L’immaginazione come prima fonte della felicità umana, il rapporto tra Licini e Leopardi spiegato da Stefano Bracalente

MONTE VIDON CORRADO - Una relazione molto partecipata quella tenuta dal vicedirettore del Centro Studi Osvaldo Licini, che poi ha accompagnato il pubblico nel percorso installato lungo il parco pittorico alla scoperta dell'influenza del "leopardismo" nel pensiero e nelle opere di Licini

Nel corso del Leopardi Day, evento che si è tenuto a Monte Vidon Corrado nel fine settimana e dedicato alla figura di Giacomo Leopardi, non poteva mancare il rapporto tra il poeta recanatese il famoso artista locale Osvaldo Licini. Due grandi artisti, accomunati dalla stessa terra e da quel microcosmo che erano i borghi marchigiani nei secoli scorsi. Luoghi da cui scappare, come fece Leopardi o nei quali rifugiarsi, come scelse Licini.  

Ad intrecciare le vite ed i pensieri dei due artisti, ieri, in un incontro culturale aperto al pubblico, è stato il prof. Stefano Bracalente, vice direttore del Centro Studi Osvaldo Licini. 

«Chi si è occupato di Osvaldo Licini, fin da subito ha messo in rilievo il rapporto con Giacomo Leopardi. Il folto rapporto epistolare tra Licini e Giuseppe Marchiori ad esempio, è intriso di “leopardicismo”, tra lessico e pensieri. Lettere in cui sembra emergere un Licini pessimista, che si sente annoiato dal tempo e dalle stelle, incapace di tutto. Più avanti Licini parlerà anche di un cuore lugubre. Vicino alla figura di Leopardi. La visione non antropocentrica della vita è l’elemento leopardiano, che a mio avviso lo avvicina profondamente a Licini – spiega Bracalente in un passaggio della sua relazione – per Leopardi la scrittura doveva essere viva seppur brutta, piuttosto che morta nonostante bella. Licini leggendo questo messaggio, sostituisce la parola scrittura con la parola pittura, appropriandosi così del pensiero leopardiano, per una sua riflessione».

Una lettura alquanto moderna quella fatta da Bracalente, rispetto a Leopardi, svincolata dallo stereotipo del pessimista cosmico. Come spesso è ritratto.

«Leopardi però non è solo il cinico pessimista, ma c’è anche un Leopardi dell’ottimismo del cuore – aggiunge ancora Bracalente – che ama la Luna perchè destinata a morire e rinascere ciclicamente, una luna cara ad Osvaldo Licini, con la sua Amalassunta». 

Relazione che è poi proseguita in maniera itinerante lungo il parco pittorico, dove illuminato da uno splendido tramonto, il pubblico ha potuto immergersi ancor più nelle parole del prof. Bracalente e scoprire ulteriori punti di congiunzione tra Giacomo Leopardi ed Osvaldo Licini.

 


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