assessore Alessandro Ciarrocchi, ufficializzava la consegna in comodato d’uso al Comune. L’accordo prevede una durata di tre anni e l’amministrazione fermana aveva dichiarato di coinvolgere nella gestione le associazioni ed i gruppi ambientalisti del territorio. «Si stava procedendo a passo spedito ma poi non abbiamo ricevuto più aggiornamenti – ha concluso il presidente -. Di idee ne abbiamo tante, come per esempio suddividere il parco in un’area di categoria A (molto protetta con possibilità molto limitate di svolgere attività al suo interno) e lasciare l’altra fruibile. Può essere adibita a rassegne cinematografiche o pic-nic. Va anche riqualificata una casa di campagna che può diventare un centro naturalistico destinato alle scuole o alle associazioni. Però per realizzare tutti i progetti tre anni sono pochi».


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