Sorda dall’infanzia, la monturanese Benedetta Santarelli si laurea in Scienze dell’Educazione. Esempio di forza e resilienza

MONTE URANO - La giovane neolaureata racconta la sua vita fatta di ostacoli, difficoltà ma anche di forza, tenacia e resilienza: «Il giorno della laurea ero molto emozionata, pensavo che non ci sarei arrivata. Questo perché c’è stato un periodo in cui dicevo: “Non sarò mia capace, non sono all’altezza”. Invece non è così». Non poche difficoltà anche nel periodo Covid, con le mascherine: «Io leggo principalmente le labbra, non è stato semplice seguire le lezioni». E ora? «Vorrei fare la pedagogista, per aiutare bambini con le mie stesse problematiche, ma non solo»

Benedetta Santarelli e la sua agognata laurea

di Silvia Ilari

Sorda dall’infanzia, la monturanese Benedetta Santarelli si laurea in Scienze dell’Educazione. Un bellissimo e importante traguardo raggiunto dalla ragazza di Monte Urano che, con forza e determinazione, ha conseguito la laurea triennale presso l’“Università degli Studi di Urbino”. Il suo messaggio: «Non abbattetevi mai, accettatevi. Vivete la vita al massimo, prefissandovi degli obiettivi» 

Resilienza. Quante volte si sarà notato l’utilizzo di questa parola a sproposito o semplicemente per moda? Probabilmente molte, almeno negli ultimi anni. Ecco, con Benedetta Santarelli non si corre questo rischio. Dopo averla incontrata, ci si sente di poter tranquillamente affermare che lei rappresenta ciò che può essere definito come un vero esempio di resilienza. 

Studentessa poco più che ventenne, originaria di Monte Urano, ha conosciuto le difficoltà della vita molto presto. Da bambina, infatti, la meningite le ha portato via l’udito e la sua strada è diventata subito in salita.  Non per questo si è però scoraggiata. 

«Sono una ragazza con una caratteristica – si definisce così – ho l’impianto cocleare all’orecchio sinistro, sono sorda dall’età di tre anni. Se non fosse accaduto tutto questo, sono convinta che non sarei ciò che sono ora, non sarei così forte. Non riesco a immaginarmi in un’altra vita».

Un concetto che ha ripetuto anche qualche giorno dopo essersi laureata in Scienze dell’Educazione, a Urbino, nel suo profilo Facebook, dove ha postato una foto dell’infanzia: «Questa foto è stata scattata un mese dopo il primo intervento (…) Nonostante tutto quello che ho passato, sono sempre stata una bambina come tante altre, felice, solare e piena di sogni, sia prima che dopo la malattia. E lo sono ancora oggi. Ho superato ostacoli e difficoltà, ne supererò anche altri, ma sempre con il sorriso sulla bocca, perché la vita è una e va vissuta al meglio. Non riesco a immaginarmi in un’altra vita (…) non sarei diventata la donna che sono oggi. Dico solo grazie a me stessa perché ho cercato di imparare a comprendermi e a non giudicarmi, cercando di ascoltarmi e controllando la mia stessa energia». 

Di energia Benedetta ne ha da vendere: attraverso le sue parole trasmette la sua determinazione.  Il suo carattere l’ha aiutata a raggiungere i suoi obiettivi, uno su tutti quello della laurea lo scorso febbraio, ma un ruolo importante l’hanno avuto le persone a lei care. Primi fra tutti, i genitori che hanno sempre creduto in lei («sono felicissimi»), i compagni incontrati lungo il percorso scolastico e i suoi insegnanti. 

«Fino alle scuole superiori, ho trovato insegnanti di sostegno che mi hanno sempre supportata. Grazie anche a lei che mi ha aiutata molto alla primaria» afferma, sorridendo. “Lei” è Claudia, la sua maestra delle elementari e che definisce la neolaureata «il mio più grande successo».  Dopo il primo anno di Università, in cui è stata affiancata da un tutor, Benedetta Santarelli decide che vuole provare a fare da sé. «Mi sono detta: posso farcela. Volevo vedere come sarebbe andata. Io sono una tosta. Sono sempre stata così, ma dalle scuole superiori ho iniziato a essere un po’ più sciolta e a capire cosa volessi fare nella vita» precisa.

Ma Benedetta ha mai avuto momenti di sconforto? «Il giorno della laurea ero molto emozionata, pensavo che non ci sarei arrivata. Questo perché c’è stato un periodo in cui dicevo: “Non sarò mia capace, non sono all’altezza”. Invece non è così».

Difficoltà, però, ne ha incontrate. «Sì, soprattutto nel periodo in cui si indossavano ancora le mascherine. Io leggo principalmente le labbra, non è stato semplice seguire le lezioni». E quale è il messaggio a chi vive un momento difficile? «Non abbattersi, anche quando non ci si sente all’altezza. Ciò che ho avuto io purtroppo è una cosa che rimane. È importante trovare un equilibrio, provare a fare ciò che piace, vivere la vita al massimo. Dico sempre che, anche se si è in un periodo negativo, occorre accettarsi per ciò che si è…e andare. Andare avanti, prefissandosi degli obiettivi: è questo il messaggio che voglio lanciare».

E ora Benedetta cosa vede nel suo futuro, quali i piani, quale mestiere? «La pedagogista, per aiutare bambini con le mie stesse problematiche, ma non solo». Intanto per nell’immediato futuro pensa di «scegliere l’indirizzo per la laurea magistrale. Viaggiare e conoscere nuove persone».

 

 


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