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Ambiente e territorio, il Fermano chiede aiuto alla politica: servono risposte subito

FERMANO – Captazione d’acqua dal Tenna, dissesto idrogeologico e Contratto di Fiume “Ete Vivo” sono le tre enormi criticità a cui la politica non riesce o non vuole far fronte. Tra silenzi e ritardi le problematiche sono sempre più profonde. Gli amministratori stanno perdendo l'occasione per ripensare gli spazi in vista del cambiamento climatico inarrestabile

Immagine di repertorio del ruzzodromo

 

di Alessandro Luzi

Nella pellicola di Garth Jennings “Guida galattica per autostoppisiti”, tratta dall’omonimo romanzo di Douglas Adams, c’è una scena in cui un gruppo di scienziati creano un computer per elaborare la risposta al senso della vita. Una volta terminata la costruzione, il popolo formula la domanda e il marchingegno tecnologico, sarcasticamente, li invita a ritornare dopo sette milioni di anni e mezzo. Allora, dopo tutto questo tempo ai limiti della calcolabilità, la folla si avvia festante verso questo enorme monolite, convinti che stavolta avrebbero ottenuto la risposta al quesito. E infatti arriva: è un banale, incomprensibile, criptico, inutile e beffardo “42”. Ecco, i tempi della politica a volte ricordano questa scena, così come anche le risposte. Recentemente nel Fermano (e non solo) i riflettori sono puntati sull’ambiente e sul dissesto idrogeologico ma, a parte qualche slogan ripetuto qua e là, effettivamente sembra regnare un silenzio assordante. In primis sulle questioni legate agli impianti elettrici di Belmonte e Falerone. Ma non solo. Le criticità sono tante e la politica non può procrastinare all’infinito come quel computer nel film citato.

CAPTAZIONE D’ACQUA DAL TENNA – Il progetto presentato dalla Ciip, finanziato dal Pnrr e autorizzato dalla regione Marche, prevede la costruzione di un impianto di alcune pompe elettriche per convogliare l’acqua dentro una condotta collegata a Comunanza. L’impianto, dal costo di 11 milioni, sorgerà tra Amandola e Montefortino e l’iter è in fase avanzata. Se tutto procederà secondo i piani, i lavori inizieranno a settembre. Secondo il progetto, potenzialmente le pompe potranno captare fino a 200 litri d’acqua al secondo per sei mesi. Il presidente della Ciip, Giacinto Alati, ha subito tentato di raffreddare gli animi affermando che, in tempi di magra, il Tenna trasporta circa 800 litri d’acqua al secondo, quindi toglierne 100 per quattro o cinque giorni non è impattante. La risposta non ha convinto né il Coordinamento ambientalista, né i sindaci della zona e tantomeno i cittadini. In una recente intervista a Radio Fm1, il consigliere provinciale Stefano Pompozzi e il sindaco di Santa Vittoria in Matenano Fabrizio Vergari hanno stigmatizzato l’opera. Secondo entrambi basterebbe aumentare la captazione d’acqua dal lago di Gerosa, senza intaccare un fiume già sofferente. Condivisibile, però la Ciip ha come soci 59 sindaci e il Tenna attraversa diversi Comuni del Fermano, tra cui Fermo e Porto Sant’Elpidio. Oltre al primo cittadino Vergari nessuno ha parlato, dalla Provincia non emerge nulla e la Regione sembra tirare dritta per la sua strada. Settembre è alle porte e ormai difficilmente il progetto verrà osteggiato. Nel mondo politico sembra aleggi una sorta di silenzio assenso e quei pochi che provano a fare rumore sono consapevoli che servirà a poco.

