Nel panorama italiano della filiera automotive e dei servizi di autoriparazione, le Marche si confermano territorio a forte vocazione artigiana, con particolari punte nel Maceratese e nel Fermano: sono queste due province che rappresentano modelli di equilibrio tra tradizione e trasformazione, capaci di essere un riferimento per la tenuta del tessuto imprenditoriale artigiano nelle fasi di transizione digitale e green che il settore sta affrontando. Nonostante le Marche siano ancora in ritardo in questo processo.
A dirlo, uno studio di Confartigianato, secondo il quale l’1,6% degli addetti marchigiani è impiegato proprio nel settore dell’autoriparazione, uno dei valori più elevati a livello nazionale. Un dato che sottolinea l’importanza economica e sociale di questo comparto nella regione.
Dal punto di vista della composizione imprenditoriale, il 58,4% delle imprese che operano nella filiera auto nelle Marche è costituito da autoriparatori, dato che colloca la regione tra le prime in Italia per incidenza del comparto sulla filiera complessiva. Di queste, ben l’83,2% è composto da imprese artigiane, a conferma di un sistema produttivo fatto di micro e piccole imprese, capillarmente distribuite e radicate sul territorio.
In particolare, Fermo figura tra le prime venti province italiane per peso delle imprese di autoriparazione sul totale della filiera auto: 59,4%, un valore superiore alla media nazionale. Ma è sul fronte dell’artigianato che la provincia si distingue ancora di più: l’86,3% delle imprese di autoriparazione fermane sono artigiane, dato che la colloca ai vertici della classifica nazionale. Anche Macerata conferma questa vocazione: tra le province con il più alto tasso di artigianalità nel settore, registra un valore attorno all’84% di imprese artigiane nell’autoriparazione.
«È evidente come le province di Macerata e Fermo costituiscano due autentici baluardi dell’autoriparazione artigiana nelle Marche e in Italia – afferma Paolo Tappatà, referente della categoria Autoriparazione -. Tuttavia, questa solidità identitaria coesiste con alcune criticità strutturali e trasformative. Il processo di transizione verso forme di mobilità più sostenibili sta avanzando, ma le Marche mostrano segni di ritardo. Solo il 4,1% del parco auto marchigiano è costituito da veicoli elettrici o ibridi, a fronte di una media nazionale più elevata e di regioni virtuose come Trentino-Alto Adige (18,2%) o Toscana (8,8%). Questa scarsa penetrazione delle auto a energie alternative si riflette anche in un parco circolante vetusto, dove oltre il 40% delle vetture ha più di 15 anni di età, rendendo più difficile la transizione verso le nuove competenze green e digitali richieste ai professionisti del settore. Le imprese marchigiane rappresentano esempi virtuosi di specializzazione e tenuta artigiana, ma rischiano di pagare un prezzo elevato se non si accompagnano con decisione alla transizione ecologica e digitale in atto».
La sfida è duplice: valorizzare il patrimonio di competenze, prossimità, fiducia e presenza sul territorio che caratterizza l’artigianato dell’autoriparazione; sostenere queste imprese nell’aggiornamento professionale, nell’accesso agli investimenti per attrezzature green, e nella formazione tecnica necessaria per affrontare la manutenzione dei veicoli a basso impatto ambientale.
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