E’ tutta in salita la strada di chi ha il compito di promuovere il turismo nel Fermano ed a Porto San Giorgio, città balneare per eccellenza della quinta provincia, senza nulla togliere ad altre località minori o alla stessa Fermo, che si sono affacciate assai più tardi su questo spicchio di mercato. Che si tratti della Regione, del Comune, della Marca Fermana o, di più recente istituzione, del brand Costa dei Borghi- Riviera Fermana, nato per fare sistema, il turismo stenta a decollare e a fare i numeri di qualche decennio fa. Se verranno confermate le presenze dello scorso anno lo si potrà sapere solo tra un pò di settimane, quando l’Osservatorio creato ad hoc dalla Regione incamererà i dati sulle presenze e sugli arrivi dalle principali città turistiche. E forse una riconferma sarebbe già di per sé un successo. Nel frattempo sotto esame finisce la rete di accoglienza garantita dagli hotel. Troppo pochi a Porto San Giorgio? I posti letto messi a disposizione dalle strutture sono circa 1300 e vengono occupati principalmente in estate.
Inutile nascondere che negli anni si è persa ricettività, e alcune strutture si sono riconvertite trasformandosi in appartamenti, dopo essere rimaste chiuse per diverso tempo. O perché non più attrattive, o perché non più al passo con i tempi e con le richieste sempre più mirate di servizi da parte della clientela, o semplicemente perché i proprietari non avevano modo e risorse per continuare ad investire nell’attività. Ed una volta chiusi i battenti ne hanno chiesto il cambio d’uso. Negli anni, peraltro, sono cambiate pure la abitudini dei vacanzieri. Nessuno si spinge oltre la settimana di ferie passata in albergo e dopo il covid c’è stata l’esplosione delle case vacanze e dei B&B che hanno sottratto clienti agli hotel. Il treno del Pnrr rischia di passare senza fare sosta nel Fermano. Eppure è da tempo che l’Ataf, ad esempio, spinge per un centro congressi al posto del vecchio mercato ittico a sud di Porto San Giorgio. Visto che si parla sempre di destagionalizzazione e che il Comune rivierasco ha investivo molto, ad esempio, negli ultimi due anni sugli eventi sportivi garantendo presenze anche nei “periodi morti”, quelli fuori dalla stagione balneare, ebbene la possibilità di avere una sala polifunzionale deputata a congressi e meeting di rilievo, potrebbe rappresentare un’occasione, anche per le strutture ricettive fermane, di lavoro fuori dai canonici mesi estivi.
Secondo alcune stime del settore, lungo la nostra costa gli alberghi lavorano al 30% di occupazione media-annua, un dato che non invoglia di certo ad investire se poi mancano i risultati e i profitti. E’ il cane che si morde la coda. Mancano spunti di attrazione e opportunità per fare presenze tutto l’anno, di conseguenza gli operatori non sono spinti ad investire sulle loro strutture o a farlo in maniera radicale garantendo servizi essenziali come la spa. Anche vero che, il tessuto urbanistico sangiorgese, che ha finito per “fagocitato gli alberghi” (molti realizzati negli anni ’70), non consente più oggi stravolgimenti particolari. In buona sostanza, anche se un albergatore volesse investire, in molti casi mancano gli spazi fisici per farlo o i regolamenti e le norme tecniche. Che si tratti di una piscina piuttosto che di un centro benessere. Negli anni a sopravvivere sono rimaste le strutture medie-grandi. Le vecchie “pensioni” di una volta sono praticamente sparite. Il Comune, dal canto, può dunque creare le condizioni perché l’albergatore resti ed investa, o addirittura per attrarre investimenti da fuori. Di per sé la spiaggia non basta più alla famiglia che sceglie Porto San Giorgio per le sue vacanze. Se l’impresa diventa diseconomica la conseguenza è scontata: la struttura chiude. C’è poi un tema, mai accantonato completamente, ma che per paura delle conseguenze non è stato affrontato di petto: riguarda l’introduzione dell’imposta di soggiorno. Anche se in misura ridotta, peraltro ormai presente in tantissime località italiane, potrebbe garantire un gettito all’ente da destinare al finanziamento di quelle iniziative di cui sopra, utili al supporto all’operatività delle strutture alberghiere e non solo. Se gli alberghi sono pieni, a beneficiarne potrà essere anche il tessuto commerciale. A mancare, forse, è un patto concreto, nel quale inserire anche quella che è la visione della città da qui a dieci anni e le scelte o le strategie che si intende mettere in campo per sostenere il turismo. Comune e privati seduti allo stesso tavolo per pianificare la Porto San Giorgio del 2035.
Sandro Renzi
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