Fango sulla Valtenna. Immagine di repertorio delle piovute di giugno

DISSESTO IDROGEOLOGICO – Il luglio particolarmente caldo di quest’anno ha messo un velo sulle fragilità del territorio. Come per magia non preoccupano più le frane, gli smottamenti e le possibili esondazioni dei fiumi ma l’afa irresistibile. Però i primi temporali settembrini, oltre a salutare l’estate, torneranno a scoprire tutte le criticità rimaste celate sotto al tappeto. Del resto lo sappiamo bene, basta poco più di un semplice acquazzone e la nostra redazione è bombardata da segnalazioni di smottamenti, frane e allagamenti. A Fermo il ruzzodromo è praticamente abbandonato a sé stesso. Ogni ingrossamento del Tenna divora parte del terreno e per ora nessuno è intervenuto o ha fatto sentire la propria voce, se non qualche cittadino della zona. Rimanendo sempre lungo il corso del fiume, Amandola è la zona che, a detta del sindaco Adolfo Marinangeli, è quella che ha subito più danni per via delle esondazioni. «Abbiamo tante strade a senso unico alternato a causa degli smottamenti – ha affermato il primo cittadino – la tenuta del ponte di Friano è a rischio. Se viene giù ostruisce il corso d’acqua del Tenna e diventerebbe una piccola diga. Ho chiesto un intervento della Regione per 68mila euro in quanto il nostro Comune non ha le risorse economiche a sufficienza per mettere in sicurezza il territorio».  Anche qui, nonostante l’urgenza, tutto tace. Intanto a fare paura è anche il Chienti. Infatti se non ci saranno azioni tempestive ed efficaci, alcuni tratti della Lungochienti avranno le ore contate. Le forti piovute di maggio e giugno hanno ingrossato il fiume e in alcuni punti nei comuni di Montegranaro e Sant’Elpidio a Mare gli argini sono arrivati a ridosso della strada. La competenza è della Provincia, tuttavia ha la forza economica per intervenire? Nel frattempo il sindaco di Montegranaro, Endri Ubaldi, ha tirato per la giacca la Regione. Nonostante le richieste nulla si muove e, con lo scenario attuale, l’autunno potrebbe non essere così roseo.

CONTRATTO DI FIUME – A dicembre del 2022 la politica locale sembrava aver preso un treno ad alta velocità, pronta a viaggiare verso la firma del Contratto di fiume per l’Ete Vivo. Invece il percorso si è interrotto ancora prima di raggiungere la prima stazione e l’iter è sparito dai radar. L’ultimo incontro risale al 14 marzo 2023, poi il nulla. Nonostante più volte su Cronache Fermane siamo ritornati sull’argomento, tutti sono rimasti immobili. Il Contratto di Fiume sarebbe un accordo ideale per prendersi cura del corso d’acqua Ete Vivo. Una programmazione coordinata tra Provincia, Comuni e associazioni del territorio, limiterebbe il rischio di esondazioni, manterrebbe intatta la flora e la fauna e garantirebbe intatta la qualità delle acque. Anche perché, come ha sottolineato Daniele Mercuri, membro del Consiglio Nazionale Geologi ed ex presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, intervenire puntualmente è pressoché inutile, se non addirittura dannoso. Altra cosa importante: questo strumento permette di intercettare finanziamenti pubblici destinati alla tutela dei bacini idrografici. Insomma, sarebbe un accordo virtuoso ma, a quanto pare, manca una visione d’insieme davvero costruttiva. Visti i dissapori, si preferisce abbandonare il giocattolo in un angolo anziché trovare un’intesa comune per utilizzarlo insieme.

Dal punto di vista ambientale e idrogeologico le piaghe del Fermano sono tante. Stupisce il silenzio e la pigrizia della politica quando invece quest’ultima dovrebbe adoperarsi per ripensare gli spazi in vista del cambiamento climatico inarrestabile. Eppure quando vuole agire rapidamente riesce a correre alla velocità di Brian O’Conner in “Fast and Furious”. Da cosa deriva questa lentezza estenuante? Non si sa. Sta di fatto che il territorio chiede di curare le sue ferite e trovare una rotta per  il futuro. È quanto mai opportuno intervenire prima che il quadro si aggravi ulteriormente. A differenza del computer di “Guida galattica per autostoppisti” sul dissesto idrogeologico le risposte devono essere celeri, chiare e concrete. Invece troppo spesso assomigliano a quel “42” elaborato dalla macchina. Anzi, dal governo non arrivano certo buone notizie. Dal finanziamento del Pnrr sono stati stralciati i progetti riguardo la gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico. La somma ammontava a 1,3 miliardi. L’esecutivo ha assicurato che tali risorse saranno riprogrammate o rifinanziate tramite altri strumenti. Come? Ancora non è noto. Di certo è che in questa situazione si fa fatica ad essere ottimisti.


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