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Massimo Valentini (Fondazione San Giacomo della Marca): «Infrastrutture ponderate per una visione strategica di sviluppo territoriale»

VARIAZIONI demografiche delle province di Ascoli e Fermo in primo piano nell'analisi del presidente che analizza i recenti dati Istat. Lo spopolamento in atto e la progressiva perdita di un appeal insediativo. «Va ripensata la richiesta dell’arretramento della A14 da Porto Sant'Elpidio a San Benedetto invece della realizzazione della terza corsia sino a Pedaso e del mini arretramento di un senso di marcia da Pedaso e San Benedetto che non risolve i problemi ambientali della costa e dell’abbandono delle aree interne»

 

«Si è più volte argomentato negli ultimi tempi sulla necessità di una valutazione tecnica dei vari aspetti del nostro territorio al fine di arrivare a scelte relative alle infrastrutture ponderate e portatrici di una visione strategica di sviluppo territoriale. Recentemente l’Istat ha presentato la previsione delle variazioni demografiche delle provincie di Ascoli e Fermo per il periodo 2021-2041 da cui si osserva che a fronte di una sostanziale tenuta dell’area costiera c’è un chiaro peggioramento della fascia media collinare (-15,10% per la provincia di Ascoli e -13,04% per la provincia di Fermo) e della fascia montana (-29,71% per la provincia di Ascoli e -16,51% per la provincia di Fermo)».

 

Massimo Valentini

E’ questo il prologo dell’intervento di Massimo Valentini, presidente della “Fondazione San Giacomo della Marca”, che parla di «infrastrutture ponderate per una visione strategica di sviluppo territoriale» partendo dall’analisi delle previsioni delle variazioni demografiche del Piceno e del Fermano dal 2021 al 2041.

 

E continua: «Sempre l’Istat ha inoltre documentato attraverso l’indice di fragilità comunale che in regione esiste una criticità specifica per le aree interne delle Marche sud. Questi dati attestano inequivocabilmente la dinamica dello spopolamento in atto che in un circolo vizioso implicherà necessariamente una diminuzione dei servizi e quindi la progressiva perdita di un appeal insediativo. Stante l’attuale assetto infrastrutturale se ne deduce pertanto che il modello sin qui perseguito di sviluppo delle presenze straniere, del turismo ecologico e delle produzioni agricole di qualità non sono in grado di invertire il trend in atto di abbandono delle aree interne.

 

A fronte di questa considerazione il Libro Verde di Aspi uscito a fine anno, che tratta dell’impatto delle Autostrade in Italia, afferma una verità intuita, ma ora documentata: “Circa 28 milioni di persone (47% della popolazione italiana) vivono entro 10 chilometri da uno svincolo autostradale e 10 milioni di addetti (57% del totale nazionale) lavorano in aziende localizzate entro 10 chilometri da uno svincolo. La costruzione delle autostrade nel secondo dopoguerra ha quindi influenzato le scelte localizzative di famiglie e imprese.” Appare pertanto indubbio che la vicinanza del casello autostradale è stato un volano di sviluppo per le aree interessate. Quale sviluppo? Lo sviluppo che le competenze pianificatorie dei singoli Comuni hanno permesso.

 

Alla luce di queste considerazioni – dice Valentini – va ripensato il tema della richiesta dell’arretramento autostradale integrale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto invece della realizzazione della terza corsia sino a Pedaso e del mini arretramento di un senso di marcia da Pedaso e San Benedetto che, come più volte detto e documentato, non risolve i problemi ambientali della costa e il problema dell’abbandono delle aree interne.

 

L’arretramento porterebbe i caselli autostradali più vicino alle aree interne raggiungendo questo duplice obiettivo che rilancerebbe lo sviluppo complessivo del territorio. L’arretramento integrale della A14 nelle Marche sud – spiega il presidente della Fondazione San Giacomo della Marca – è un’alternativa progettuale che merita di essere valutata e confrontata con l’altra ipotesi portata avanti da Aspi. Valutandola sotto tutti gli aspetti, compreso il profilo ambientale che dovrebbe anche tener conto che l’arretramento dell’A14 sarebbe in buona parte interrato, mentre la realizzazione della Mezzina prevista dalla Regione sarebbe tutta allo scoperto e quindi con un inevitabile danno ambientale, compreso inoltre il profilo socio-economico per lo sviluppo che darebbe alle aree interne invertendo l’attuale dinamica di progressivo abbandono.

 

Con questa scelta i Comuni di dette aree inoltre possono tornare ad essere protagonisti esercitando le proprie competenze pianificatorie che ci auguriamo tutti siano finalizzate a valorizzare la ricchezza ambientale e storica del territorio. Occorre passare da un dibattito da tifoserie – la conclusione di Massimo Valentini – a quello basato su dati tecnici ed economici oggettivi, in tale prospettiva la valutazione completa delle due alternative progettuali per la A14 potrà dare alla politica tutti quelle informazioni necessarie per arrivare a quelle scelte che determineranno il futuro del nostro territorio».

 


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