«Pronti a portare le carte in Procura: Regione Marche, Provincia di Fermo e Comuni agiscano per tutelare un’area paesaggisticamente cruciale per lo sviluppo del territorio. La misura è colma. Abbiamo avuto pazienza, e adesso la pazienza è finita». E’ quanto si legge in una nota del Comitato “No Centrale Biometano San Marco”, che chiede una risposta immediata e concreta da parte delle istituzioni.
«Dopo mesi di silenzi, ritardi e ambiguità amministrative, è tempo che Comune e Regione chiariscano la propria posizione: si intende davvero tutelare il territorio della bassa Val Tenna o si lascerà che decisioni strategiche continuino ad essere decise nell’ombra? Oltre 2.000 cittadini hanno già firmato la petizione per fermare l’impianto. Ora chiediamo l’immediata revoca della Pas, l’avvio di una variante urbanistica per impedire ulteriori insediamenti invasivi nell’area e, soprattutto, trasparenza e assunzione di responsabilità da parte di chi governa. A supporto di queste richieste, il Comitato trasmetterà formalmente alla Procura della Repubblica tutta la documentazione raccolta in oltre un anno di monitoraggio. Perché l’interesse pubblico va protetto quando è ancora tempo, non quando è troppo tardi. La Centrale a Biometano è ancora un problema. E ora il tempo è scaduto. È passato oltre un anno da quando, come cittadini, abbiamo acceso i riflettori su un progetto assurdo: una centrale a biometano di oltre 2 ettari, con biodigestori capaci di lavorare più di 7.500 m³ di pollina l’anno, approvata in regime di silenzio-assenso con una Scia inviata via pec e senza alcuna istruttoria formale da parte del Comune di Fermo. Un impianto industriale con “procedura autorizzativa semplificata” (Pas), ipotizzato in un’area agricola prossima al fiume Tenna e al quartiere Cretarola destinata, da Piano Regolatore, a tutela ambientale e valorizzazione paesaggistica con l’ipotesi – si legge nella nota del comitato – di un futuro parco fluviale sovracomunale. Nessun responsabile del procedimento nominato, nessuna documentazione completa al momento della trasmissione. Il Comune ha scelto di temporeggiare. Dopo l’assemblea pubblica del 17 maggio 2024, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone, e la seconda del luglio 2024 anch’essa con oltre 200 cittadini, ci era stato richiesto di ridurre il livello di esposizione mediatica, in attesa che il Comune valutasse possibili soluzioni alternative con i soggetti interessati. Non saremo noi a giudicare le abilità di negoziazione del Comune con un soggetto privato, e neppure l’opportunità di scendere a patti con qualcuno che, a parole ufficiali della Amministrazione, ha presentato una pratica di cui la stessa Amministrazione non era a conoscenza. Ma oggi scopriamo che il privato sta recintando l’area e ha pubblicato sul Bur regionale l’avvio dei lavori, dichiarando che la Pas si è perfezionata il 24 agosto 2023, affermazione facilmente discutibile, vista l’assenza di parere di conformità edilizia, che il Comune ha chiesto solo nel 2024, per cui a ben guardare altro che perfezionamento acquisito. La verità è che il Comune non ha mai annullato la pratica, pur potendolo fare in autotutela per ragioni di pubblico interesse, anche solo per responsabilità verso cittadini di altri comuni limitrofi. Ha invece incaricato un avvocato esterno (da novembre 2024) per un non meglio precisato supporto tecnico-legale, ma il cui esito ad oggi è a noi e ai cittadini del tutto oscuro. Oltretutto è di una gravità assoluta il fatto che il Comune abbia prestato grandissima attenzione alle criticità da noi evidenziate nel 2024, ma solo per replicarle pressoché integralmente nelle richieste di integrazione rivolte nel frattempo al privato, mentre a noi era stato scritto che la pratica era già “approvata in silenzio-assenso nel 2023” e che “la documentazione in autocertificazione era formalmente corretta e completa in ogni sua parte”. Una portata in giro bella e buona: l’Amministrazione ha lasciato passare un anno intero invano, lasciando di fatto al proponente lo spazio per affermare il supposto “perfezionamento” della Pas. A quel punto non si può più parlare di semplice inerzia, ma di una scelta precisa: contribuire a ricucire ex post una pratica, pur di non assumersi la responsabilità di un atto formale di annullamento».
«Ricordiamo che – aggiungono dal comitato – sono state raccolte oltre 2.000 firme, 7 su 10 delle quali provenienti da cittadini di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare: un segnale chiaro che questo è un problema sovracomunale, non solo locale. Per questo motivo chiederemo conto formalmente alla Regione Marche se sono stati effettuati i controlli alla procedura Pas e alla documentazione del 2023 come da mozione approvata in data 6 agosto 2024, organizzeremo a stretto giro una assemblea pubblica in cui inviteremo oltre che i cittadini interessati tutte le istituzioni locali, provinciale e regionale, e chiederemo all’amministrazione comunale di renderci edotti una volta per tutte di cosa sta succedendo, e se sono ancora in grado di governare correttamente e con trasparenza questi processi complessi, invieremo le firme raccolte contro la Centrale al sindaco di Fermo, chiederemo la revoca della Pas per interesse pubblico di tipo ambientale, che non prevede prescrizioni e soprattutto chiederemo l’approvazione urgente di una variante all’art. 56 del PRG che vieti esplicitamente qualsiasi impianto zootecnico o industriale in quell’area, già riconosciuta di valore paesaggistico e archeologico dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici delle Marche (nota del 22 maggio 2024)».
«Abbiamo dato fin troppo spazio per risolvere la questione, ma dopo un anno abbondante di promesse e fatti al contrario la pazienza è finita. Non accetteremo l’inerzia del Comune e di altre istituzioni. Siamo pronti a consegnare alla Procura tutta la documentazione raccolta dal 2024 a oggi. Un gesto doveroso, per richiamare l’attenzione delle autorità superiori su un interesse collettivo che finora è rimasto privo di risposte concrete. Questo territorio merita rispetto, regole, e istituzioni all’altezza della sua bellezza, del suo potenziale e dei suoi cittadini più seri. Perché l’ambiente, la salute pubblica e il buon governo del territorio non sono per noi negoziabili. E dalle nostre parti chi rompe paga in solido».
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