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Ex Bcc del Fermano, assolti tutti gli imputati perché “il fatto non sussiste”

FERMO - La Procura della Repubblica aveva formulato varie ipotesi di reati societari dopo una complessa indagine partita nel 2016, con vari “blitz” della Guardia di Finanza e sequestri di documentazione, seguenti ad alcune denunce di un socio “dissenziente” sulla gestione dell'istituto di credito fermano, che poi nel 2017 era stato incorporato dalla Bcc di Ripatransone. Alcune ipotesi di reato, inizialmente formulate dagli inquirenti, erano state oggetto di immediata archiviazione; l’attenzione della pubblica accusa si era poi focalizzata sulle risultanze dei bilanci di esercizio ed alcuni fatti collaterali, sottoposti all’attenzione del Tribunale di Fermo


di redazione CF

Si è concluso oggi, al Tribunale collegiale di Fermo, presieduto dal presidente Castagnoli, con a latere Matricardi e Pavan, il dibattimento di primo grado del noto procedimento che vede imputati oltre 20 ex-esponenti del management della ex Banca di Credito Cooperativo del Fermano, a cui erano stati contestati degli asseriti falsi in bilancio (per mancate svalutazioni di crediti “deteriorati”) negli esercizi degli anni 2014, 2015 e 2016, nonché un ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia, oltre che delle violazioni del testo unico bancario ed ad alcune irregolarità nelle deleghe assembleari.

Dopo le ultime arringhe difensive odierne degli avvocati delle difese degli ex-membri del Collegio sindacale della banca, e dopo una lunga camera di consiglio, il Tribunale di Fermo ha pronunciato una sentenza totalmente liberatoria, con la formula più ampia possibile, ovvero che “il fatto non sussiste”, a favore di tutti gli ex-membri del Consiglio di Amministrazione e degli ex-Sindaci revisori, per tutte le ipotesi di reato, inclusa una ipotesi minore di reato che nel frattempo “non costituisce più reato” perché depenalizzata.

Alcuni imputati erano presenti in aula ed hanno appreso con commozione la pronuncia del dispositivo, che mette fine ad un lungo procedimento avviato a loro carico nell’estate del 2018. Gli ex-amministratori e sindaci della ex-Bcc Fermano sono difesi dagli avvocati Francesco De Minicis, Savino Piattoni, Fulvia Bravi, Daniele Cardinali, Matteo Restuccia, Filippo Polisena, Luigi Recchioni, Stefano Chiodini, Villeado Craia, Leonardo Bochicchio, Pierfrancesco Torresi, Anna Indiveri, Ilaria Teodori, Michele Andreano e Fabio Freddi.

Come noto, la Procura della Repubblica aveva formulato varie ipotesi di reati societari dopo una complessa indagine partita nel 2016, con vari “blitz” della Guardia di Finanza e sequestri di documentazione, seguenti ad alcune denunce di un socio “dissenziente” sulla gestione dell’istituto di credito fermano, che poi nel 2017 era stato incorporato dalla Bcc di Ripatransone. Alcune ipotesi di reato, inizialmente formulate dagli inquirenti, erano state oggetto di immediata archiviazione; l’attenzione della pubblica accusa si era poi focalizzata sulle risultanze dei bilanci di esercizio ed alcuni fatti collaterali, sottoposti all’attenzione del Tribunale di Fermo.

In sede di udienza preliminare si erano poi costituiti, quali parti civili, la Banca d’Italia ed un “comitato” di ex-soci della stessa Bcc. Tra questi ultimi, prima alcuni ex-soci erano quasi subito tornati sui loro passi; all’inizio del dibattimento, invece, in accoglimento delle eccezioni delle difese il Tribunale aveva disposto l’esclusione dal processo anche di tutti gli altri 22 residui ex-soci della Bcc Fermano che si erano costituiti in giudizio.

La successiva istruttoria è stata molto complessa dal punto di vista tecnico, ed ha visto fronteggiarsi in particolar modo le consulenze dei periti delle Procura di Fermo e delle difese.
Va ricordato che alla luce degli atti acquisiti in contraddittorio, lo stesso procuratore capo, Raffaele Iannella, aveva formulato richieste assolutorie e di proscioglimento, a vario titolo, a favore degli imputati, mentre la Banca d’Italia, parte civile, aveva insistito per richiedere una pronuncia di condanna per la condotta contestata di “ostacolo alla vigilanza”, che in ipotesi sarebbe stata conseguente agli ipotizzati falsi in bilancio. All’uscita dall’aula, tutti i difensori degli imputati hanno manifestato grande soddisfazione per l’esito assolutorio odierno, vista la dichiarata insussistenza di tutti i fatti di reato in discussione.

«Come abbiamo sostenuto sin dall’inizio di questo procedimento – hanno commentato a caldo gli avvocati difensori – eravamo fiduciosi di poter dimostrare la completa infondatezza di ogni accusa e l’assoluta correttezza dell’operato dei nostri assistiti, ora espressamente riconosciuto anche dalla sentenza del Tribunale di Fermo, che con la formula “il fatto non sussiste” conferma la totale assenza di qualsivoglia condotta illecita o censurabile dei nostri assistiti. Resta però il rammarico per il disdoro cagionato agli imputati dalle notizie di stampa veicolate anni addietro all’inizio del procedimento, oltre che per le conseguenze umani e professionali sofferte in questi anni dagli assistiti per questa pendenza».


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