Cento agricoltori si uniscono: dalla protesta dei trattori nasce Campi

TREIA - Costituito il coordinamento che riunisce le aziende che nel 2024 avevano lanciato la mobilitazione contro le normative europee e nazionali: «Regolamenti sempre più stringenti e spesso praticamente inapplicabili, nella coltivazione delle campagne e allevamenti»

campi

I componenti del comitato

di Monia Orazi

Nasce Campi: oltre 100 aziende agricole marchigiane si uniscono per far valere i propri diritti. Il nuovo coordinamento regionale riunisce quattro comitati provinciali per rappresentare con maggiore forza le istanze degli agricoltori marchigiani.

Si è costituito ufficialmente a Treia Campi (Comitati agricoltori marchigiani provinciali insieme), un coordinamento regionale che riunisce oltre 100 aziende agricole delle Marche per tutelare i diritti del settore primario. Il comitato ha sede nello studio dell’avvocato Marco Massei a San Severino e coordina quattro comitati provinciali già attivi nelle province di Fermo, Macerata, Ancona e Pesaro. Campi nasce dall’esperienza dei comitati provinciali sorti durante le “proteste dei trattori” dell’inverno 2024, quando gli agricoltori scesero nelle piazze per manifestare il proprio dissenso verso normative considerate penalizzanti. Gli agricoltori aderenti al nuovo coordinamento hanno deciso di organizzarsi per portare avanti le loro istanze. «Senza mai pensare di sostituirsi alle organizzazioni sindacali o ai già esistenti centri di assistenza agricola, Campi si pone sempre in maniera dialogativa, collaborativa e rispettosa con le istituzioni», si legge nel comunicato di costituzione del comitato. Il coordinamento intende affrontare le principali criticità che affliggono l’agricoltura italiana e marchigiana. Tra le problematiche prioritarie individuate dal Comitato figurano i regolamenti comunitari «formulati in Ue e recepiti obbligatoriamente a livello nazionale, divenuti sempre più stringenti e spesso praticamente inapplicabili, nella coltivazione delle campagne e allevamenti».

Particolare attenzione viene rivolta anche al «recepimento di norme che tolgono la possibilità di utilizzare molti mezzi tecnici e, non fornendo nel contempo adeguate alternative per gli agricoltori per produrre a livelli economicamente accettabili», come evidenziato nel documento programmatico dell’organizzazione. Altri punti critici identificati riguardano la burocrazia eccessiva, le «congiunture sfavorevoli tra costi di produzione e prezzi di vendita dei prodotti agricoli, non adeguatamente regolamentati e tutelati a livello nazionale» e la «fauna selvatica divenuta incontrollabile». Il comitato punta, inoltre, a «promuovere la creazione di filiere, cooperative, consorzi, associazioni di prodotto ed organismi associativi di settore» e a «combattere la troppa speculazione sui prodotti» garantendo «una trasparenza dei prezzi dell’intera filiera». Tra gli obiettivi figura anche la promozione di «un’azione volta a sensibilizzare la politica affinché si adotti una legislazione che privilegi l’uso di materie prime italiane, con indicazione precisa della origine dei prodotti al fine di evitare misure di raggiro».

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