«Mancato igiene delle norme igieniche? Uno che si droga in bagno? Smentisco categoricamente che si tratta dell’osteria Lu Mantì». A parlare è il fermano Roberto Casturà, titolare proprio dell’osteria in via Giordano Bruno, a Porto San Giorgio (con ingresso dalla parte della galleria di palazzo Acciarri). Perché queste puntualizzazioni, ci si chiederà? Semplice: perché da quando è stata pubblicata, sui media locali, la notizia (un comunicato stampa della Questura), a Porto San Giorgio e anche oltre i confini comunali, è iniziato a rimbalzare il nome del pubblico esercizio di Casturà. Insomma Lu Mantì è stato “bollato” come quel locale “chiuso” per una lunga lista di irregolarità.
Ma Casturà è categorico: «Non è assolutamente Lu Mantì. E da qui in avanti mi vedrò costretto, a tutela della mia persona, del mio personale e del buon nome del locale stesso, ad adire le vie legali contro chi ci infamerà con delle falsità che definire ingiuriose è dire poco. Il nome de Lu Mantì è finito sulla bocca di qualcuno e si sparso a macchia d’olio. Diversi colleghi mi hanno chiamato, increduli. E io costretto ad inseguire queste menzogne per smentirle categoricamente. Sono completamente estraneo ai fatti» riportati negli articoli in cui si parlava di condizioni igienico-sanitarie precarie.
«Guardate, vi dirò di più: la mia cucina è praticamente vista strada. Quindi chiunque può vedere come lavoro». I controlli, però, ci sono stati: «Ma certo. E ben vengano. Sono una garanzia per tutti noi, ristoratori e soprattutto avventori e clienti. Pensate che io ne ho ricevuti due nell’arco di pochi giorni. Tutti con esito negativo. Mai, e dico mai, mi è stata imposta la chiusura. E i clienti hanno continuato a mangiare. Certo, se mi chiedete cosa ne penso, dico che i controlli servono, e ci mancherebbe altro, sempre nel rispetto mutuo delle modalità di controllo, delle attività, dei clienti, del personale e dei titolari degli esercizi, delle stesse forze dell’ordine, con reciproco buonsenso».
Sarà forse stato quel mercoledì di una settimana fa, quando il locale era chiuso, a dare adito a sospetti e dicerie? «Quella giornata a cui si fa riferimento, noi siamo rimasti chiusi per una manutenzione programmata sul sistema dell’aria condizionata e sull’impianto idraulico. Da quando ho aperto, a fine novembre dello scorso anno, non abbiamo mai chiuso, fatta eccezione per il consueto lunedì, giornata di chiusura settimanale. Lu Mantì è aperto tutte le sere per cena, il sabato e la domenica anche a pranzo. Ed è disponibile anche, su prenotazione, per eventi e cerimonie. Posso aggiungere un particolare? A garanzia della serietà e della sana gestione, quest’esercizio è stato ritenuto meritevole di accedere a un fondo della Regione Marche per la sostenibilità di nuove imprese. Noi siamo un’osteria con cucina tipica, tradizionale, marchigiana. Abbiamo un grande rispetto per il nostro territorio e infatti i nostri prodotti arrivano tutti da un raggio di poche decine di chilometri». Ma allora qual è il locale controllato. E soprattutto chi e perché avrebbe messo in giro il nome de Lu Mantì? «Allora, non so chi sia il locale controllato. Altro paio di maniche per chi è perché abbia fatto il mio nome e quello del locale». Casturà sostiene di avere ben chiara la situazione ma non vuole pronunciarsi: «Sarà forse qualcuno a cui dà fastidio che io mi sto realizzando e riscuoto successo, tra turisti e gente del posto del Fermano, con l’osteria? Il dubbio mii viene, eccome».
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