L’attrice Rebecca Liberati a Pierfrancesco Favino: «Noi esordienti cosa dovremmo dire?»

CINEMA - La montegiorgese, che in passato ha recitato con Marco Bellocchio e ha vinto il premio per miglior attrice protagonista in un corto al Torino Film Festival, s’inserisce nella polemica innescata da Favino sugli attori stranieri interpretino italiani, spostando l’attenzione anche su altri aspetti. Tra questi la difficoltà degli attori di provincia di farsi strada e la presenza di attori da fuori regione a interpretare marchigiani. In molti sembrano pensarla come lei

Rebecca Liberati (foto dal profilo social dell’attrice)

di Silvia Ilari

Continua ad attirare commenti e like, il post che su Facebook ha visto l’attrice di Montegiorgio, molto conosciuta in regione per le sue interpretazioni in teatro, festival, film TV, corti, rispondere idealmente a Pierfrancesco Favino. 

L’antefatto

Tutto nasce dalle affermazioni dell’attore romano, alla Mostra del Cinema di Venezia per promuovere due film di cui è protagonista. Durante la presentazione di uno di questi, Adagio di Stefano Sollima, Favino si è mostrato amareggiato dal fatto che attori stranieri interpretino italiani, come nel caso di Adam Driver in Ferrari. Come era prevedibile voci di favorevoli o contrari, si sono alzate da tutto il parterre del cinema italiano e anche da qualche attore straniero come Mads Mikkelsen. A sua volta, quest’ultimo, pur dicendo di capire il punto di vista di Favino, ha posto l’accento sul doppiaggio che, a suo dire, maschera l’origine dei personaggi, rendendo meno riconoscibile la loro provenienza. Tutto ciò ricadrebbe indirettamente anche sulla scelta degli attori. 

Il post di Rebecca Liberati

Anche l’attrice montegiorgese parla di provenienza nel suo post, specificando come molte volte vengono scelti, per interpretare personaggi del posto, attori che nulla hanno a che fare con le Marche, che non conoscono il dialetto e hanno accenti lontani da quelli locali. Seppur mostrandogli la sua stima, coglie l’occasione anche di parlare di provincia del cinema, sottolineando come sia difficile inserirsi nel sistema. Nei commenti, in tanti le danno manforte, tra cui un’altra attrice made in Marche come l’elpidiense Simona Ripani, che ha risposto con un applauso. 

 

(clicca per ingrandire)

Di seguito, il testo del post:

«Caro Pierfrancesco Favino, non amo accodarmi alle guerre lampo che si conducono sui social quando qualcuno finisce nel mortaio, ma non riesco a non esprimermi sulla questione che tu, legittimamente, hai sollevato. Dici che gli attori italiani, e hai citato Mastandrea, Giannini, Servillo dovrebbero lavorare nelle produzioni americane, che arrivano qui con l’intento di raccontare storie di italiani, e non è giusto che rimangano fuori (in soldoni). La tua affermazione è balzata subito agli onori della cronaca e quindi ora tutti sappiamo quello che pensi. 

Invece quello che penso io, e altre migliaia e migliaia di attori italiani esordienti, difficilissimamente tu potrai saperlo. E come te il resto delle persone. Allora te lo dico qui, così, a livello immaginario. Io penso (e parlo per me sola), e mi chiedo, ma volete

tutto ma proprio tutto voi dieci protagonisti del cinema italiano? Da anni sembra di assistere allo stesso film, perché i volti son quelli, con gli stessi protagonisti che però una volta fanno i cattivi, una volta i pezzi di pane, una volta i romantici, una volta i coatti, ma son sempre loro.

 Noi attori esordienti (perché finché non sei protagonista sei considerato esordiente) cosa dovremmo dire? Assistiamo pavidi allo svuotamento dei cinema e al successo invece di prodotti per le piattaforme che premiano giovani attori non conosciuti o dalla strada. Ma non è per caso che la gente forse è stanca del già visto? Siamo tanti, tanti attori intorno a voi, ce ne sono alcuni anche bravi davvero. Pensaci un pochetto. Pensa a noi che viviamo nella provincia del cinema (tutto quello che è fuori Roma) che facciamo una fatica immensa ad entrare negli ingranaggi del sistema e in più, capita che arrivino le grandi produzioni capitoline a girare storie “delle nostre terre”, in cui le parti in dialetto marchigiano le interpretano attori da fuori, senza prepararsi, con un accento direi più che maccheronico. Non trovi sia la stessa, buffissima, identica cosa? La differenza sta solo nel fatto che noi sputiamo sangue tutti i giorni, tra selftape (il Covid in questo ha peggiorato molto la situazione) e provini di cinque minuti in cui spesso neanche ti guardano in faccia. Tu questo lo sai, perché lo hai vissuto, quindi, ti prego, non dimenticarlo, non dimenticarci. Sei il mio preferito, da sempre. Rebecca». 


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