di Sandro Renzi
La strada per la fusione è ormai tracciata. Entro l’anno San Giorgio Energie, la società a capitale pubblico-privato partecipata dalla Sgr di Rimini, e Astea Energie, concluderanno l’operazione di fusione più volte auspicata dall’amministratore Maurizio Iezzi. Necessaria per superare le turbolenze di un mercato che ha cambiato volto negli ultimi anni aprendosi a centinaia di concorrenti, alcuni dei quali atipici perché provengono da settori che nulla hanno a che fare con l’energia: è il caso di Poste italiane. A metà giugno il Comune di Porto San Giorgio ha dato incarico ad uno studio privato affinché supporti il Rup in diverse fasi tra cui l’analisi preliminare e la verifica dei presupposti giuridici di legittimità dell’operazione e la redazione dell’atto deliberativo di approvazione della fusione per incorporazione. Ad essere coinvolte, come noto, sono due società a capitale pubblico e privato.
Da parte sua il Comune rivierasco al fine di salvaguardare il valore dell’asset della propria partecipata ha ipotizzato di entrare a fa parte di una società assai più grande e strutturata partecipata al 99% dal medesimo socio privato della Sge. Una volta conclusa la fusione, il Comune perderà il controllo di maggioranza e sarà detentore di una partecipazione di minoranza «seppur su un asset più grande» si legge nella determina. Operazione complessa per fare fronte ai rischi di un mercato che potrebbe erodere anche la marginalità di piccole società come la Sge. In Consiglio comunale, illustrando il bilancio consuntivo 2024, l’amministratore Iezzi ha caldeggiato la fusione rimarcando che la società Astea è in grado di fornire servizi che la Sge non può garantire e un rappresentate della società potrà sedere all’interno del Cda. Con oltre un milione di utile ed una presenza su 75 Comuni, la Sge chiude il 2025 con numeri che confermano la bontà del lavoro e del piano industriale messi in atto in questi mesi. Anche se i due semestri hanno mostrato alla fine segni differenti. Nel primo sono stati attivati 550 nuovi clienti, nel secondo la società ha fatto i conti con un ridimensionamento che va di pari passo con quella che Iezzi ha definito «l’aggressività dei concorrenti». Una battaglia che si rischia di perdere già sul nascere.
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