Spiagge, ferragosto da sold out. Montagnoli (Sib): «Presenze? Nessun crollo da noi ma un calo fisiologico»

TURISMO - Si mostra fiducioso il presidente regionale del Sib, Romano Montagnoli, analizzando il trend delle presenze sulle spiagge fermane. E non ci sta a parlare di crollo, come denunciano a ragione tanti suoi colleghi della costa romagnola, o di prezzi fuori controllo. Dopo il giro di boa, la stagione entra nel clou di Ferragosto e finalmente si può abbozzare una prima analisi.

Romano Montagnoli

di Sandro Renzi

Si mostra fiducioso il presidente regionale del Sib, Romano Montagnoli, analizzando il trend delle presenze sulle spiagge fermane. E non ci sta a parlare di crollo, come denunciano a ragione tanti suoi colleghi della costa romagnola, o di prezzi fuori controllo. Dopo il giro di boa, la stagione entra nel clou di Ferragosto e finalmente si può abbozzare una prima analisi. In queste settimane il settore è finito sotto i riflettori con uno scambio di accuse reciproche. Da una parte i balneari che lamentano ombrelloni vuoti e presenze all’osso, dall’altra chi imputa a quest’ultimi di essere la causa della crisi applicando prezzi esorbitanti per un lettino o una sdraio. «Non vogliamo essere il capro espiatorio di una tendenza che fa capolino sulle nostre coste da un pò di tempo» spiega Montagnoli «qui da noi, e mi riferisco a Porto San Giorgio piuttosto che a Lido di Fermo, il crollo delle presenze è solo un mito. Parlerei piuttosto di un calo fisiologico ma causato dal caro vita e non certo dal caro ombrellone».

Il costo di due lettini ed un ombrellone può oscillare da in minimo di 15/18 euro ad un massimo di 25 euro. Dipende ovviamente dallo chalet e dalla posizione richiesta. Lo stagionale? Si parte da 450 euro e si può arrivare anche a 800/900 euro. C’è una forbice, in fatto di prezzi, all’interno della quale i concessionari di spiaggia si muovono. «Giugno, ad esempio, è andato bene. Il mese di luglio meno, complice il maltempo, ma ad agosto contiamo di recuperare e il sold out è quasi certo» aggiunge il presidente del Sib che parla di «polemica strumentale» riferendosi alla campagna mediatica che ha acceso i riflettori sulla crisi del comparto in alcune aree del Paese. «Il turismo a Rimini è principalmente alberghiero, va da sé che se vengono meno le prenotazioni anche i balneari ne risentono. Qui, invece, abbiamo diversificato l’offerta puntando sia sugli alberghi che sui B&B e le case vacanze. Insomma abbiamo retto l’urto». Per non parlare delle seconda case. Insomma un turismo, anche pendolare, che garantisce una continuità lavorativa. Romagnoli non ci sta neanche quando si parla di caro-ombrellone. L’Istat certifica qualcosa di diverso. «Nell’ultimo bollettino di luglio i servizi di spiaggia sono tra quelli che hanno avuto i rincari più contenuti, appena un 3,4% in più rispetto all’anno passato. Musei (+4%), voli aerei (+39,5%), pacchetti vacanze (+10,3%), lo stesso caffè (+23,4%) , tutti sono cresciuti di più rispetto al 2024 e in percentuali assai maggiori».

Dopodiché un problema di fondo resta. Quel calo fisiologico a cui Montagnoli accenna richiede strategie di lungo periodo per recuperare margini di profitto. Rispetto agli anni d’oro le spiagge vengono un pò snobbate, e questo potrebbe dipendere dal caro vita. Come dire: meno soldi in tasca quindi meno spese. Al bar gli effetti si sentono. Lo conferma ancora Montagnoli. «Le famiglie stanno attente e limitano i consumi. Preferiscono portarsi il pranzo da casa e consumano poco al bar. Questo avviene ormai da diversi anni e credo che ad incidere sia proprio il costo della vita, non certo il lavoro dei balneari». Durante la settimana di gente al mare se ne vede poca, ci si concentra soprattutto nel weekend. Ecco allora che, al netto dei giorni infrasettimanali e di qualche sabato o domenica piovosi, il lavoro di un concessionario di spiaggia si concentra al massimo su 20-30 giorni effettivi a stagione. «E’ il tema della destagionalizzazione -chiosa Montagnoli- di cui tanto si parla ma che in concreto non ha mai avuto seguito anche perché richiederebbe interventi economici a supporto degli operatori di cui non c’è traccia». Oltre ad un cambio di mentalità nell’approccio alla programmazione delle ferie, ancora oggi concentrate ad agosto e in periodi sempre più limitati.


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