Calcinaro, la campagna elettorale low-cost lo catapulta in Regione: «Un assessorato? Credo che le basi ci siano»

L'AUTOANALISI del successo elettorale da parte del sindaco di Fermo: «Meno cartelloni elettorali, no grandi eventi ma sempre tra la gente. Ho fatto una campagna elettorale low-cost, senza assemblee o comizi, ma andando direttamente nelle fabbriche, nei circoli, nelle sedi delle associazioni. Con gli elettori, in questa campagna elettorale, ho puntato molto sul riuscire ad avere un ruolo da assessore. E per me è importante mantenere fede agli impegni presi. Credo che le basi per farlo ci siano. Penso che un assessorato sia qualcosa che viene chiesto da un territorio che si è espresso in maniera così decisa. Con quale delega? Da sindaco ho maturato esperienza in diversi ambiti e credo anche di avere una certa elasticità mentale per provare. Comunque non avanzo richieste»

Paolo Calcinaro

di redazione CF

I riflettori della politica, non solo quella locale, sono puntati tutti su di lui. Dopo aver incassato ben 9.311 preferenze alle elezioni regionali di domenica e lunedì scorsi, il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, è diventato “un caso” politico (in positivo, ovviamente) da analizzare. In tanti si chiedono come sia riuscito a catalizzare così tante preferenze, un vero record marchigiano. E in effetti anche lui si è detto incredulo per aver ottenuto così tanti voti, oltretutto nella provincia, e dunque nella circoscrizione, più piccola delle Marche. Ma oggi, appurato l’exploit elettorale, giocoforza c’è già chi legittimamente inizia a ragionare su come quel monte-preferenze verrà ottimizzato in termini di incarichi amministrativi. E questo fa inevitabilmente rima con almeno un assessorato (di peso?) in Regione.

Esperti di politica, ma anche chi è meno avvezzo alle analisi elettorali, è alla ricerca del suo segreto. Avrà forse segnato l’inizio di un nuovo corso della politica, o quantomeno di come fare campagna elettorale. «Meno cartelloni elettorali, no grandi eventi ma sempre tra la gente. Ho fatto una campagna elettorale low-cost, senza assemblee o comizi, ma andando direttamente nelle fabbriche, nei circoli, nelle sedi delle associazioni», ammette placidamente Calcinaro. Fermo sulla sua idea e indole di civico, il suo excursus amministrativo lo ha però visto spostarsi da sinistra a destra, come rimarcato più e più volte dalla sinistra fermana. Ha fatto parte della giunta della scomparsa sindaca Nella Brambatti (Pd) a cui ha detto addio a metà mandato. Ma, almeno ricordando le tappe più istituzionali, ha deciso lo scorso anno di correre alle elezioni provinciali con una lista a forte trazione centrodestra, poi risultata vincente, in appoggio al candidato presidente Michele Ortenzi.

Alle regionali si è schierato con il presidente uscente Francesco Acquaroli nella lista I Marchigiani. E i suoi 9.311 voti (è mister preferenze su scala regionale) hanno portato la civica al 16%, facendo del Fermano la provincia più pro-governatore uscente. «Sono entrato in Comune con un’amministrazione di centrosinistra ma dopo due anni e mezzo – specifica- sono stato costretto a lasciare per trame di partito. Poi ho governato per 10 anni con un centrosinistra mio oppositore. Con gli elettori, in questa campagna elettorale, ho puntato molto sul riuscire ad avere un ruolo da assessore. E per me è importante mantenere fede agli impegni presi. Credo che le basi per farlo ci siano. Penso che un assessorato sia qualcosa che viene chiesto da un territorio che si è espresso in maniera così decisa. Con quale delega? Da sindaco ho maturato esperienza in diversi ambiti e credo anche di avere una certa elasticità mentale per provare. Comunque non avanzo richieste, mi metterò al lavoro con qualsiasi ruolo mi verrà assegnato. Con Acquaroli dopo lo scrutinio ci siamo sentiti e ci siamo fatti i complimenti, lui apprezza la mia libertà di pensiero. A chi dedico questo successo elettorale? Ai miei genitori, mio padre si è sottoposto a un delicato intervento e non ha potuto nemmeno essermi vicino in questo momento».


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