di Maikol Di Stefano
Rudy Di Flavio è tornato a casa. Domenica un volo proveniente da Ulan Bator ha permesso al 32enne di Massa Fermana il rientro dalla capitana mongola. Il giovane, lo ricordiamo, è stato brutalmente accoltellato proprio a Ulan Bator alla fine di un lunghissimo e avventuroso viaggio in sella alla sua bici e che lo aveva condotto dal Fermano proprio nella capitale mongola. «Sto meglio adesso che un attimo la situazione clinica si è un pò stabilizzata. Ogni settimana faccio qualche miglioramento. Sto aspettando di fare tutte le visite del caso, ma la ripresa sta procedendo» racconta a Cronache Fermane.
«Ho avuto la conferma dai medici italiani che il lavoro fatto in Mongolia è stato straordinario dai dottori dell’équipe che mi hanno operato. Ora so che ci vuole pazienza, mi aspettano mesi di riabilitazione, parecchi, però sono pronto come se fosse una nuova avventura per me, un nuovo viaggio tant’è che non non c’è stato nessuno stacco sul ritorno».
È positivo il 32enne di Massa Fermana, partito in sella alla sua bici nel marzo del 2024 e che ha chiuso la propria esperienza, dicevamo, nella maniera “peggiore”: accoltellato in un ostello nella capitale mongola. Un episodio, però, che Rudy non vuole sia come l’immagine di questa grande esperienza fatta. «Ciò che è accaduto non è qualcosa inerente al viaggio o al paese in cui sono stato. Non ha nulla a che vedere; basti pensare che è avvenuto in un ostello per mano di un cittadino non della Mongolia, quindi non c’entra nulla con il viaggio che ho affrontato, con la Mongolia stessa e con tutti i luoghi che ho visitato. Io non mi sono mai sentito in pericolo, in nessuno degli Stati che ho attraversato. Anzi, mi sono sempre sentito supportato e aiutato, ho dormito a casa di chiunque grazie all’enorme ospitalità, e in tenda, senza avere mai la sensazione di pericolo. Anzi, quello che è accaduto, è la conferma di come il pericolo e l’aggressività siano una concezione occidentale. In diciotto mesi non ho mai usato un lucchetto per la bicicletta, giusto per fare un esempio. – spiega Di Flavio – Quest’ultimo mese è una parte dell’esperienza, uno su diciotto e mai cancellerà tutti i precedenti e tutto quello che ho vissuto. Non ci sono esperienze positive o negative, ma ci sono esperienze, nella mia è accaduto anche questo».
Rudy però non dimentica neanche di ringraziare chi in questi ultimi trenta giorni si è dato da fare per lui. «Ringrazio veramente tutti coloro che hanno lavorato per me. L’ambasciata italiana, dall’ambasciatrice agli operatori. Ringrazio l’interprete che dopo la dimissione dall’ospedale mi ha aiutato nella trafila burocratica con la Polizia e tutto il resto. E ancora, l’équipe medica che mi ha operato e tutto il personale, sempre presente, che mi ha trattato davvero come un “re”. Ringrazio i due ragazzi tedeschi che mi hanno salvato la vita, ma anche tutti quelli che dall’ostello nei giorni seguenti hanno fatto la spola fino all’ospedale per essermi vicini. Un grazie infinito va al cardinale Giorgio Marengo per tutto quello che ha fatto davvero per me e per mia sorella in queste settimane».
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