di Giuseppe Fedeli *
Tutto fa spettacolo, tutto deve far spettacolo. Non solo décolleté vertiginosi gonfi di silicone o cosce “liposutte” che si dimenano frementi sotto veli mozzafiato. Sul proscenio salgono non solo zigomi modellati dal botox o labbra tumide stile canotto, ma anche i saltimbanchi della politica, gli yes-man, il burlesque del vedo/non vedo shakerato alle ciance trite e ritrite delle convergenze parallele e dei salti della quaglia, buttati in pasto agli spettatori inebetiti e affamati di urla e barbare performance: panem et circenses, Romani docunt. Scene da Grand Guignol, occhio onniveggente e paparazzi sempre in agguato, baruffe da pollaio e talk show in diretta, in cui i numeri da circo, puntualmente, non mancano. Ma dov’è andata a finire la politeia, il rigore morale e la funzione di chi ci dovrebbe rappresentare?… The show must go on, lo spettacolo deve (“però”, aggiungiamo) proseguire, dicono gli anglosassoni, a costo del ridicolo: è il trionfo della trash/mediocrazia (ben altro dalla aurea mediocritas oraziana…).
Che fine hanno fatto i grandi filosofi e i maestri del pensiero, tra i quali chi ebbe a redigere lo splendido testo della Carta Costituzionale (i cui precetti e programmi sono tuttavia rimasti, nella maggioranza dei casi, lettera morta)? E l’art. 1 di questo (miseramente calpestato) “proclama”? Ma lo scranno su cui appoggiare le proprie terga è la meta più ambita, perché da esso si profondono claque, successo, popolarità e, soprattutto, soldi, si orchestrano “contrattanze” innominabili, pur (si consenta l’espressione vernacolare) “de magnà“. Qui conta chi conta: tutti pappa e ciccia tra loro, con contraddittorio maggioranza/opposizione elevato (meglio, abbassato) al rango di pura finzione scenica. Il giusto è ostracizzato, il poeta/profeta messo all’indice: il pensiero cloroformizzato deve prevalere, le liti da postribolo, sparate dal catodico (o dal più moderno aggeggio al plasma, a non dire delle innumerevoli diavolerie elettroniche…) devono farla da padrone. Oggi chi pensa è bandito dal “giro”, quando non messo alla berlina: tutto va uniformato a un cliché preconfezionato, e, per alcuni (invero un considerevole stuolo…), “premiato” con cachet da capogiro. I cervelli allora scappano, se possono. La gente è allo stremo, non riesce più a tirare avanti. I senzatetto aumentano, come, nell’indifferenza della gente “per bene”, aumentano i “nuovi” poveri. E, di converso, gli inutili “manifesti” politico-elettorali. Nondimeno, ci si sta finalmente accorgendo piano piano che quella “scatola” che, bon gré mal gré, ha alfabetizzato tanta parte del popolo ai margini della cultura ma che troppo spesso bercia e invade il nostro spazio, imbonisce boiate e falsità a iosa, ora per titillare la pruderie delle demi-vièrges, ora per ringalluzzire chi si trova al capolinea dei sensi. E, vivaddio, qualcuno ha capito che chi detiene le leve del potere vuol colonizzare le nostre “coscienze”. E allora, mi sento di esortare (me compreso): sursum corda (forza e coraggio)!
* giudice
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