«Il prossimo 18 ottobre alle 10 a Fermo, presso l’aula magna degli Istituti Fracassetti-Betti, proporremo, in collaborazione con l’Iti e il Liceo Caro-Preziotti Licini, il primo evento del percorso “Costruire la Pace, Seminare la Speranza”. Un percorso nato dalle sollecitazioni di un contesto in cui la guerra sembra essere ancora l’unico strumento adottato per la risoluzione delle controversie internazionali, arrivando a teorizzare la necessità della guerra per perseguire la Pace anche se la storia ha sempre smentito la validità di questa opzione». E’ quanto fa sapere Massimo Valentini, presidente della Fondazione San Giacomo della Marca.
«E’ questa per il momento – rimarca Valentini – la posizione espressa dai Poteri del mondo, rappresentati da governi, parlamenti e vari centri di potere, compresa la stragrande maggioranza dell’Occidente, dell’Europa e del nostro Paese, posizione che ci auguriamo venga superata dopo il risultato raggiunto con la tregua siglata in Palestina. La guerra produce violenza e morte per i popoli, soprattutto per i più indifesi e fragili, che vedono la loro vita stravolta e vilipesa, che arriva anche nelle case di chi non ne è coinvolto direttamente, ma deve sopportare le conseguenze delle politiche legate al riarmo. Un percorso di approfondimento e dialogo che vede nelle parole di Papa Leone XIV, pronunciate nella recente veglia per la Pace, la strada maestra per recuperare la ragionevolezza dell’umano. Papa Leone nella veglia così ha argomentato: “La pace è disarmata e disarmante. Non è deterrenza, ma fratellanza, non è un ultimatum, ma dialogo. Non verrà come frutto di vittorie sul nemico, ma come risultato di semine di giustizia e di coraggioso perdono”. È uno sguardo diverso sulla realtà, “i grandi del mondo si costruiscono imperi con il potere e il danaro … Dio non fa così: il Maestro non ha troni, ma si cinge un asciugamano e si inginocchia ai piedi di ciascuno”. L’alternativa è tra le ragioni del Potere e la compassione per l’umano, su cosa prevale nel tuo giudizio e nella tua azione. Per tali motivazioni siamo tutti in causa, perché è evidente che non possiamo operare una riduzione manichea tra buoni e cattivi, vedendo il male solo nel Potere e nella Politica, ma la politica è anche il riflesso di ciò che pulsa nella società e richiede quindi la responsabilità di ciascuno. Per questo Papa Leone propone una strada per il cambiamento personale in modo che tutti possono diventare costruttori di Pace: “l’invito ad acquisire un punto di vista diverso per guardare il mondo dal basso, con gli occhi di soffre, non con l’ottica dei grandi, per guardare la storia dei piccoli e non con la prospettiva dei potenti; per interpretare gli avvenimenti della storia con il punto di vista della vedova, dell’orfano, dello straniero, del bambino ferito, dell’esule, del fuggiasco. Con lo sguardo di chi fa naufragio, del povero Lazzaro, gettato alla porta del ricco Epulone. Altrimenti non cambierà mai niente e non sorgerà un tempo nuovo, un regno di giustizia e di pace”. Abbiamo salutato con speranza la tregua iniziata in questi giorni in Palestina e ci auguriamo che la stessa dinamica possa essere replicata negli altri teatri di guerra a cominciare dall’Ucraina, ma è evidente che la tregua potrà diventare un percorso di pace se nelle società civili si moltiplicheranno i cambiamenti delle persone che possano rendere possibile il dialogo, la riconciliazione e il perdono. Per avviare e sostenere questi processi, già miracolosamente in atto, abbiamo bisogno di guardare le testimonianze, le profezie per la Pace che rendano ragionevole e corrispondente al proprio desiderio umano il percorso di ciascuno».
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